L’incognita dei cambiamenti climatici
Le problematiche ambientali priorità per scienziati italiani ed europei
di Lorenzo Tagliaferri
E’ una questione che riguarda direttamente il nostro Paese. Pensiamo a quanto successo a Sarno nel 1998, quando un alluvione devastò la zona in provincia di Salerno, immergendola in una colata di fango e detriti che costò la vita a più di 130 persone. Oppure gli ultimi drammatici eventi nel grossetano, con la morte di 5 persone e i danni stimati in decine di milioni di euro dopo le piogge della settimana scorsa. Molti esperti concordano sul fatto che ad estremizzare alcuni fenomeni climatici, negli ultimi anni, abbia contribuito in maniera decisiva la mano dell’uomo.
Oltre al parere degli scienziati, negli ultimi giorni, si è fatta sentire la voce della Banca Mondiale che ha sottolineato come il probabile aumento di 4 gradi della temperatura media del globo entro l’anno 2060 avrà un effetto disastroso sulle già precarie condizioni degli abitanti delle nazioni più povere in termini di vite umane, in conseguenza di ondate di calore estremo, diminuzione degli stock alimentari, innalzamento dei livelli del mare a causa dello scioglimento delle calotte polari e aumento delle precipitazioni piovose, una delle cause principali di dissesto idrogeologico.
Guardando all’Italia la sensazione è che la classe politica non abbia compreso appieno quali siano queste possibilità. Che non abbia capito come, così come lo era stato per le innovazioni nate durante la prima e la seconda rivoluzione industriale, lo sfruttamento di fonti di energia rinnovabile sia in grado di produrre la stessa mole di lavoro che a suo tempo produsse lo sfruttamento delle fonti di energia non rinnovabile.
Va considerata, tuttavia, prima di concentrare lo sguardo sull’aspetto economico, la necessità di munirsi di strumenti in grado di poter ridefinire e risistemare in maniera adeguata le complicate distorsioni che i mutamenti climatici stanno causando sul territorio. La mano dell’uomo deve intervenire lì dove possibile e riparare le negligenze che hanno, in parte, contribuito a provocare danni che ogni anno accumulano importanti numeri per quanto riguarda l’esborso economico per riparazioni e risarcimenti.
Il dissesto idrogeologico è il fattore principale che interviene nel causare ingenti danni a cose e persone, ma anche la mancata attenzione, per esempio, alla pulizia dei letti dei fiumi. Senza dimenticare l’indifferenza verso quelle che sono le regole imposte in ambito edile per l’interpretazione del piano regolatore, al fine di evitare irresponsabili forme di abusivismo edilizio. In Italia questo mix micidiale è costato la vita a centinaia di persone ma non basta a spiegare tutti i disagi e le devastazioni che seguono le alluvioni.
Per poter contrastare i cambiamenti climatici e per potersi adattare nel miglior modo possibile ad essi il C.M.C.C. (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), attraverso diversi contributi scientifici si propone di simulare possibili scenari dovuti ai cambiamenti climatici. Come nel caso del progetto BASE – Strategie di adattamento bottom-up ai cambiamenti climatici verso un’Europa sostenibile, il cui obiettivo è la possibilità di migliorare conoscenza e consapevolezza dell’adattamento, la sua implementazione e utilizzazione, promuovere e consolidare la partecipazione degli stakeholder nell’adattamento e supportare policy coerenti, integrate, multi-livello e multi-settore.
In Italia lo squilibrio delle temperature produce oggi reazioni atmosferiche e fenomeni intensi che arrivano a superare i 200 millimetri e, in alcuni casi, a raggiungere i 300 millimetri di precipitazioni su tutto il territorio, come nel caso dell’alluvione che ha colpito la zona di Massa Carrara lo scorso 11 novembre. La presa di coscienza di una situazione insostenibile è un primo passo (soprattutto alla luce delle cifre necessarie per la sistemazione idrogeologica del territorio del Belpaese, calcolata intorno ai 40 miliardi di euro) verso una probabile soluzione a lungo termine che dovrebbe arrivare a coinvolgere anche i reparti economici e produttivi della nazione, ma soprattutto il senso di responsabilità di ogni singolo cittadino.
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(fonte immagine: 100ambiente.it)