Cinema America: terza riscoperta

Tempo di lettura 3 minuti

A Roma il ritorno del pubblico nella storica sala di Trastevere

di Caterina Mirijello

Roma, Cinema America (alla fine dell’articolo una galleria fotografica realizzata da Caterina Mirijello)

E’ una storia tracciata dal prefisso Ri-‘ quella del cinema America, famoso cinematografo sito nel quartiere storico di Trastevere a Roma.

Dopo l’inchiesta e il reportage della scorsa  settimana sulla difficile situazione che sta interessando il Cinema Maestoso, ora ci spostiamo nel cuore di Roma, a narrare e ritrarre la storia di un cinema, di un gruppo di ragazzi e di un quartiere.

Se l’azione distruttrice e nefasta immancabilmente sta abbattendo qualsiasi luogo pubblico e culturale della Capitale, tuttavia è presente un riverbero, circoscritto in dimensioni ma inverso per natura, che ri-lancia tutti quei luoghi vittime di speculazioni di vario genere.

Il cinema America è stato ri-occupato e ri-trasformato in luogo pubblico grazie all’azione di Ri- Pubblica, associazione composta da collettivi di giovani, realtà sociali, studenti, comitati  e cittadini privati.

Il progetto ha avuto inizio giovedì 15 novembre con un iter ben preciso: assemblee, dibattiti, conferenze per riflettere sulle dinamiche contorte e deleterie che stanno prendendo piede in Italia. La ri-occupazione dello spazio prevedeva una permanenza limitata nello stabile, della durata di tre giorni, per esprimere simbolicamente il proprio dissenso sulla politica di bruto imbarbarimento culturale che l’Italia ha in atto.

L’incursione o ri-presa del cinema è stata seguita con attenzione dagli abitanti trasteverini che hanno appoggiato in pieno le iniziative del gruppo Ri- Pubblica, a tal punto da decretare in sede di assemblea conclusiva, tenutasi domenica 18 novembre, lo status di occupazione permanente dello spazio culturale.

Eppure al di là delle cause brandite in questi ultimi giorni, ne esistono altre di carattere storico, che rendono questo luogo di valore inestimabile e con un’anima recidiva se si applicasse un discorso metafisico anche sugli spazi.

Il Cinema America fu costruito tra il 1955 e il 1956 dall’architetto di respiro nazionale Angelo Di Castro. Il suo studio riflette un’analisi approfondita degli spazi, ricreando una struttura in totale armonia con lo stile architettonico del famoso quartiere romano.

Composto da un’unica e grande sala, platea e galleria, il cinema possiede un solo accesso su via Natale del Grande in cui una struttura ottenuta da un gioco di concavità e convessità si innalza sulla porta d’ingresso, riproponendo il sipario di un teatro con una magnifica insegna che ne scandisce il nome. Capiamo, dunque, che non si tratta solo di un luogo simbolico e culturale ma di una vera e propria opera d’arte, espressione magistrale dell’architettura degli anni ‘50. Ma in realtà ciò che rende ancora più unico il posto è la predestinazione d’uso e la sua capacità, grazie al supporto determinante della popolazione, a sottrarsi a qualsiasi altro utilizzo, che non sia quello culturale.

Difatti, il progetto di Angelo Di Castro nasce sulle rovine di un altro luogo di cultura: il Teatro Lamarmora, ri-qualificato e ri-trasformato adeguatamente nel lontano 1955, quando ancora l’idea di cultura e socialità occupava un posto predominante nelle menti dei cittadini.

Il locale dopo la chiusura e l’acquisto da parte di un privato, avvenuto circa 13 anni fa, ha rischiato di trasformarsi in un gigantesco edificio residenziale, in cui solo una minima parte dello spazio sarebbe stata devoluta per uso pubblico. L’intervento attivo e deciso degli abitanti del posto ha scongiurato l’indegna fine per assistere, poi, ad un abbandono totale dello spazio culturale.

Ed ora sono ri-tornati gli spettatori, è ritornato il pubblico per avanzare una proposta di gestione e quindi ri-immersione del mondo dei fotogrammi e delle pellicole. Una nuova ri-scoperta per una nuova fase del Cinema America.

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 © Caterina Mirijello

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5 risposte

  1. Carmine Martino ha detto:

    Molte le posizioni e le opposizioni che hanno accompagnato la vicenda del Cinema America.
    Ma, forse, nessuna posizione risulta essere più convincente, giusta e difendibile quanto quella che sottolinea e privilegia l’armonia architettonica della struttura teatrale ideata e realizzata dall’Architetto Angelo Di Castro.
    Uno spazio imperdibile. Un bene comune…non comune.
    Sarebbe davvero magnifico poter dire che, nel 2013 ed a Trastevere, Roma ha ri-scoperto l’America.
    Roma, 18 gennaio 2013
    Carmine Martino

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