Intervista al Presidente UNICEF Italia, Giacomo Guerrera
In occasione della giornata mondiale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza abbiamo intervistato Giacomo Guerrera, Presidente di UNICEF Italia
di Chiara Puglisi
L’organizzazione che si batte per i diritti dei minori ha lanciato la campagna “IO COME TU” per sensibilizzare alla non discriminazione dei bambini e degli adolescenti di origine straniera.
Il 20 novembre è la giornata sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Cosa rappresenta la vostra campagna per i tantissimi giovani e giovanissimi nati in Italia ma privi della cittadinanza fino al compimento della maggiore età?
In occasione del 20 novembre, giornata in cui ricorre l’anniversario della approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’UNICEF ha rilanciato la campagna “IO COME TU” per ribadire il diritto alla non discriminazione dei bambini e degli adolescenti di origine straniera. Uno dei principi fondamentali della Convenzione (art. 2) è proprio il diritto alla non discriminazione e l’UNICEF in Italia e nel mondo lavora affinché sia garantito a tutti i bambini e gli adolescenti, anche a quelli appartenenti a gruppi più vulnerabili. Ci auguriamo che questa campagna possa arrivare ai più giovani non solo per sensibilizzare sul diritto alla non discriminazione, ma anche per comunicare che i diritti di tutti i bambini, nessuno escluso, sono al centro del nostro lavoro.
Quali sono i primi passi che il nostro Paese dovrebbe compiere per effettuare un cambiamento nei confronti di questi cittadini italiani “non riconosciuti”?
L’UNICEF Italia con la Campagna “IO COME TU” ha tra gli obiettivi quello di contribuire a far conoscere sul territorio la condizione di questi bambini e ragazzi per promuovere e stimolare, innanzitutto, un dibattito pubblico e consapevole al riguardo. Il primo passo è la ripresa del dibattito parlamentare per la revisione dell’attuale legge sulla cittadinanza. L’UNICEF Italia auspica una riforma della Legge n. 91 del 1992 e che tale percorso di riforma venga ripreso il prima possibile e condotto in maniera partecipata, affinché si giunga ad un testo unificato e bipartisan e rispondente agli standard condivisi in materia di diritti umani fondamentali. L’UNICEF Italia, inoltre incoraggia il Legislatore affinché la discussione parlamentare e la stesura del progetto di legge avvengano alla luce di quanto previsto dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e dalla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale.
Perché, secondo lei, in Italia si è ancora così indietro nella legislazione sull’immigrazione soprattutto in caso come quelli delle seconde generazioni?
In confronto con altri Paesi industrializzati, l’immigrazione internazionale in Italia è un fenomeno piuttosto recente, la cui portata si inizia a delineare dalla metà degli anni ’90. Nel corso degli ultimi venti anni, infatti, la popolazione migrante in Italia è diventata numericamente e socialmente sempre più importante e una porzione consistente e in rapida crescita e molto differenziata e complessa al suo interno è costituita da minorenni. L’attuale legge sulla cittadinanza è del 1992, quando ancora si intuiva appena la portata che il fenomeno dell’immigrazione avrebbe avuto sulla struttura demografica e sociale del Paese. Si tratta quindi di adeguare la legislazione sulla cittadinanza alla nuova realtà se non si vuole rischiare di attivare un processo di estraniazione per centinaia di migliaia di bambini che sono nati nel nostro Paese da genitori non cittadini.
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