Odore di Ventennio
All’attacco di immigrati e oppositori politici. In crescita i nuovi estremisti di destra
Di Alessia Ricci
L’Europa ha saputo garantire per oltre mezzo secolo la pace, la democrazia, la prosperità economica, il rispetto delle minoranze. Oggi tutto questo rischia di venir meno. Infatti, per la prima volta dal 1945, si stanno mettendo in moto meccanismi che lasciano presagire una serie di reazioni, simili a quelle che i paesi europei avevano conosciuto negli anni trenta. La destra radicale, neofascista e neonazista, si sta ritagliando un proprio spazio. Dopo anni assistiamo, infatti, alla crescita di significativi processi aggregativi da parte di forze estremiste.
Stiamo vivendo una progressiva messa in discussione dei princìpi di eguaglianza, della cultura della solidarietà e dell’integrazione; si va affermando una delegittimazione degli organismi elettivi e rappresentativi, a partire dal Parlamento, dai partiti e dalle istituzioni nel loro complesso.
E’ importante tener conto che la destra radicale europea non rappresenta solamente un puro e semplice ritorno al passato, né tanto meno il prodotto della crisi economica, ma ben più concretamente costituisce uno dei risultati dell’attuale modernizzazione capitalistica: globalizzazione, corsa frenetica della finanza, trasformazione radicale del mondo. La stessa composizione sociale dei militanti e degli elettori di queste formazioni esprime fenomeni di sradicamento, di perdita di ruolo, di delusione e disagio di vasti strati sociali. Non a caso, infatti, una quota assai significativa degli elettori dei partiti della destra radicale europea è rappresentata dagli abitanti delle periferie, dai piccoli commercianti e dagli artigiani, dagli operai e dai lavoratori precari.
La crisi, assieme al progressivo venir meno del ruolo storico dei sindacati e dei partiti di sinistra, ha fortemente contribuito a determinare un vuoto di rappresentanza che, in parte, viene colmato proprio dalle formazioni della destra estrema.
E’ in questo contesto che va collocato e analizzato il rifiorire dei fenomeni specificatamente neofascisti e neonazisti. Da anni anche in Italia sta prendendo corpo una nuova generazione di estremisti di destra. Dal Lazio alla Lombardia, dal Sud al Nord, numerosi giovani approcciano alla politica attraverso gruppi e movimenti che caldeggiano ideologie sempre più violente e razziste. Tornano a raccogliere proseliti i sillogismi del “Complotto giudaico”.
Particolarmente rappresentativo l’arresto, avvenuto il 16 Novembre, dell’ideologo e di tre attivisti di Stormfront Italia, il sito neonazista e antisemita che sostiene la “superiorità della razza bianca”.
Stormfront.org, che rappresenta per i media americani “il più grande sito d’odio presente su Internet”, è apparso in rete già dai primi anni novanta. E’ diventato un sito vero e proprio nel 1995, quando viene gestito dall’ex leader del Ku Klux Klan e pregiudicato Don Black. Gli affiliati discutono della superiorità dei bianchi e del “pericolo della contaminazione dei negri”.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che non aveva ancora messo al bando il forum neonazista, come, invece, avevano fatto Germania e Francia; questo perché il portale si appoggiava su un server americano con sede a West Palm Beach, in Florida, per cui qualsiasi operazione di natura giudiziaria, se perseguita dalle sole autorità italiane, appariva estremamente complessa.
Sembra, quindi, che in Italia “il giudaismo imperi signore”. Un’indagine condotta nella metà degli anni Ottanta del Novecento sul pregiudizio antiebraico in Italia già evidenziava il carattere secolare dei luoghi comuni sugli ebrei. Globalizzazione e crisi economica hanno fatto il resto.
In Italia, quelli che sembravano essere semplici riverberi di nostalgia, si stanno manifestando con rinnovato impegno e sempre maggiore diffusione. Si aprono nuove sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso audaci, come quella di Casa Pound, che ha indetto per sabato 24 Novembre una manifestazione nella capitale – medaglia d’oro per la resistenza – per protestare contro le istituzioni.
Una lettera aperta al sindaco e alle istituzioni che guidano la Capitale, un appello in rete “per dire no ai cortei neofascisti nella capitale” sono state le risposte, in primis dell’ANPI, di chi teme il radicarsi di tali episodi. Ma a chi lo accusa di essere un nostalgico del ventennio, Alemanno ha replicato con una nota: “Come sindaco di Roma, ho chiesto una regolamentazione per lo svolgimento delle manifestazioni che deve valere per tutte le parti politiche(…). Questi principi valgono per i Cobas come per Casapound, per i sindacati e per tutti i partici politici, senza nessuna preferenza né tendenza di parte”. Il tutto è archiviato come semplice bega politica.
Molta è l’indifferenza e l’ignoranza di fronte a ciò che realmente rappresentano tali manifestazioni. Un Paese che ha subìto un ventennio di dittatura fascista, una guerra disastrosa, dovrebbe provare una sensazione di vergogna di fronte a episodi di questo tipo.
(fonte immagine: www.niccolorinaldi.it)