A Roma torna “Novecento”

Tempo di lettura 3 minuti

In scena al Teatro dell’Angelo ritorna il pianista di Baricco

di Alessia Carlozzo

Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia, e qualcuno a cui raccontarla.” Ed è evidente che la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento riesce ancora a regalare un’accordo musicale in più allo spettatore.

Il celebre monologo scritto da Alessandro Baricco, da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’oceano”, viene nuovamente portato in scena sul palco del Teatro dell’Angelo da Antonello Avallone già direttore artistico dello stesso.

Una sedia, un tavolo e un bicchiere. Poi solo del fumo ad avvolgere la figura del trombettista/narratore con in tasca la storia surreale e malinconica di quel pianista che ha fatto in breve il giro del mondo sul Virginian (il transatlantico-casa) e nell’immaginario del pubblico.

Una rappresentazione che segue fedelmente il testo e le musiche riproposte sul grande schermo, a cui forse manca un tocco di personale trasposizione, ma che funziona perfettamente grazie alla splendida interpretazione di Avallone capace di cambiare registro ed emozioni ad ogni intermezzo. Quello a cui assistiamo è un vero e proprio concerto di jazz; vi è per tutta la durata del monologo un ritmo travolgente in continua evoluzione con la storia. E’ un ragtime allegro e sfrontato, poi un bebop veloce e ribelle e in ultimo un cool jazz malinconico e sfuggente.

Novecento è probabilmente tutto questo e forse qualcosa di più. E’ una musica che non si afferra, non si imprigiona in un semplice spartito musicale, proprio come il protagonista, Novecento rimane come un profumo intenso che anche a spettacolo terminato continua ad aleggiare nell’aria e nel ricordo dello spettatore.

Negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto” ripeteva sempre Novecento. Tranne in questo caso. Negli occhi di Avallone ritroviamo probabilmente una parte perduta di noi stessi, quella più restia a lasciarsi andare, ad allargare i propri orizzonti fisici e non, quella spesso rimasta intrappolata in un’infanzia mai del tutto superata.

Ed eccoli lì su quel palco i nostri sogni, quelli che come quel pianista non siamo riusciti a vivere e li abbiamo semplicemente incantati. E’ un’empatia atavica quella che scatta inconsapevolmente con Novecento, percorsi e navi diverse ma tutti alla fine dotati degli stessi ottantotto tasti bicolori da suonare fino alla fine. La scelta della melodia spetta solo a noi e forse è lì che si nasconde il segreto della felicità: riuscire a trovare il nostro ritmo perfetto e ripeterlo senza sosta alcuna.

Lo spettacolo di Avallone evidentemente è riuscito in tale impresa, perché il ritmo della tromba di questo narratore si presta a tutte le corde dello spettatore, regalando alla fine una melodia diversa, una melodia che anche lo stesso Novecento sicuramente avrebbe sicuramente apprezzato.

“Novecento” fino al 2 dicembre

Roma, Teatro dell’Angelo

Poltronissima: 23€ | Poltrona: 20€

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