Clima: A.A.A. cercasi spirito di adattamento
Secondo numerosi scienziati il futuro sarà necessario adeguarsi a nuove condizioni climatiche
di Lorenzo Tagliaferri
Non è certo una questione di battaglie sociali e non deve essere visto come un semplice richiamo allarmante ad una realtà esasperata nei toni. Semplicemente le considerazioni sulle attuali condizioni climatiche, un esempio su tutti è il lodevole lavoro di Greenpeace, tornano utili per avvicinare e sensibilizzare le persone nei riguardi di un problema che, molto probabilmente, di riflesso, ne sta creando tanti altri. I cambiamenti climatici, in linea di massima, possono trovare un rapporto diretto con l’azione dell’uomo.
Greenpeace afferma che “la frequenza dei disastri naturali risulta fortemente aumentata: nel 1980 furono registrati in tutto il mondo 400 eventi, mentre 30 anni dopo, con i medesimi criteri di classificazione, ne sono stati registrati quasi 1000. Se i disastri geofisici (quali terremoti, tsunami, etc.) mostrano una sostanziale stabilità numerica, le inondazioni e le frane sono pressoché triplicate, le tempeste e gli uragani sono raddoppiati e risultano in forte aumento anche le ondate di calore, i periodi di siccità, gli incendi”.
Non si tratta certamente del solito grido nel silenzio degli attivisti di Greenpeace, che hanno trovato un solido alleato nelle considerazioni e nei calcoli di differenti e importanti agenzie scientifiche. Per esempio il CMCC (Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) ha fatto della parola “adattamento” uno slogan per la sostenibilità della vita su questo pianeta nell’immediato futuro e un principio morale importantissimo per la comprensione e il superamento degli errori del passato.
Il CMCC chiarisce il significato attribuito alla parola adattamento attraverso quelli che sono i parametri utilizzati nel terzo rapporto dell’IPCC-Intergovernamental Panel on Climatic Change, che ha definito l’adattamento come “l’insieme degli aggiustamenti nei sistemi ecologici, sociali ed economici, in risposta a stimoli climatici attuali o previsti, ai loro impatti e ai loro effetti, in riferimento ad eventuali cambiamenti in processi e pratiche, o strutture al fine di moderare o creare un bilanciamento nei danni eventuali e, possibilmente, nel riuscire ad approfittare di eventuali opportunità derivanti dai cambiamenti climatici”.
Il nuovo spirito di adattamento comprende un cambiamento importante nell’utilizzo delle risorse che la natura ci offre ed una profonda mutazione nelle abitudini dei cittadini. Si parte dalle tecniche utili alla salvaguardia del territorio costiero dall’innalzamento del livello del mare, l’adeguamento dell’intero sistema turistico italiano a stagionalità mutate, la possibilità di approntare nuovi e più efficienti sistemi di seminazione e di irrigazione in grado di ottimizzare l’utilizzo di risorse idriche.
Il terzo rapporto dell’IPCC non occlude, tuttavia, l’importante processo di mitigazione di quei fattori che contribuiscono a creare effetti distorsivi del clima, come l’inquinamento, chiarendo come sia fondamentale la concertazione tra mitigazione ed adattamento attraverso lo sfruttamento delle nuove tecnologie ed il sempre maggiore coinvolgimento nella riconversione delle risorse energetiche tramite lo sfruttamento di fonti rinnovabili, il vero motore del cambiamento.
Per saperne di più: www.cmcc.it