Rugby, l’Italia spaventa l’Australia
A Firenze termina 19-22, gli azzurri chiudono con un parziale di 16-0 il secondo tempo
di Gabriele Farina
Non è stata impresa, ma poco c’è mancato. Come pochi sono stati i centimetri che hanno separato l’ovale scagliato da Orquera dai pali a due minuti dalla fine. Un calcio di punizione da poco oltre centrocampo che avrebbe significato un meritato pari. Brutto colpo per Mirco Bergamasco: frattura scomposta della rotula, per lui 4-5 mesi di stop.
Involuzione o attesa? Nel mite e soleggiato pomeriggio toscano, il XV di Brunel ha sfidato la formazione numero due al mondo davanti ai 34.850 spettatori accorsi allo Stadio “Artemio Franchi”.
Inizio equilibrato, con l’Italia che sfrutta maggiormente i calci su azione di Orquera rispetto a quanto fatto vedere sette giorni prima con la Nuova Zelanda a Roma, per aprirsi gli spazi in avanti. Una scelta che anche i “Canguri” adottano nelle loro azioni offensive.
L’equilibrio si rompe poco prima del ventesimo minuto, quando i padroni di casa (passati a condurre con un calcio di Orquera) concedono troppi falli e palle perse all’Australia, che inizia a scavare un solco a loro favore. Il momento peggiore giunge al 18′ con la meta di Cummins, l’unica subita dagli azzurri: azione sviluppata dalla sinistra con un mismatch difensivo di Venditti e conclusa sull’altro fronte dal try del numero 14.
Un altro calcio di Orquera tiene a galla gli azzurri, ma il punteggio all’intervallo è di 6-22. Si teme un passo indietro dopo la bella prestazione contro gli All Blacks. Un’Italia che ha tenuto sinora meglio in inferiorità numerica (espulsione temporanea di Barbieri) rispetto a quanto fatto vedere 15 contro 15.
Il “Rinascimento azzurro” – Il timore di un Medioevo del rugby, suggestione derivante dai bandierai degli Uffizi esibitisi durante l’intervallo, svanisce nella ripresa. L’Italia rientra per prima in campo. È carica e si vede. Appena un giro di lancette e la Fiesole esulta con tutto lo stadio per la meta di Barbieri.
Una doccia fredda per la squadra di Deans, il quale in conferenza stampa poi dirà che si attendeva un’Italia così.
A questo punto, l’inerzia della gara è tutta a favore degli azzurri. Il pubblico spinge la squadra come già fatto a Brescia e Roma, cantando l’inno, scandendo “I-ta-lia” e con numerose ole. Orquera s’intrufola bene tra le maglie avversarie, come il neoentrato Vosawai e molti dei compagni. Il mediano ha guadagnato touche e soprattutto battuto punizioni, con le quali il XV di Brunel s’è portato a meno tre dalla seconda formazione del mondo, ranking alla mano.
Tramontata l’ipotesi involuzione, il pubblico può godere di un “Rinascimento” del gioco azzurro, un’ulteriore suggestione derivante dal contesto fiorentino.
A un passo dal sogno – Con gli avversari in 14 – giallo per Ioane a causa di un intervento su un azzurro prima che questi abbia potuto prendere l’ovale – il numero 10 ha avuto la scelta di una penalità a favore a poco più di due minuti dalla fine. L’opzione calcio può fruttare il pari, andare in touche per la meta è un rischio. Può fruttare il sorpasso o terminare con un nulla di fatto.
In sedici precedenti, mai l’Italia ha chiuso alla pari con i Wallabies. A Milano, nel 1976, finì 15-16. Diciotto anni dopo, sul terreno di Brisbane, fu 23-20 per i padroni di casa: una gara decisa solo nel finale, proprio come a Firenze.
Orquera sceglie i pali. Una scelta che non paga, per questione di centimetri. Una parte dello stadio aveva già esultato, ma i guardalinee non alzano la bandierina: l’ovale non ha centrato i due pali.
Finisce con i fischi, rivolti non a un’Italia generosa e finalmente bella nel secondo tempo, quanto per la scelta aussie di spazzare via in tribuna per chiudere la partita ed evitare guai peggiori. “Non è mai successo che una squadra australe faccia così”, ha dichiarato Parisse al termine. Una dimostrazione che – come ha sottolineato Deans – non esiste alcun divario tra formazioni dell’emisfero nord e formazioni dell’emisfero sud.
Brunel ha avuto parole d’apprezzamento per Orquera e per tutta la squadra, sottolineando come “abbiamo sprint e volontà di giocare e dobbiamo trovare equilibrio: siamo sulla buona strada”.
Il suo collega australiano ha sottolineato la stanchezza, senza però cercare alibi. Per parte del secondo tempo, “non abbiamo avuto il possesso palla”. Merito di una “grande Italia” di fronte a “un grande pubblico”.
Francesco Minto, ottimo esordiente contro la Nuova Zelanda, è stato Man of the Match
7 risposte
[…] fischi alla fine accompagnano la scelta dei Canguri di rinunciare all’ultima azione, mentre per il XV di Brunel solo meritati applausi. Man of the match Francesco Minto, alla seconda presenza in […]
[…] primo è Mirco Bergamasco, costretto a un lungo stop dopo l’infortunio rimediato nella gara contro l’Australia. Al suo posto rientra Gonzalo Garcia, alla prima convocazione con il nuovo […]
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