La competizione reale
Bersani e Renzi al ballottaggio: aspettative e divergenze nelle primarie del centrosinistra
Di Samuele Sassu
Un risultato importante c’è già: le primarie, per la prima volta, hanno l’aspetto di una competizione reale e non più una formalità con lo scopo di consacrare leader scelti preventivamente dalle coalizioni. La grande domenica del primo turno vede formarsi lunghe code ai gazebo. L’affluenza sfiora i 4 milioni di elettori. Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi si possono preparare al ballottaggio del prossimo 2 dicembre.
Il segretario raggiunge il 44,9%, distanziando di 9 punti il sindaco rottamatore, che tocca quota 35,5%. Fuori dai giochi, invece, Nichi Vendola, con il 15% e i due outsider Laura Puppato e Bruno Tabacci , rispettivamente al 2,9 e all’1,1%. Bersani vince al centro-sud, a Roma, Milano e in Liguria. Renzi ottiene ottimi risultati nelle regioni “rosse”, Toscana e Umbria, e in Valle D’Aosta. Più che spontanea la sua battuta: “Dicevano che avremmo preso i voti della destra e invece abbiamo vinto nei feudi rossi”.
Entrambi i candidati manifestano entusiasmo, ma restano tanto distanti su più punti. In primis sulle regole del ballottaggio: dal team di Bersani annunciano che giovedì e venerdì si riapriranno i termini per le iscrizioni, ma solo per chi dimostrerà di essere stato impossibilitato al primo turno. Dallo staff di Renzi definiscono “allucinante” questa scelta e continuano a opporsi a qualsiasi forma di restrizione. Il segretario è irremovibile: “Le primarie sono aperte, ma non sono un porto di mare. Ci sono delle regole che abbiamo approvato all’unanimità e non possiamo cambiare in corsa”.
Divergenze, peraltro già note, rispuntano sulla questione delle alleanze: Renzi chiude la porta a Casini. È convinto che, in caso di una sua vittoria domenica prossima, il Pd allargherebbe il bacino elettorale. Alcuni esperti parlano perfino di un possibile 44% alle prossime elezioni in primavera. Al contrario, Bersani va alla ricerca dell’alleanza sia con i moderati, sia con Vendola, mentre definisce “improbabile” un riavvicinamento con Di Pietro e l’Idv. L’unico punto in comune dei due sfidanti è la questione Monti: nessun governo tecnico dopo il voto primaverile.
Chi sarà l’ago della bilancia? Probabilmente proprio Vendola. In un primo momento sembra non voler sostenere direttamente nessuno dei due sfidanti. In seguito, però, e decisamente più chiaro: “Cerco di impegnarmi per non far vincere Renzi”. Del resto, la fetta di voti del leader di Sel ha numeri importanti: 485 mila e faranno molto comodo nel ballottaggio. Vendola etichetta Renzi come “un innovatore che, tuttavia, ricalca gli slogan conservatori della società liberista”.
Ha già preparato una “lettera aperta” in cui chiede a Bersani di parlare in maniera chiara: sprazzi di lirica, nel momento in cui chiede al segretario di “liberare nell’aria profumo di sinistra”. Ricorda bene, il governatore pugliese, che a ottobre è stata firmata una “Carta d’intenti” con lo stesso Bersani e il socialista Nencini: al suo interno il programma per il futuro governo che non dovrà includere nessuna agenda Monti.
Renzi non si dice preoccupato da questo endorsement vendoliano: “Una parte dell’elettorato di Sel – afferma – a Milano e a Roma hanno espresso un voto di opinione e con loro abbiamo una chance”. Tuttavia, secondo i più importanti sondaggisti, domenica prossima la spunterà Bersani: Piepoli e Mannheimer sono convinti che sia troppo grande il divario fra i due candidati. Lo stesso Bersani ammette: “Perdere con nove punti di vantaggio? Sarei un pollo”.
Infine, punzecchia l’avversario, mettendo l’accento su un suo “difettuccio”: parlare sempre di “noi e loro”, riferendosi all’inviso establishment Pd. Bersani lo invita a etichettare come “loro” Berlusconi e il suo partito, augurandosi che questo “tic” renziano svanisca presto. Il sindaco replica e, per un momento, indossa i panni dell’allenatore di calcio, sottolineando il differente tipo di gioco della sua squadra: “Io D’Alema e Bindi li manderei in tribuna”. Sa anche usare gli eufemismi, il rottamatore.
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