Le scelte della nuova Olanda
Mesi decisivi per le sorti economico-finanziarie e le alleanze del Paese
di Sara Gullace
A meno di un mese dal suo insediamento, il governo di coalizione guidato da Mark Rutte si trova a fronteggiare scelte importanti sia in casa che in ambito estero.
Decisiva è stata la presa di posizione tenuta a Bruxelles la settimana passata, durante il vertice che avrebbe dovuto approvare il nuovo bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020: il Presidente del Consiglio, Van Rompuy, ha dovuto procrastinare il tentativo di accordo al primo trimestre del 2013.
L’Olanda, infatti, si è schierata contro la bozza che proponeva un budget pluriennale di poco più di 1000 miliardi di euro (e annuale di 140), ritenendolo troppo oneroso rispetto alle reali potenzialità degli Stati membri. Rutte si è schierato, quindi, dalla parte di Gran Bretagna, Finlandia, Svezia e Danimarca – le forze “rigoriste” del vertice – che pretendono maggiori tagli e più austerità da parte delle nazioni coinvolte.
Il Primo Ministro olandese torna a L’Aia con in tasca il rinnovo del rimborso di 1 bilione di euro per i fondi europei, che scade nel 2014, e la sventata minaccia dell’incremento del 5% degli investimenti verso Bruxelles, la qual cosa avrebbe “danneggiato seriamente la posizione internazionale del Paese” secondo lo stesso Rutte.
Chiuso (o meglio, sospeso) il capitolo economico europeo, è giunto il momento di occuparsi delle alleanze oltre confine. Si dovrà presto decidere se appoggiare o meno la Turchia con l’invio di soldati e missili di difesa, del tipo Patriot (missili americani terra-aria di ultima generazione) sul confine con la Siria per dare ad Ankara la possibilità di rispondere agli attacchi del regime di Assad. La decisione dovrà essere presa in breve tempo e il “sì” dovrebbe arrivare senza problemi, dato che già lo scorso mercoledì il parlamento è sembrato essere a favore.
Fumata nera, invece, in ambito interno. Nessun accordo, infatti, è stato trovato per l’entrata in vigore di nuovi schemi pensionistici nazionali, rimandando la decisione di un anno rispetto al 2014 a causa della sua “attuale complessità“, così come ha dichiarato il neo ministro degli Affari Sociali Jetta Klijnsma.
Gli ultimi anni hanno messo a dura prova i fondi pensione, sui quali si fonda il sistema previdenziale in Olanda (differentemente dall’Italia, dove le pensioni sono pubbliche): dal 2008, questi si sono ridotti del 65%. Diminuirli ancora di più, adesso, sarebbe uno shock per il contribuente. Bisognerà attendere il 2015, quindi, per dare il via libera a misure che renderanno i rendimenti dei fondi maggiormente ancorati all’andamento dei mercati finanziari e alla qualità della vita.