Momenti di gloria
Con le primarie Bersani straccia Renzi, mentre il Partito Democratico diventa protagonista della scena politica, assumendosi tutte le responsabilità del caso
di Adalgisa Marrocco
Alla fine, the winner is Pier Luigi Bersani. E’ stato questo il verdetto sentenziato dal ballottaggio PD per l’elezione del candidato alla presidenza del Consiglio, in vista delle Politiche 2013.
Una tornata pre-elettorale che ha saputo concentrare tutta l’attenzione di media e dell’opinione pubblica sul centro-sinistra che, fino a qualche tempo fa, era soffocato dal presenzialismo spasmodico della truppa berlusconiana di centro-destra.
Un risultato catalizzatore che non è stato forse nemmeno mai raggiunto dall’ingombrante Movimento 5 Stelle e che, salvo “auto-sgambetti” dell’ultimo minuto, prospetta al Partito Democratico rosee aspettative per il 2013. Perché il fatto che tre milioni di persone si siano recate alle urne due volte nel giro di una settimana non è da sottovalutare, affatto.
In un quadro dove il M5S mostra sempre più palesemente le sue falle ed il Pdl seguita a mettere in scena il teatrino del “Berlusconi Sì-Berlusconi No”, i democratici riescono a far notizia come non facevano da decenni.
E la notizia principale è che, ieri, Bersani ha battuto Renzi. Il segretario di partito ha sconfitto il rottamatore grazie ad oltre il 60% delle preferenze. Segno che l’anima del PD rimane legata allo statuto (che prevede il candidato alle Politiche sia lo stesso segretario) e poco viene allettata dall’idea di essere rappresentata da un innovatore che sa di già visto.
Nonostante ciò, Renzi ottiene quasi il 40% e con questi numeri si prepara a far sentire, per quanto possibile, la propria voce all’interno del partito.
Ma i 20 punti percentuali di scarto tra il segretario ed il sindaco di Firenze dissipano ogni dubbio: designano indiscutibilmente il candidato e mettono a tacere qualsiasi polemica inerente le modalità di partecipazione degli elettori alle primarie. Non si parla di numeri risicati, cosa che fa intuire come verso Bersani siano confluiti i voti concessi agli altri candidati, esclusi dal primo turno delle primarie.
Un risultato che forse ci si aspettava già da principio. Palese è, infatti, come la proposta renziana abbia incontrato tanti sostenitori, quanto anche detrattori accaniti ed assolutamente non propensi a vedere il “giovane” fiorentino come portatore di nuovo ossigeno nella politica italiana.
Ossigeno che dovrà ora essere portato da un Bersani carico di responsabilità, dopo che perfino il suo sfidante ha ammesso la sconfitta dichiarando di aver esser stato ideatore di una “proposta non vincente”.
E fatto il candidato, ora servirà fare le alleanze. Dopo aver sfruttato al meglio l’occasione primarie, adesso il PD dovrà far in modo di non perdere il ritmo partita ingarbugliandosi nella ragnatela delle futuribili coalizioni. E tante sono le possibilità aperte, dopo un successo iniziale così evidente. Aprire la porta ai moderati? Rimanere fedeli alla Foto di Vasto (escluso, prevedibilmente, Di Pietro)?
Certo è che, dati i numeri e il ruolo preminente attuale, il Partito Democratico non incontrerà particolari difficoltà nel trovare corteggiatori. Dopo le primarie, il partito di Bersani stacca in volata, prendendosi sia gli onori che i rischi del caso: una compagine politica così al centro dell’attenzione deve stare attenta a non deludere, in nessun caso e su nessun campo. La dura legge del voto.
(fonte immagine: http://tg24.sky.it)