Ungheria: democrazia o dittatura?
Nuove polemiche in Ungheria dopo l’approvazione della legge elettorale, Orban spiana la strada ad un secondo mandato
di Angela Cannito
Continua a far discutere la politica controversa di Viktor Orbàn in Ungheria. Ancora una volta il primo ministro ungherese e il suo partito ribaltano le regole e cercano di ostacolare i processi democratici del Paese.
Dopo l’entrata in vigore nel 2012, tra le proteste, della nuova Costituzione che ha riformato soprattutto la Banca Centrale Ungherese e la Corte Costituzionale, limitandone effettivamente l’autonomia, l’esecutivo di centrodestra mescola nuovamente le carte in tavola e con la riforma elettorale prepara il terreno ad una rielezione di Orbàn.
Secondo quanto previsto, infatti, dalla nuova legge elettorale approvata dal Parlamento lo scorso 27 novembre, per poter votare alle prossime elezioni sarà necessaria una registrazione preliminare alle liste elettorali, che di fatto escluderebbe tutti quei cittadini indecisi o con poca coscienza politica che decidono di andare a votare all’ultimo minuto e che, secondo alcuni sondaggi, in Ungheria sono uno su dieci.
Ma non è solo questa parte della legge che fa discutere e lascia aperti molti interrogativi sulla sua costituzionalità. Ancora più allarmanti sono, infatti, le modifiche alle regole della campagna elettorale che, come fa notare il settimanale ungherese Heti Világgazdaság, hanno come unico scopo permettere al governo di centrodestra di mantenere il suo vantaggio sull’opposizione.
Le nuove direttive prevedono che la campagna elettorale inizi solo 50 giorni prima della data del voto e limitatamente ad alcuni mezzi di comunicazione. Le pubblicità potranno essere trasmesse solo dai media pubblici e dalla stampa, seguendo, però, precise modalità definite da una commissione elettorale, i cui membri resteranno in carica nove anni e saranno scelti dal Parlamento, dove attualmente Fidesz detiene una maggioranza di due terzi; mentre per quanto riguarda la cartellonistica, questa è autorizzata solo se a pagamento ma, come sottolinea ancora il settimanale ungherese, questo settore è dominato da una società il cui direttore è vicino al partito di Orban.
Allo stato attuale, sarebbero milioni gli elettori esclusi da questa nuova legge. Gli ultimi sondaggi infatti attestano che metà dell’ elettorato ungherese è indeciso, ostile a tutti i partiti e probabilmente non si registrerebbe per votare. Musica per Orban e il suo partito.
Insomma, sembra sempre più evidente che si tratti di un ennesimo attacco alla democrazia, come sostengono le opposizioni che hanno definito questa nuova riforma una “legge truffa” e che esprimono forte preoccupazione sulla regolarità delle prossime elezioni politiche, previste per il 2014.
Nonostante tutto Fidesz, secondo i sondaggi, detiene ancora una netta maggioranza nel Paese e gran parte della nella popolazione continua a sostenere Orban; sono in molti a pensare che sia “Meglio l’autoritarismo che la corruzione del governo precedente, che ha portato il paese sull’orlo del tracollo finanziario”.
Come se non bastasse, nel giorno dell’approvazione della legge elettorale a far discutere ci ha pensato anche l’estrema destra (Jobbik) ed in particolare il suo leader che ha chiesto esplicitamente al governo di “stilare una lista degli ebrei che pongono un rischio per la sicurezza nazionale”, contando proprio sul corso sempre più nazionalista che sta intraprendendo la politica nel Paese.