Il ritorno dello sconfitto
Bersani vince le primarie e Monti si dimette. Sopra a tutti però ritorna l’incubo di Silvio Berlusconi
di Camilla Barni
Dopo le primarie del Pd inizia una nuova vita per Bersani, prescelto dai suoi elettori, ma dal fondo ritorna l’oscura presenza di Berlusconi, che ha dichiarato a Repubblica Tv “Entro in gara per vincere, perché un altro leader al ghè no”, con un accento spiccatamente lombardo e poco patriottico. Intanto Monti crolla davanti a presidente Napolitano “Mi dimetto” e sulle pagine della Padania e de Il Giornale si fa grande festa. Adesso la patata bollente passa agli elettori. In questo caos, davanti al “porcellum” con il quale ci chiedono di votare e con il ritorno del Cavaliere, cosa ne sarà dell’Italia?
Qualche girono fa abbiamo visto come le primarie del Pd abbiamo avuto un grandissimo successo: ci hanno mostrato lunghe file di elettori pronti a sopportare le intemperie per dare il proprio voto a uno dei candidati, interviste e dibattiti su tutte le reti e scontro all’ultimo sangue tra i due finalisti. Alla fine vince Pier Luigi Bersani, nella felicità dei suoi e nel dispiacere di Renzi, che però conferma la sua volontà di collaborare con Bersani per un paese migliore.
Ottimo stimolo quello di queste primarie che hanno ridato voce ad un’ala della politica italiana in forte recessione in questi ultimi anni di dominio del centro destra. Ma ora che Bersani ha vinto, siamo davvero sicuri che riuscirà ad arrivare al Parlamento come Presidente del Consiglio? Bersani ha davvero molta strada da fare: riformare la democrazia e ridare alla politica italiana il senso storico e morale smarrito.
“Questa sinistra non l’ammazza più nessuno”, ha detto lo stesso Bersani, ma ci sono molti rischi: l’autosufficienza e il ricatto dei moderati, o il loro abbraccio necessario, ma mortale? Lo scontento berlusconiano che è presente ora nel paese, è emerso davvero, ma davanti a un evento storico come quello delle primarie in Italia (le primarie sono sempre state un mezzo di elezione politica prettamente americano) si è creato uno strano caos politico. Queste primarie sono state del partito del Pd o della coalizione? E se fossero della coalizione di centro sinistra, potrebbero cambiare gli umori di qualcuno nel frattempo, e questo a cosa comporterebbe? E poi, Bersani potrebbe davvero vincere?
Nonostante questo, il gradimento continua a crescere anche dopo le primarie, e Bersani, per rimanere sulla cresta dell’onda e per mettere al sicuro la sua vittoria nelle prossime elezioni, ricorre al leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, al quale ha sempre lasciato una porta aperte per un eventuale alleanza. I due leader si sono già alleati contro il Cavalliere e il suo partito (Pdl).
Pochi giorni fa, infatti, veemente e rabbiosa è stata la reazione di Bersani e Casini all’annuncio di Angelino Afano che dichiarava “conclusa” l’esperienza del governo Monti. “Voi siete degli irresponsabili, perché la medicina per l’Italia non è Berlusconi”, hanno detto i due leader davanti all’accaduto, confermando anche i loro OK sulle elezioni a febbraio. Lo scontro verbale in aula non ha però impedito che alla Camera si approvasse il decreto sulla politica negli enti locali, passato con l’astensione del Pdl.
Davanti a tutto questo, ritorna lui, lo sconfitto: Silvio Berlusconi. Sarà ancora Arcore, sarà ancora lui a provare a guidare l’Italia per altri quattro lunghi, lunghissimi anni. Dopo aver ufficializzato da Milanello la sua discesa in campo, i giornali internazionali hanno subito pubblicato la notizia: dalla Francia agli Stati Uniti si parla della candidatura di Silvio mentre in Italia è una delle notizie più cliccate e lette da ieri. Insomma, il Cavaliere è tornato come sempre con un bliz pubblicitario perfetto. Ora tocca a noi scegliere.
(fonte immagine: http://www.clandestinoweb.com)