Una cura che rischia di essere peggiore del male
Appare sempre più lontana l’ipotesi che si possa andare a votare con un sistema diverso dal ‘Porcellum’. “Il maiale può dormire sonni tranquilli” ha ironizzato lo stesso Calderoli
di Alessia Ricci
Il dibattito si è ormai fermato, data la recente sfiducia al governo Monti, ma la questione rimane aperta. Sul banco ci sarebbe il “lodo Quagliariello” che prevede una soglia al 40% oltre la quale si incassa un premio del 54% e, se nessuno la raggiunge, un premio di 50 seggi da assegnare al primo partito se ha superato almeno il 25%. Il centrodestra si è opposto ai collegi uninominali maggioritari; ora mantenere un listino bloccato per un terzo e prevedere le preferenze triple in enormi circoscrizioni, è semplicemente una sintesi tra una forma di cooptazione e la dipendenza da lobbies esterne. Particolarmente sorprendente l’emendamento presentato in commissione che imporrà ai partiti e ai movimenti che vogliono competere alla prossime elezioni di dotarsi di un vero e proprio statuto. La norma potrebbe avere un contraccolpo per il Movimento 5 Stelle, che al momento ha solo un “ non statuto”.
Nonostante sia stata più volte invocata dal Quirinale, la riforma sembra essere ormai insabbiata e lo scenario che va delineandosi è proprio questo: andare alle urne con il vecchio “Porcellum”, ma non tutti ne sono dispiaciuti.
Il Pd, che secondo i sondaggi sarebbe avvantaggiato dal Porcellum, si sta già equipaggiando e punta diritto alle “parlamentarie”.
Berlusconi ha fatto saltare le trattative, ripetendo lo schema della Bicamerale nel 1998, non limitandosi solo a cancellare la legge, ma ponendo l’epilogo del governo Monti. Non avrebbe più senso tenere in piedi l’esecutivo “tecnico” dopo aver salvato il “Porcellum”. La scelta è radicale, ma chiara. Berlusconi non è sicuro di vincere, ma pensa di poter polarizzare intorno a se stesso e a una nuova Forza Italia, una parte consistente di quel vecchio mondo che aveva confidato in lui. In questo modo sa, anche, di poter comporre le liste per le elezioni a suo piacimento, privilegiando i fedeli a discapito di tutti coloro che l’hanno contraddetto o messo in discussione.
Il “no” a Monti gli ha permesso di solidarizzare con il Carroccio Maroniano, nella prospettiva di tener sotto controllo le regioni del Nord. Inoltre, il “Porcellum” potrebbe impedire al centro sinistra di ottenere la maggioranza al Senato.
Del resto riformare avrebbe dovuto significare attenuazione del bipolarismo, maggiore spazio ai movimenti centristi vecchi e nuovi, riavvicinamento con i Popolari europei e quindi anche con le posizioni di Angela Merkel.
Ragionando a ritroso sulla ratio della tanto invocata riforma elettorale, possiamo affermare che l’obiettivo referendario era quello di ripristinare il diritto costituzionale degli elettori di scegliere i propri rappresentanti, per ridare al Parlamento la dignità di una istituzione i cui membri siano eletti dal popolo, e non “fedeli” scelti nei salotti romani. L’altro obiettivo era quello di restituire al cittadino il potere di scegliere, assieme ai parlamentari, anche la maggioranza di governo, prima del voto e non dopo, come avviene ormai dal 1994 ad oggi.
In realtà, bisognerebbe sconfessare il mito secondo cui, attraverso le elezioni, i cittadini sono chiamati a scegliere un Governo ed un Capo di Governo che non possa essere sostituito nel corso della legislatura, e in base al quale il sistema elettorale deve essere coerente con quest’obiettivo, indirizzando la scelta degli elettori all’investitura del Capo del Governo e della sua maggioranza.
Anche la pretesa che le alleanze politiche si debbano necessariamente comporre prima delle elezioni e che debbano restare invariate per tutta la legislatura non fa altro che immobilizzare il sistema politico, rendendo rigido ciò che la Costituzione ha voluto flessibile, assegnando, infatti, agli organi legislativi la funzione di correggere o modificare quegli indirizzi politici o di governo qualora si dimostrassero inadeguati.
Il bipolarismo forzato che i sistemi maggioritari hanno prodotto, prima con il “mattarellum” e poi con il “porcellum”, ha prodotto un inasprimento della competizione elettorale e si è rivelato dannoso per la tenuta stessa della democrazia repubblicana. In questo sistema, tutte le forze politiche sono costrette a raggrupparsi intorno a due poli. Tale metodo determina la fuoriuscita dal sistema politico di quelle forze che non vogliono o che non possono aggregarsi, con il conseguente impedimento a partecipare alla vita politica per quella fetta di cittadini che manifestano esigenze politiche che non rientrano nello schema bipolare.
In verità, le formule che consentirebbero, allo stesso tempo, un’ampia scelta agli elettori oltre che la stabilità di governo per l’intera legislatura, ci sono, sia di stampo proporzionale che maggioritario. Hanno il solo difetto che toglierebbero alle principali forze politiche l’enorme potere di fare e disfare a proprio piacimento. La stabilità di governo, ad esempio, potrebbe essere rafforzata dalla clausola della sfiducia costruttiva. Ma una legge elettorale non produce miracolo.
(fonte immagine: http://www.argocatania.org/)