L’altra Russia ai tempi di Putin
Un anno fa Mosca conosceva le proteste di piazza, in seguito alle elezioni politiche. Da allora, il dissenso non si è fermato
Di Martina Martelloni
L’inverno gelido in Russia bussa alle case dei cittadini, investe strade e piazze, ricopre città e regioni. Come un anno fa, il gelo che attanaglia l’immenso Stato russo fa da contraltare a temperature ben più alte: quelle della politica. Cresce sempre di più infatti il movimento di protesta al potere presidenziale, dilagato tra la gente comune dopo le elezioni per il rinnovo della Duma, nel dicembre del 2011.
La vittoria del partito “Russia Unita” scatenò la rabbia di chi non ci stava a rivedere di nuovo in parlamento i fedelissimi adepti di Putin. Il successo della formazione del nuovo “Zar” russo fu minore rispetto alle precedenti elezioni di quattro anni prima: Il 49,5% di preferenze raccolte non erano che le briciole di un consenso arrivato fino al 64% dei voti.
Un calo simile di voti c’è stato lo scorso marzo, per le presidenziali. La vittoria è stata di nuovo di Vladimir Putin – al suo terzo mandato per lui, che dal 2000 si passa il testimone col socio politico Dmitrij Medvedev. Rispetto alle elezioni del 2004, in cui raggiunse il 71% di consensi, in questa nuova tornata si è attestato al 63,75% di suffragi ottenuti.
In queste due ultime consultazioni, l’opposizione ha accusato chiaramente il Cremlino di aver messo mano ai voti ed ostacolato, per l’ennesima volta, la libera scelta dei cittadini russi. L’occhio del potere vede e controlla tutto, non si lascia sfuggire nulla e questo non può essere accettato da chi cerca da anni di cambiare il proprio Paese, avvolto nella corruzione e nell’imposizione politica.
A spalleggiare le posizioni dei dissidenti sono state le dichiarazioni degli osservatori internazionali dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), i quali in entrambe le elezioni ha constatato la presenza di procedure irregolari in quasi un terzo dei seggi. La parità di competizione non sembra parlare lingua russa.
Anche un organismo indipendente di denuncia come Golos ha più volte manifestato la mancata chiarezza e pulizia nelle votazioni. Sia chiaro: la vittoria di Putin, molto probabilmente, avrebbe comunque avuto luogo, dato l’alto grado di consenso popolare nei suoi confronti . Ma è chiaro anche che non sono i numeri oltre il 40 o 50% di voti, che fanno di un politico un uomo dal potere illimitato.
Le minoranze devono aver voce di contrasto, se funzionale per la costruzione di un livello maggiore, se non utopicamente massimo, di democrazia.
Ad un anno da tutto questo, le forze d’opposizione hanno dato vita ad un unico megafono di dissenso, ossia il Consiglio di Coordinamento. Organismo dai diversi colori ideologici e partitici ma dal comune obiettivo di protesta: riavere un secondo round di elezioni e la liberazione di numerosi prigionieri politici.
Capitano della “Marcia del Dissenso” è sempre lui, il blogger Navalny fiancheggiato da molti leader di partiti d’opposizione. Udaltsov è in prima fila come coordinatore del “Fronte di Sinistra”, nonché personaggi più o meno noti dei media russi come la conduttrice televisiva Ksenia Sobchak.
Ad oggi fin troppo è il silenzio, anche e soprattutto internazionale, su questa fetta di popolazione, per lo più giovane (se non giovanissima) che rivendica diritti scendendo e manifestando in Piazza Pushkin.
Il 15 dicembre è previsto il primo comizio ufficiale del Consiglio di Coordinamento d’Opposizione, come evento celebrativo della miccia esplosiva anti-Putin accesa 12 mesi fa. La volontà è quella di cambiare l’ordine delle cose conquistando il potere politico, consapevoli del poco peso incisivo che in troppi, in Russia, danno loro.
L’indifferenza del governo è molta e dall’altra parte non fa che aumentare la voglia di confrontarsi e dibattere sul potere di un uomo che, come ha dichiarato, intende restare al potere fino al 2024, candidandosi alle elezioni del 2018. Quanto tempo ancora dovrà trascorrere per trasformare un movimento di protesta e di opposizione in qualcosa di realmente concreto e determinante, per una Russia diversa da quella che oggi il mondo è abituato a conoscere?