Olanda: no ai tagli, sì alle alleanze
Fumata nera per le proposte legislative, rinnovato l’appoggio alla Turchia
di Sara Gullace
E’ un inizio tutto in salita quello del neo governo liberal-laburista di Rutte. Vita difficile per la politica economica interna, alla ricerca di un consenso sui nodi centrali di una legislatura che stenta a decollare, e subbugli nelle relazioni internazionali.
Il programma della coalizione rimane in stand by, non trovando l’approvazione della Camera Alta del Parlamento per la maggior parte delle proposte chiave. Tra le più importanti, la possibilità di aumentare l’affitto a seconda del reddito dell’inquilino, i tagli al sussidio di disoccupazione, a infrastrutture, strade ed assegni familiari.
Il piano di riduzione dell’assistenza all’infanzia di 205 milioni di euro ha suscitato l’immediato malcontento anche tra l’opinione pubblica, i gestori di asili e le associazioni di genitori, già duramente colpiti nel corso di quest’anno. Anche la tassazione sulle transazioni bancarie e, sul fronte anti-immigrazione, la trasformazione della clandestinità in reato non hanno avuto successo.
Apertura, invece, per la riduzione di spesa del settore radiotelevisivo pubblico e le maggiori sovvenzioni al dipartimento sviluppo. Il Parlamento dice no, quindi, ad una politica di restrizioni, concedendo il minor numero di voti di fiducia mai dato dal 1918.
In campo internazionale, inoltre, la Confederazione Curda d’Olanda ha espresso il suo dissenso per l’arresto di 55 cittadini curdi ai primi del mese nella provincia dello Zeelend. Secondo le fonti interne del governo olandese, i fermati sono sospettati di far parte del PKK, partito dei lavoratori del Kurdistan, movimento armato separatista che rivendica la costituzione di uno stato curdo nel sud est turco.
Per i suoi metodi giudicati come “terroristici”, il PKK è stato inserito tra i movimenti illegali dall’Unione Europea già dal 2002, per essere bandito dall’Olanda cinque anni più tardi. Il raid ha interrotto quello che è stato poi definito un “incontro segreto”, riguardo al quale si cerca ancora di far luce sugli scopi della riunione. L’episodio ha un precedente che risale al 2004, quando la polizia prelevò 30 sospettati di attivismo verso i quali, in seguito, caddero le accuse di terrorismo.
La federazione Curda sostiene la completa legalità dell’incontro e accusa di discriminazione le forze dell’ordine locali: “Sembra che il semplice fatto di essere curdi, sia un buon motivo per essere fermati“, è stato il commento ufficiale.
Orizzonte sereno, invece, sul fronte turco. Il 7 dicembre scorso il Parlamento ha deciso l’invio di due batterie di missili Patriot e 360 soldati olandesi, da collocare sul confine siriano (ed eventualmente utilizzare) in caso di attacco nemico.
L’Olanda, insieme alla Germania (che parteciperà alla missione in Turchia) e gli Stati Uniti, è la nazione che dispone dell’ultima generazione di Patriot. Timmermans, ministro degli Esteri, non si è ancora pronunciato sulla data della spedizione – che potrebbe avvenire tra diverse settimane – né sulla posizione precisa in cui la difesa verrà schierata.