Basket: quattro matrimoni e un All Star Game
Emozioni ma livello bassino nella partita dei migliori (?) della Lega A
di Stefano Brienza
Appuntamento tendenzialmente snobbato dai più, ma sempre capace di attirare curiosità e scaldare cuori (quest’anno in una maniera più diretta), si è consumato ieri in quel di Biella l’All Star Game 2012-13. Un’edizione caratterizzata dall’assenza di tantissimi fra i nomi più noti del panorama cestistico nazionale, ma anche di qualche sorpresa.
Ere, Drake e Travis Diener, Green, Brown, Moss, Sanikidze, Banks, Clark, Hairston, Langford. Si potrebbe pensare che fosse la formazione delle star straniere con un paio di defezioni, e invece sono tutti giocatori mancati alla contesa. Insieme a loro tutti – o quasi – gli italiani più affermati, visto che in campo c’era la Nazionale Sperimentale.
Le motivazioni? Qualche infortunio vero e qualcuno meno credibile, e in generale la percezione che il matrimonio fra l’americanata per eccellenza, più attribuile allo spettacolo che allo sport, ed il basket italiano non sia mai sbocciato. Quantomeno, stavolta, c’è stata una partita: l’Italia è sempre rimasta avanti, ma gli All Star nel secondo tempo hanno giocato per vincere.
Prima di essere ributtati indietro dalla valanga dei Gentile. Miglior marcatore Alessandro, milanese adottivo, MVP Stefano da Caserta, che ha chiuso la partita nell’ultimo periodo. “E’ la prima volta che giocavamo insieme, spero che questo possa succedere ancora altre volte visti i risultati”, ha detto Alessandro, il più giovane dei due.
Si potrebbe dire, considerando le potenzialità che offre soprattutto quest’ultimo, che il grande Nando ha tratto quanto di più utile per la pallacanestro italiana dal suo matrimonio. Il secondo che contorna questo ASG, terminato 107-92 con 18 di A. Gentile e Melli (29 di valutazione), 17 per Barbour, 15 e 9 rimbalzi per il vincitore del premio rivelazione Riccardo Cervi.
Poi, ovviamente, ci sono le competizioni collaterali. L’occhio dello spettatore recepisce una situazione ricorrente: Carlton Myers che si scalda dalla lunga e va a vincere la finale della gara del tiro da tre contro Datome, meritandosi un lungo applauso.
Ma è la gara delle schiacciate, al solito, a rubare il palcoscenico. Stavolta più nei contorni che nei contenuti; non si sono visti voli insensati o costruzioni innovative. Ma ci si diverte. Il polacco Czyz va di Gangnam Style, il virgulto di casa Raspino conquista la gara con una serie di salti sopra a qualsiasi cosa: l’asticella da salto in alto, la macchina fotografica gigante, l’uomo a testa in giù sulla panchina.
Chi ruba il palcoscenico però è Dominic James. Il play reggiano, dopo la miglior schiacciata di serata (la classica palla presa in volo e passata sotto le gambe), chiama in campo la sua fidanzata e le offre l’anello, con relativa domanda al microfono, “yeah”, lacrime e baci da parte della prescelta. Una scena poco comune in Italia, e a maggior ragione degna di nota: chi scrive ha pochi dubbi pensando che se in un futuro si dovesse ricordare per qualche motivo questo All Star Game, sarebbe la proposta di matrimonio di James.
L’ultimo matrimonio, a completare una pur lontanissima rievocazione del film di Newell, è quello, nuovo, fra l’attuale ultima in classifica, la Scavolini Pesaro, e Tarence Kinsey, fortissima guardia-ala con tre anni di Grizzlies e quattro di Fenerbahce alle spalle, preso al posto di Hamilton. In tutte le unioni legali idillio e fallimento sono sempre separati da pochi dettagli: basti pensare alla parabola di Sergio Scariolo a Milano, o al ferreo rapporto fra Trinchieri e Cantù. Quattro matrimoni, infiniti scenari possibili, mentre la Lega A corre verso le partite vacanziere.