Egitto: al voto per la Costituzione prevale il sì
Al primo turno del referendum Morsi registra una vittoria, ma l’opposizione continua a protestare
di Maria Paterno
La prima tornata referendaria del 15 dicembre per l’approvazione della nuova Costituzione egiziana, voluta dal presidente Morsi e dai suoi sostenitori, si è conclusa con il 57% dei “sì”, segnando una vittoria per i Fratelli Musulmani. Sabato si sono aperti i seggi al Cairo, ad Alessandria e in altre 27 province del Paese, il 22 sarà la volta di Port Said, Luxor e le restanti regioni: in totale, sono stati chiamati alle urne 51 milioni di cittadini.
Il voto arriva dopo settimane di proteste, guidate dall’opposizione “Fronte di Salvezza Nazionale”, che ha fortemente criticato il testo della neo carta costituzionale e contestato le ingerenze del presidente nel potere giudiziario. Il 22 novembre, infatti, la rabbia popolare è esplosa a seguito dell’emanazione di un decreto con il quale Morsi si attribuiva facoltà speciali, eclissando il ruolo della magistratura. Ad inasprire le tensioni, inoltre, l’annuncio del referendum sulla bozza di Costituzione redatta dall’Assemblea Costituente, controllata a maggioranza dai Fratelli Musulmani e dal partito salafita al-Nur.
Il tentativo volto a placare gli animi, con il ritiro il 9 dicembre del decreto in merito ai poteri speciali, non ha sortito i suoi effetti. Il “Fronte di Salvezza Nazionale” ha infatti continuato con le proteste, cercando di condurre una campagna referendaria a favore del no: “la costituzione non rappresenta l’intero popolo egiziano, ma solo il presidente e il suo gruppo”, ha dichiarato il portavoce dell’opposizione Tareq al-Khouli. Quello che però è venuto fuori dal voto di sabato è il ritratto di un Paese profondamente spaccato tra due fazioni: da un lato gli islamisti, sostenitori del presidente Morsi, dall’altro le opposizioni liberali, cristiane e laiche che vedono nella nuova Costituzione una minaccia per i diritti delle donne, i diritti civili, politici e per l’indipendenza della magistratura.
A criticare il nuovo testo costituzionale anche l’Unione europea, l’Onu, gli Stati Uniti ed alcune associazioni internazionali, tra cui Human Rights Watch. La Carta si ispira infatti ai precetti della Sharia: da qui il rischio, paventato dall’opposizione, di vedere l’Egitto trasformato in una repubblica islamica.
Ma quali sono i punti più controversi del testo? Uno degli articoli più discussi è il 219 delle disposizioni generali, che definisce in maniera molto generica i principi della Sharia, a cui si accenna nell’articolo 2 della Costituzione: “i principi della Sharia sono la fonte principale di legislazione”. In merito alla questione femminile, secondo gli oppositori – diversamente dal testo del 1971 – nella nuova Costituzione ci sarebbero delle gravi lacune: per esempio, non risulta esplicitata la parità giuridica tra i due sessi. La libertà religiosa, secondo Human Rights Watch, risulta limitata in quanto non sarebbe garantita la libertà di creare luoghi di culto. Per quanto riguarda i poteri presidenziali, nel testo è indicato che il presidente ricopre il ruolo di comandante delle forze armate e della polizia, nomina il personale amministrativo civile, militare e può dichiarare a sua discrezione lo stato di emergenza.
Nonostante i timori e le contestazioni, molti osservatori sostengono però che la Costituzione voluta da Morsi riuscirà a passare, soprattutto grazie alla capacità dei Fratelli Musulmani di creare consenso tra le classi meno abbienti della società.