Il ritorno (amaro) di Antonio Albanese
Dal 13 dicembre nelle sale cinematografiche il nuovo film di Antonio Albanese sui vizi dell’Italia
di Francesca Britti
Se vedi un film di Antonio Albanese ti aspetti di ridere per tutto il film ed invece esci dalla sala con l’amaro in bocca. Perchè i vizi raccontati dai tre personaggi, Cetto, Frengo e Rodolfo sulla politica italiana, in un momento socio-politico-economico di rifiuto verso qualsiasi politicante, non fanno altro che accrescere quel senso di sfiducia e di rabbia verso chi dovrebbe interessarsi dei problemi collettivi, invece di giocare a trovare beceri accordi con il “nemico-amico”.
Ma la comicità italiana ci ha dato altre prove di satira di questo genere. Basti pensare agli ultimi film di Carlo Verdone, criticato per il suo cambiamento di rotta rispetto al passato quando con le sue macchiette conquistava il pubblico italiano. Stesso percorso per Albanese, diverso (giustamente) rispetto ai tempi delle sue incursioni in Mai dire Gol della Gialappa’s. La satira, d’altronde, è quel genere che “mette in ridicolo personaggi, ambienti e costumi con toni comici, sarcastici e intenti moralistici“.
E, Antonio Albanese, con i suoi personaggi ha colpito nel segno ancora una volta. È lo stesso attore che lo conferma: “l’idea era quella di mandare avanti quello che avevo detto in Qualunquemente, ovvero continuare con quella comicità per sviluppare ritmi e gesti attraverso tre personaggi e raccontare in un film comico la storia del nostro paese in uno stile psichedelico, grottesco e comico al tempo stesso“. Oltre ai tre personaggi, interpretati da Albanese, incisiva anche la figura del Sottosegretario (Fabrizio Bentivoglio) che viene descritto come un uomo associato alla mafia, anche se Albanese ha sottolineato che “non c’è alcun riferimento preciso a cose o persone“.
Una satira sociale, quindi, e non politica. Infatti, oltre all’ironia su coloro che frequentano il Parlamento, anche l’istituzione Chiesa viene presa di mira grazie al personaggio di Frengo che ha velleità di riformare la Chiesa “planando sull’universo cosmico” e l’aspirazione di farsi beatificare prima della morte “perchè da vivo me la godo meno“.
A rendere, inoltre, lo stile così psichedelico e grottesco lo zampino del compositore siciliano Paolo Buonvino, che per l’occasione ha creato una colonna sonora “futurista utilizzando ritmi reggae, cori gospel, sonorità elettroniche e dubstep, oltre a un’orchestra di fiati e di archi“.
In contemporanea all’uscita del film la Fandango Incontro (la Fandango è la casa di produzione del film insieme a Rai Cinema) ha aperto le sue porte al pubblico per la mostra intitolata Autoritratti con problemi in cui sono raccolti una serie di scatti del backstage del film. Ventisei fotografie che ritraggono Cetto, Frengo e Rodolfo nelle loro gesta, tra cui spicca “I politici o tutti dentro o tutti fuori. Mezzi dentro mezzi fuori non è pratico, ne risente il sistema paese” enunciata da Cetto. La mostra, di Philippe Antonello e Stefano Cristiano Montesi, rimarrà aperta fino al 31 gennaio.