La nuova era dell’arte dell’America Latina
Inaugurato a Bruxelles, Rainhart, la prima galleria in Europa interamente dedicata all’arte Latinoamericana
di Alessia Signorelli
La potenza narrativa dell’arte latinoamericana, affonda le sue radici in tradizioni differenti e splendidamente “meticce”, che la rendono unica al mondo. Le antichissime mitologie, l’incontro doloroso con la colonizzazione, sono solo due degli elementi che hanno contribuito a segnare la produzione artistica di quelle latitudini, amate da tutti per la gente, il sole, la natura e la bellezza intrinseca che posseggono, ma poco considerate “al di qua” dell’Atlantico, per quanto riguarda le arti visive.
Ad andare a “riempire questo vuoto” ci pensa, finalmente la Rainhart (Rainha do Mar Art) Gallery, inaugurata lo scorso dodici dicembre a Bruxelles, “capitale non ufficiale” d’Europa, ad opera di Andrea Pastore, madre brasiliana, padre italiano, con un curriculum di tutto rispetto e una passione per l’arte che l’ha portata, oltre a seguire attentamente le tendenze dei mercati d’arte d’Europa, ad esplorare in lungo e in largo l’America Latina, alla ricerca di quegli artisti la cui visione segnasse un punto di svolta ed andasse, quindi, a disintegrare certi assunti pseudo-antropologici, fermi ad un’idea di arte “indigena”.
E’ forte, la volontà di Andrea Pastore, di voler gettare, tramite l’apertura della Rainhart Gallery, un “ponte” tra questi artisti ed i collezionisti non solo di tutta Europa, ma anche provenienti dal Medio Oriente e dall’ Africa; proprio come “spazio d’incontro e di conoscenza”, si connota, dunque questa nuova galleria, che già contiene lavori di moltissimi artisti, cubani, brasiliani, colombiani, etc. già ampiamente riconosciuti ed apprezzati negli Stati Uniti ed in Canada, ma poco esplorati dalle nostre parti.
Si va dalle sculture di Luìs Fernando Pelàez (classe 1945), lineari, geometriche, austere, alle sperimentazioni quasi Dada di Eduardo Ponjuàn, passando per le memorie naif e sognanti, di matrice “miròniana” ibridata con la propria eredità più tribale di Manuel Mendive, alle meravigliose fotografie di René Peña, dal taglio che strizza un occhio all’eredità di Robert Mapplethorpe, alle piacevolmente inquietanti immagini di Maira Ortins. Questi sono solo alcuni (perché sono davvero tanti, e tutti diversi) degli artisti raccolti nella Rainhart Gallery, grazie al lavoro certosino e all’occhio curatoriale attento di Andrea Pastore.
Quello che offre la Rainhart Gallery, dunque, è uno sguardo complessivo, altamente critico e qualitativamente ineccepibile dell’arte contemporanea dell’America Latina. Gli artisti presenti nella galleria, non si limitano ad essere semplicemente un”esempio” di tipologie di “bravi artisti latinoamericani”, ma rappresentano anche un punto di rottura.
In un “mondo globalizzato, che vuole che l’artista faccia quel che da lui ci si aspetta” , gli artisti rappresentati in Europa dalla galleria di Andrea Pastore, si impongono come uno sguardo molto più trasversale e molto meno attaccato a certi precetti imposti che, per un qualcosa che potremmo definire il famoso “cane che si morde la coda”, finiscono per stroncare il concetto più essenziale della creatività, imbrigliandola in codici non scritti e non detti, ma subdolamente sottointesi.
E quindi, ecco che, sotto l’occhio distratto del collezionista “da questa parte dell’Atlantico”, iniziano a scorrere immagini che, come già dicevamo più sopra, per una questione di “abitudini”, non ci si aspetterebbe.
Molto probabilmente, la forza degli artisti dell’America Latina portati alla nostra attenzione dalla Rainhart Gallery, risiede proprio nel loro rifiuto del compromesso, nel non essersi adagiati, come, invece, sta succedendo, da diverso tempo, oramai, a gran parte degli artisti, anche delle nuove proposte delle “nostre aree”, in una determinata sicurezza data da un mercato che, come lamentava già Charles Saatchi, circa due anni fa, è dominato e composto da personaggi che, con l’arte hanno poco a che fare.
Osano, gli artisti di Andrea Pastore, “fregandosene” proprio di quello che il mercato imbolsito del Vecchio Continente vuole; di certe mollezze, di certe sicurezze, non hanno bisogno.