Spagna, la sanità malata
Il governo Rajoy riflette su nuovi “ticket” per farmaci e servizi sanitari pubblici
di Maria Bonillo Vidal
Due “maree bianche” hanno percorso già la capitale spagnola. Sono migliaia di medici, infermieri e altro personale sanitario, vestiti con i loro camici bianchi, che manifestano per difendere una sanità pubblica di qualità. La ruota dei tagli e dell’imposizione di nuove tasse ordinate dal governo di Mariano Rajoy è passata già per tutto l’elenco dei servizi sociali: l’istruzione, la giustizia (da oggi si paga per avviare le cause in tribunale) e ora anche il sistema sanitario statale iberico, uno dei migliori al mondo secondo uno studio dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
La pazienza degli spagnoli, che in diverse occasioni hanno mostrato la loro rabbia per queste misure con scioperi generali e altre proteste, sta terminando. “La sanità si difende, non si privatizza”, è uno degli slogan piú ascoltati durante le manifestazioni che dicono “no” all’appalto di alcuni servizi sanitari ad aziende private, deciso dalla Comunidad de Madrid e progettato già da altre regioni, come quella valenziana.
In principio fu il pagamento dei farmaci. Lo scorso 1°settembre è entrato in vigore il famoso “copago”, a causa del quale i cittadini dovranno pagare parte dei medicinali finora coperti dal sistema della previdenza sociale. Ora si discute sulla possibilità di allargare questo provvedimento anche a medicinali “salvavita” per malattie gravi come il cancro, con un prezzo massimo di 5 euro circa per ogni ricetta. Il governo ha stabilito che, come in altri casi di pagamento compartecipato, l’importo del ticket dipenderà dalla pensione di ogni paziente e che in nessun caso si oltrepasserà il limite di 5 euro.
D’altra parte, lo stesso esecutivo sta pensando di far diventare a pagamento anche il trasporto in ospedale con l’ambulanza per i casi “non urgenti”. Quello che il nuovo provvedimento intende per “non urgente” comprende i malati cronici, come quelli con tumori, epatite o altre malattie renali, oltre alle persone in riabilitazione post-incidente o che hanno un appuntamento con il dottore. La risposta di pazienti e medici non si è fatta attendere: “questo è un altro attentato contro i nostri diritti fondamentali”, hanno dichiarato ai giornalisti.
I governi regionali hanno competenze in questa materia, la sanità, dunque gran parte dei propri bilanci dovrebbe andare a finire in questo settore. Nonostante le risorse impegnate negli anni, le comunità autonome si trovano ampiamente indebitate, cosí come il governo centrale. I tagli e le misure di compartecipazione alla spesa sono realizzate perciò sia a livello regionale che a livello statale.
Da parte sua, il governo di Mariano Rajoy agisce in quasi tutti i campi nello stesso modo, senza avviare un dibattito pubblico e goverando a colpi di maggioranza, attraverso decreti legge. I cittadini continuano a dividersi in due scuole di pensiero: 1) è un brutto momento, dobbiamo uscirne contribuendo tutti; oppure 2) noi non abbiamo creato la crisi, perché la dobbiamo pagare al posto dei responsabili?
Con quest’ultima marea bianca, diventano tre le maree che Rajoy deve affrontare, dopo quella verde per l’istruzione e quella nera per la giustizia. Chissà se tutte insieme andranno a finire in un fiume di proteste.