Anno nuovo Foggia nuova?
Dopo settimane di fuoco con le strade coperte da rifiuti, la città pugliese torna a respirare
di Francesca Britti
Camionette scortate dalla polizia che raccolgono ingenti quantità di rifiuti ponendo fine al rischio igienico-ambientale della città e dei suoi cittadini. Cittadini che sono scesi in strada per protestare contro lo scempio a cui stavano assistendo e ricordando agli amministratori la salata tassa, la Tarsu, che hanno pagato. A sottolineare questo degrado la classifica sulla raccolta differenziata di Legambiente in cui Foggia (e buona parte della sua provincia) occupa gli ultimi posti.
Ancor prima dei cittadini preoccupati, il malcontento è partito dai lavoratori dell’Amica (la locale società di smaltimento rifiuti), che hanno dapprima rifiutato l’accordo con l’azienda barese Amiu lo scorso 14 dicembre, per poi raggiungerlo il 18 dicembre con 305 sì, 5 no e 2 schede nulle ribaltando il voto precedente in cui i contrari furono ben 166. Meno pressioni e un ambiente più sereno le motivazioni ufficiali del netto cambiamento di voto.
La situazione sembra risolta grazie all’accordo con l’azienda barese che assumerà tutti i 355 dipendenti dell’ormai ex Amica (al momento i lavoratori non hanno ancora firmato il nuovo contratto, ndr). Torna, quindi, il sorriso ai lavoratori, ai cittadini, all’amministrazione comunale.
C’è, però, da interrogarsi sul perchè si è arrivati a questo punto. Individuare responsabilità e tracciare un nuovo sano percorso affinchè in futuro gli stessi errori non si ripetano più. Come dice il detto ‘prevenire è meglio che curare’, ma a Foggia le cose sembrano andare decisamente in maniera diversa.
Il nodo cruciale su cui bisogna interrogarsi è il debito di 60 milioni di euro che ha portato al fallimento dell’Amica. Un debito che vede, secondo i foggiani, come unico responsabile (e capro espiatorio) l’attuale sindaco Gianni Mongelli, cui è stato chiesto di dimettersi durante la bufera scatenatasi nelle ultime settimane del 2012. Ma come un lavoratore dell’Amica ci ha raccontato la realtà è un’altra. Il debito “parte dalla gestione politica di Agostinacchio (ex sindaco del capoluogo pugliese), che usò del denaro pubblico per l’apertura della compagnia aerea Federico II, poi fallita“. Soldi, poi, riversati nelle casse del Comune, dichiarò l’ex sindaco. Ciò non solleva Mongelli dalle sue colpe ma al suo arrivo la situazione non era di certo florida.
Risolvere la situazione? “Occorrono nuovi mezzi, quelli che abbiamo sono vecchi e inefficienti, il ripristino delle isole ecologiche e l’uso della differenziata, il ripristino del lavaggio interno come fonte di risparmio poichè sono gli stessi lavoratori ad occuparsene grazie a delle gare d’appalto”. Idee di un comune cittadino e lavoratore onesto che quotidianamente ha fatto e continuerà a fare il suo lavoro.
E questo è un altro punto su cui bisogna riflettere. Sul piatto della bilancia gli amministratori locali, forse non capaci (o non hanno voluto?) di sviluppare le idee di coloro che puliscono le strade foggiane ogni giorno e sanno quali sono le esigenze urgenti, come quelle riportate.
E i cittadini che in una situazione estrema si sono ribellati, ignari (volutamente) di aver contribuito alla rovina della città. Il nostro testimone ci ha infatti raccontato una serie di infelici episodi in cui gli operatori sono vittime di offese dei passanti: “La maleducazione è qualcosa che non sopporto, io faccio onestamente il mio lavoro, mi fermo solo 5 minuti per il pranzo e ora neanche mi siedo più, mangio in piedi per evitare che la gente mi giudichi male“. I materiali ora sono ‘usa e getta’ e vengono facilmente gettati a terra dai cittadini, basti pensare ai pacchetti di sigarette, alla pubblicità. “E tu che ci stai a fare?”, è la risposta comune dei cittadini che, una volta ripresi dall’operatore, ripetono.
Certo l’onestà di operatori come il nostro testimone evidentemente non vale per tutti. Le lamentele dei cittadini non sono così infondate. Ma (forse) fannulloni non sono gli operatori ma coloro che stanno costringendo ancor oggi le camionette della Sia e di Ase ad essere scortate dalla polizia per evitare pesanti intimidazioni, come già successo lo scorso 22 dicembre, quando gli operatori delle due aziende di Manfredonia e Cerignola furono bloccati da alcuni lavoratori dell’Amica. Un “consiglio” quello di andarsene che è stato minimizzato ma che vede protagonisti di questo gesto personaggi mafiosi. Nonostante tutti ne siano consapevoli, a partire dai cittadini che scaricano le colpe altrove, ancora una volta a vincere è l’omertà.