Evasori addio
Tutti pronti a fare i conti con il nuovo redditometro, lo strumento messo a punto dal Ministero dell’ Economia per stanare gli evasori
di Alessia Ricci
Pubblicato in Gazzetta il decreto del ministero dell’Economia che perfeziona i controlli sul nostro tenore di vita. Al vaglio del fisco finiranno tutti i consumi degli italiani, dalle polizze previdenziali ai viaggi, dalle spese mediche ai gioielli, fino alle imbarcazioni. 11 le famiglie-tipo prese in considerazione, dal single sotto i 35 anni alla coppia con tre o più figli. Il provvedimento amplia sia il paniere dei beni oggetto di accertamento sia le modalità di incidenza degli acquisti. Uno strumento di accertamento sicuramente più pervasivo rispetto alle versioni precedenti, che non tiene conto solo dei beni di lusso come nel 1992.
Cuore del redditometro, la c.d. tabella A che valuterà la spesa sostenuta dal contribuente per ogni singolo bene e i relativi costi di mantenimento.
Particolarmente significato il disposto dell’Art 1 comma 3 che recita: “Il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva, indicato nella tabella A, è determinato tenendo conto della spesa media, per gruppi e categorie di consumi, del nucleo familiare di appartenenza del contribuente; tale contenuto induttivo corrisponde alla spesa media risultante dall’indagine annuale sui consumi delle famiglie compresa nel Programma statistico nazionale”
E’ dietro l’espressione “contenuto induttivo” che si nasconde il valore da attribuire alle singole voci della tabella. Pertanto, annualmente, verrà realizzata un’indagine sui consumi delle famiglie in base alle 11 tipologie di nuclei, suddivisi in cinque diverse aree territoriali. L’analisi dell’aggregato che verrà fuori dal campione, definito statisticamente “significativo”, sarà il nucleo centrale di quel “contenuto induttivo” sopra citato e che darà luogo al valore attribuibile alle singole voci della tabella A.
Ma il fisco, per stanare gli evasori, avrà la possibilità di andare oltre le “cento voci” di spese pubblicate nella tabella A: la nuova e temuta arma è contenuta nell’articolo 1 comma 6 del decreto in questione
“Ai fini della determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche, resta ferma la facoltà dell’Agenzia delle entrate di utilizzare, altresì:
– elementi di capacità contributiva diversi da quelli riportati nella tabella A, qualora siano disponibili dati relativi alla spesa sostenuta per l’acquisizione di servizi e di beni e per il relativo mantenimento;
– quota di risparmio riscontrata, formatasi nell’anno. “
Il redditometro altro non è che lo strumento che verificherà la “veridicità” e la plausibilità delle dichiarazioni dei redditi a partire dall’anno di imposta 2009. Tutto parte da due semplici considerazioni: attualmente l’evasione fiscale è insostenibile, sono circa 160 i miliardi di euro annui evasi secondo la Corte dei conti, 250 secondo Eurispes. Per l’agenzia dell’entrate una famiglia su cinque sostiene spese che non sono coerenti con i redditi dichiarati. Le possibilità di verifica da parte del Fisco sono pari al 10 % circa rispetto alle dichiarazioni presentate.
Tenuto conto che resta difficile incrementare il numero degli accertamenti e che l’evasione fiscale, assieme alla corruzione e la spesa pubblica clientelare, ci sta conducendo sull’orlo della bancarotta, non resta che utilizzare al meglio gli strumenti a disposizione.
Non mancano i punti deboli. Il Fisco accerta i beni posseduti dal contribuente, applica coefficienti stabiliti per legge e compara i risultati, se il reddito è incongruo si da il via ad un “accertamento sintetico induttivo”.
E’ comunque previsto un limite di tolleranza prossimo al 20%, uno scostamento da tale limite farà scattare l’allarme e i relativi accertamenti. L’Agenzia dell’entrate ha deciso per questo di mettere a disposizione dei contribuenti il redditest, che dovrebbe servire a verificare se le spese sostenute siano coerenti con i redditi familiari, il risultato finale non è un valore numerico ma una semplice segnalazione:
-verde, se i redditi sono coerenti e quindi superiori a quelli stimati con il software;
-rosso, se i redditi sono incoerenti, cioè più bassi dei redditi dichiarati o da dichiarare.
Al contribuente toccherà l’onere della prova e quindi scendere in prima linea “contro” le rilevazioni del Fisco. Nel caso in cui emergessero divergenze tra quanto speso e quanto dichiarato, due le possibili alternative.
La prima prende in considerazione altri redditi (esenti o esclusi dalla base imponibile) eventualmente utilizzati per sostenere tali spese. Sono ricompresi in tali categorie anche gli “aiuti” finanziari di altri soggetti.
La seconda conduce, invece, direttamente alla contestazione delle spese accertate dal Fisco: toccherà al contribuente dimostrare il diverso ammontare delle spese sostenute. Inoltre, bisogna tener conto che il redditometro non si basa sulla spesa effettiva ma su una presunzione derivante da un coefficiente stabilito per legge. Il rischio che si corre è quello di essere approssimativo (come accade per esempio in fatto di spese per autoveicoli) quando considera costi medi che prescindono completamente dall’effettivo utilizzo che ciascuno concretamente fa del proprio mezzo.
(fonte immagine: http://www.lindipendenza.com)
Una risposta
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