Russia- Ue: una relazione tormentata
Durante l’ultimo vertice tra Mosca e Bruxelles è ancora grande la distanza che separa le due potenze del Vecchio Continente
di Martina Martelloni
La distribuzione delle risorse energetiche, si sa, condiziona totalmente la domanda e l’offerta nei mercati internazionali ma non solo. Avere o non avere combustibili fossili sul proprio territorio può influenzare anche i rapporti tra diversi Stati. Ad esempio, la Russia e l’Unione Europea hanno da tempo stretto un accordo di collaborazione per ciò che riguarda il gas, una risorsa inesistente o quasi in gran parte dell’Ue, che ha di fatto reso dipendente Bruxelles dal colosso russo.
Il tema dell’energia è divenuto argomento di dibattito e contrasto durante il vertice Ue-Russia avvenuto lo scorso 21 dicembre 2012. Ciò che scotta e brucia fortemente nel progetto politico-economico di Mosca è il tentativo di frenata delicatamente effettuato dai vertici decisionali europei rispetto ad una crescita sempre maggiore del potere gestionale di Gazprom, l’immenso fornitore di gas russo.
Da qualche anno circolano i nomi di due gasdotti che renderebbero più diretta ed immediata la distribuzione di questa risorsa: il North Stream ed il South Stream. La differente terminologia spiega i canali di passaggio che prevedono, nel primo caso, una pipeline di 1223 km che dalla Russia scavalca i vari Stati e staterelli dell’ex Unione Sovietica, per fare del Mar Baltico la via prediletta per far arrivare il gas fino in Germania. In funzione dal 2011, l’obiettivo russo è di alienare Ucraina, Bielorussia e Polonia dallo scenario del potere, così da privarli anche del solo transito dei gasdotti diretti in Europa.
South stream, invece, è ad oggi in costruzione: questo progetto multipolare vede tra i principali finanziatori ed addetti ai lavori l’italiana Eni, la francese Edf, i tedeschi della Wintershall e, chiaramente, i russi di Gazprom. In questo caso il passaggio è, come si intende, a sud. Si trasporta e canalizza gas dalla Russia attraversando il Mar Nero per circa 900 km per addentrarsi poi nuovamente nell’entroterra, ramificandosi in due diverse condutture, verso l’Austria e verso l’Italia. Lo spettacolo del gas sottomarino si concluderà solo nel 2015: l’attesa è lunga e non mancano le polemiche riguardo al rapporto fin troppo stretto con la Russia.
Da civile dibattito si è passati ad un vero e proprio contrasto retorico, che ha coinvolto il Presidente della Commissione Europea Jose Manuel Barroso ed il suo interlocutore, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Il timore europeo è di restare impassibile nel veder crescere inesorabilmente la dominazione monopolistica del Cremlino sul mercato del gas. La principale protagonista Gazprom, infatti, è sotto l’evidente controllo del potere politico russo. La prevenzione a tale incombente prospettiva futura consiste nell’attivare quel fatidico “Terzo Pacchetto Energetico” che consentirebbe di dar vita ad un unico mercato del gas europeo, in modo da sfilarsi dallo stretto abbraccio con Mosca e poter aprire le porte ad enti differenziati con progetti ed idee stimolanti alla liberalizzazione degli scambi.
Putin ha reagito vantando il primato commerciale di gas, che ricopre da solo il 40% di fornitura europea. E’ sceso dunque in campo, difendendo ardentemente il suo ruolo di fonte essenziale per un intero continente.
Dagli angoli opposti del ring, Barroso e Putin temono entrambi la sconfitta: per l’uno, dovuta ad eccessiva dipendenza dal gas russo e per l’altro, dovuta alla perdita di un podio essenziale come quello europeo per la grandezza economica, politica e sociale di un immenso territorio ricco di metano.