I “corpi” di Giulia Magagnini

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I dipinti dell’artista saranno in mostra a Roma fino al 3 febbraio

di Silvia Cresci

fonte immagine: paconline.it

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Lo spazio Coworking SPQwoRk di Roma ospita la mostra “Corpi senza testa”, che vede esposte le opere della pittrice Giulia Magagnini. Si tratta di dipinti incentrati sulla tematica del corpo, il quale, privo della testa e in qualche caso anche degli arti, va ad assumere un particolare significato.

Abbiamo posto alcune domande alla stessa artista, per capire cosa l’abbia spinta a realizzare queste opere e come esse debbano essere lette.

Quando ha deciso che lo studio del corpo sarebbe entrato a far parte delle sue ricerche artistiche?
La domanda in realtà è: “Quand’è che il corpo ha deciso di entrare nella mia ricerca artistica?” La risposta è: “fin da subito”. Ho capito che il corpo sarebbe diventata una delle mie ossessioni fin da quando all’Accademia di Belle Arti seguivo le lezioni del prof. Luca Valerio.

Qual è stato il percorso che l’ha portata alla realizzazione delle opere che oggi vediamo esposte?

Non ricordo nessun percorso, anzi quello che ricordo è un periodo veramente difficile in cui non riuscivo ad esprimermi, non riuscivo a fare di me una cosa che si sposasse bene con quello che mi circondava. Questi lavori sono venuti in modo improvviso, quasi uno sbocco per mettere a fuoco la sensazione del momento.

I corpi che rappresenta nei suoi dipinti non sono soltanto privi di testa, ma in molti casi risultano mutili anche degli arti. Come mai ha voluto attribuire loro queste caratteristiche?

La testa è stata la prima cosa che ho tolto e questo per sottolineare la mancanza di tutto quello che una testa comporta, poi ho pensato all’espressività che ha un corpo, la gestualità delle mani, la libertà nelle gambe e ho tagliato qua e là anche quelle, finché non sono arrivata ad avere quello a cui volevo arrivare, un sacco di carne.

Come soggetti delle sue opere troviamo sia corpi maschili che femminili. Quali differenze di significato sono connesse a ciascuno dei due?

É in particolare il corpo maschile quello che volevo per i miei soggetti. Mi interessava un corpo nuovo, un corpo diverso da quello femminile, un corpo da poter far a pezzi senza sentirmi troppo esposta… e il mio ragazzo mi è stato di molto aiuto. I corpi femminili, quei pochi che ho fatto, sono venuti dopo ma con loro non sono riuscita ad esprimere tutta quella rabbia e difatti quelli esposti in mostra non sono esattamente mutilati ma tagliati fotograficamente.

Lo sfondo, pressoché neutro, sul quale campeggiano i corpi, seduti o stanti, è anch’esso finalizzato a comunicare un preciso messaggio?

Volevo due colori molto contrastanti, opposti, uno caldo, l’altro freddo, è per questo che i corpi rosa-arancio si stagliano su questo fondo celeste-blu. Lo spazio dietro i corpi doveva essere il più possibile estraneo, neutro e malinconico.

Al termine di quest’esposizione romana, ha già in programma di portare le sue opere anche in altre città d’Italia o all’estero?

Queste opere non sono molto recenti e si sa che l’occhio dell’artista è sempre rivolto al futuro col suo immenso bagaglio di possibilità. Per ora vado avanti a lavorare a nuovi progetti.

A quale nuovo progetto artistico si sta dedicando in questo momento o vorrebbe dedicarsi nel prossimo futuro?

In questo momento sono impigliata nella rete dell’infanzia. Sto lavorando ad un progetto che nasce come un lavoro di interpretazione dei dati e delle informazioni che trovo su me stessa. Voglio affrontare argomenti quali l’infanzia, la sessualità, l’identità e anche la morte con materiali e tecniche nuove. In particolare sto lavorando con il cucito, con incursioni nella fotografia (in particolare la fototessera) e con l’inserimento di oggetti legati al passato e al ricordo. Il lavoro nasce dall’esigenza di trovare una dimensione universale ed una più intima e personale legata all’identità in uno scambio continuo tra quello che si era, quello che si è e quello che sarà.

Corpi senza testa”

Roma, spazio Coworking SPQwoRk (Via di Portonaccio 23/b)

11 gennaio – 3 febbraio 2013

Per informazioni sulle opere: www.be.net/giulialimone

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