Rischio energetico per l’Italia
Una potenziale escalation delle violenze terroristiche in Algeria è destinata a mettere nei guai l’Italia
di Andrea Ranelletti
Mentre continua a salire il conto delle vittime di In Amenas, si fa luce sui macabri particolari dell’eccidio e cresce il cordoglio internazionale, l’Italia è alle prese con le incognite legate alla destabilizzazione interna del suo primo fornitore di gas. Le enormi riserve presenti in Algeria – decimo paese al mondo nella graduatoria di disponibilità di tale materia prima e secondo in Africa – sono vitali per assolvere al nostro fabbisogno energetico.
Davanti alla Russia, l’Algeria è il nostro primo fornitore di metano: la quantità di gas che l’Italia riceve da Algeri costituisce un terzo di tutte le sue importazioni internazionali di tale risorsa. Lo scorso anno oltre 20 miliardi di metri cubi di gas utilizzato in Italia proveniva dai gasdotti algerini. L’Algeria fornisce all’Italia anche circa 2 milioni di barili di greggio all’anno, soddisfacendo il 2% del nostro fabbisogno energetico. Le aziende italiane maggiormente presente in territorio algerino sono l’Eni (il 17% della sua produzione di idrocarburi è radicata in algeria) e la Snam.
Nel giorno dell’attacco l’arresto della produzione a In Amenas, il terzo giacimento di tutta l’Algeria, ha causato un’immediata contrazione delle esportazioni energetiche algerine verso l’Italia, per una riduzione complessiva del 17%. La successiva ripresa della normale esportazione – per una quantità complessiva di 75 milioni di metri cubi, secondo le rilevazioni della Snam – non è servita a diminuire la preoccupazione riguardo l’impatto che un crollo dell’import di metano dall’Algeria causerebbe all’Italia.
Qualche settimana fa abbiamo parlato del problema energetico italiano. L’Italia è una nazione che dispone di vaste riserve di petrolio e gas non sfruttate sotto il suo territorio, ma nonostante ciò resta ampiamente dipendente dall’importazione per soddisfare le proprie necessità. La possibilità di compensare una diminuzione dell’importazione di gas dall’Algeria con un aumento dell’import dalla Russia non diminuisce il rilievo che ha per l’Italia la stabilizzazione dello stato africano.
L’attacco terroristico a In Amenas mette a nudo la profonda vulnerabilità di un’Europa in difficoltà. I terroristi hanno rapidamente compreso che non sarebbe stato necessario attraversare il mar Mediterraneo per creare scompiglio nel continente europeo: l’attacco sferrato a uno dei suoi principali fornitori di energia – il 60% del gas prodotto in Algeria è destinato all’Europa – e la promessa di future azioni di paragonabile impatto sono sufficienti a destabilizzare ulteriormente un’economia internazionale in profonda crisi.
Il rischio di una crisi energetica algerina e l’innalzamento del livello d’allarme di attentati terroristici in Italia sono i primi effetti della guerra in Mali sul nostro paese. Il supporto logistico che il Ministro Terzi ha affermato di voler fornire al governo francese è il primo segnale di un maggior coinvolgimento italiano alla missione francese, destinato a evolversi nel corso del tempo: la difesa dei molti interessi italiani nel Nord dell’Africa passerà probabilmente da un maggior impegno nel Mali.
(fonte immagine: http://media.wired.it )