Teatro Valle, una scommessa a rischio
Il labile confine tra Bene Comune e proprietà Privata, l’esempio della storica sala romana
di Caterina Mirijello
Il rischio di abbandono di esercizi cinematografici o culturali che caratterizza l’Italia negli ultimi anni si è distinto, spesso, per aver innescato un processo opposto: l’occupazione dei locali e l’avvio di attività culturali da parte di un collettivo. È quello che sta accadendo al Cinema America, di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane, è quello che sta interessando l’ex Cinema Palazzo, oggetto di analisi della nostra inchiesta la prossima settimana, ed è quello di cui vogliamo parlarvi oggi, con l’esempio datoci dal Teatro Valle.
Questo importante stabile rappresenta il Teatro più antico ancora operativo che la Capitale dispone, senza sapere se tale caratteristica sia motivo di vanto o meno. La struttura risale al XVIII secolo e venne, man mano, modificata per esigenze strutturali e di sicurezza. Non si sa bene se il nome “Valle” derivi dal primo direttore di Teatro che lo stabile ebbe, per l’appunto Domenico Valle, o se il colorito linguaggio romanesco affibbiò al teatro questo distintivo poichè sito in prossimità di una valle.
Elemento del tutto trascurabile se ci si immerge nella sua lunga storia, intervallata da nomi di architetti eminenti, artisti intramontabili e drammaturghi avanguardisti. Fu proprio in questa elegante sala, che porta ancora il sigillo della nobile famiglia dei Capranica, che Luigi Pirandello presentò e rappresentò per la prima volta ‘Sei personaggi in cerca d’autore’, destando scompiglio e incomprensione in un pubblico ancora non troppo propenso verso forme artistiche innovative.
Il suo percorso cronologico ne descrive un’evoluzione legata alle esigenze a cui dovette far fronte. Così se nacque come teatro privato, successivamente divenne la sede del Seminario Romano, ospitò l’Accademia Francese, fino a trasformarsi in uno dei teatri principali affollati dall’élite intellettuale e aristocratica della capitale italiana.
Gli scompensi sociali che il nostro Paese sta attraversando hanno messo in grave pericolo la funzionalità di questo luogo nevralgico per la cultura romana e fu così che nel giugno 2011, a seguito della soppressione dell’ETI (Ente Teatrale Italiano), un gruppo di lavoratori e artisti ha occupato questo elegante teatro per scongiurarne il suo possibile cambiamento di destinazione d’uso.
Azione che ha attratto a sé le attenzioni di un pubblico intellettuale, nazionale e non, riuscendo anche a dare vita altrove a realtà molto affini. Il principio osannato e detonatore di questa rivolta pubblica culturale, la cui durata sarebbe dovuta essere di pochi giorni, è il desiderio di diffondere le arti e la cultura in maniera orizzontale, servendosi della collaborazione attiva di cittadini e esperti del settore, per dare origine a un’entità culturale alimentata direttamente dal popolo. Gli occupanti hanno attivato una rete di relazioni con artisti, personaggi pubblici, enti private fino a creare una realtà in continuo divenire, ricca di proposte culturali, stimoli costruttivi e risorse orientate verso il coinvolgimento di tutti.
Lo scorso 14 giugno 2012 il collettivo festeggiava il primo anno di coinvolgimento socio- artistico della struttura tramite una serie di attività ed eventi oltre che con l’annuncio di voler dare vita alla “Fondazione Teatro Valle Bene Comune. Questo progetto molto ambizioso, che consentirebbe agli occupanti di liberarsi dal fardello di ‘illegalità’ cui i meno entusiasti fanno appello, si basa sulla costituzione di una realtà con azionariato popolare che mira ad accogliere il maggior numero di soci fondatori, che avranno il diritto di contribuire sulle scelte circa il futuro di questa struttura.
Nonostante la partecipazione attiva di gran parte della popolazione romana e italiana, parecchie sono le voci in dissonanza. Esiste infatti una lamentela costante e in crescita che si oppone alla realtà sperimentata ora dal Teatro Valle e ne denuncia lo stato di illegalità come pure l’assenza di provvedimenti che il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, avrebbe dovuto esercitare. Inoltre, numerose sono le voci che contesterebbero il programma poco formativo e per nulla innovativo del Teatro, la presa di diritto degli occupanti su un luogo di interesse storico e soprattutto su un Bene Pubblico della comunità.
Le critiche sferzate (esiste anche un gruppo su Facebook: Liberiamo il (dibattito) Teatro Valle Occupato?) denunciano anche il nuovo statuto della futura Fondazione (che sembrerebbe accogliere molti soci ma il cui numero non è ancora sufficiente per raggiungere il Capitale Sociale necessario) che pare non onorare i principi di democrazia e uguaglianza su cui fa perno.
La storia narra che il fervente monarchico e amministratore della struttura murò l’entrata riservata ai reggenti per obbligare il Presidente Provvisorio della Repubblica Enrico De Nicola ad accedere al palco reale per mezzo dell’entrata principale, ora chissà se i comunardi ricorreranno a questo escamotage per non relazionarsi con le istituzioni? La storia spesso è soggetta a ricorsi.
Una risposta
[…] dopo il Teatro Valle, il Cinema Palazzo, il Cinema America, di cui ci siamo occupati in passato, anche il Teatro […]