Dantesco Dalì!
Chiara Ronchini, curatrice dell’esposizione, ci racconta “La Divina Commedia” di Salvador Dalì
di Alessia Signorelli
Palazzo di Primavera, a Terni, ospiterà fino al prossimo 3 marzo le 100 xilografie che il poliedrico Maestro Salvador Dalì realizzò per un capolavoro assoluto della letteratura (non solo italiana): la Divina Commedia.
Un viaggio affascinante ed un’esperienza espositiva importante, colta nelle parole della curatrice Chiara Ronchini.
Le illustrazioni di Salvador Dalì per la Divina Commedia rappresentano, potremmo azzardare, “il rovescio della medaglia” rispetto alle più “classiche” di Gustav Doré e sono considerate un capolavoro assoluto del Novecento. In più, il mondo iconografico di Dalì, che è una “porta” sul suo universo interiore ed inconscio, rappresenta un “viaggio curatoriale” affascinante. Com’è stato “rileggere” la Divina Commedia con gli occhi di Dalì?
Leggere la Divina Commedia con gli occhi di Dalì è stato un viaggio pieno di emozioni discordanti tra loro. Osservare attentamente queste magnifiche opere è veramente come viaggiare all’interno di una mente complessa senza fine, le sensazioni sono un sali e scendi di emozioni a ritmo continuo. Ritroviamo la violenza, l’ossessione, il perturbante nell’inferno, per poi ritrovarci in un delicato e sublime paradiso, pieno di stupore, sapendo di osservare opere del visionario e conturbato Dalì. Un’interpretazione unica, dove l’artista catalano non riproduce un’immagine, ma si lascia completamente trasportare dalla sua singolare fervida visione. Queste opere sono sfide continue, tra surrealismo e iperrealismo senza mai abbandonare la grazia e la leggerezza della perfetta padronanza del suo universo pittorico.
L’educazione all’arte, visti i tagli effettuati nelle scuole per quanto riguarda la famosa “educazione artistica”, si fa sempre più sul campo attraverso mostre mirate arricchite da esperienze educative collaterali, che vanno ad integrare questa formazione non formale. In questo caso, il ruolo del curatore assume una sfumatura ancor più “educativa”. Non siamo dunque solo davanti a Dalì, ma ad opere pensate e realizzate per uno dei pilastri della cultura italiana e non solo, la Divina Commedia. Da curatrice, ha sentito il peso di una “doppia responsabilità” nell’ideare il percorso espositivo?
Certamente, ho sentito un grandissimo peso di responsabilità. In questa mostra, sono a confronto due grandi geni, assolutamente contemporanei da un punto di vista culturale, letterario ed artistico: da questi due grandi artisti si possono imparare moltissime cose, e il loro peso culturale ha le chiavi per comprendere gran parte di quello che ci ritroviamo ad affrontare oggi. Per questo abbiamo deciso di allestire, all’interno di ogni sala espositiva, un leggio con la divina commedia, per dare la possibilità ad ogni spettatore, ma soprattutto ai giovani di poter sfogliare e leggere l’opera , cercando di dare una comprensione su più livelli. Nel creare l’allestimento ho tentato di ricreare un’atmosfera molto intima e soffusa, grazie ad un’illuminazione concentrata solo sulle opere, lasciando in penombra il resto dello spazio, pensando ad uno spettatore che non si limiti ad osservare semplicemente le opere, ma che si fermi qualche attimo in più, magari leggendo un canto della Divina Commedia, lasciandosi trasportare da questo vortice di sensazioni, per poi fermarsi e riflettere alla grandezza dell’arte.
Rimanendo sulla tematica “educazione”, la mostra offre un premio a quegli studenti che saranno in grado di “interpretare” al meglio il linguaggio dell’arte recitando a memoria un brano della Divina Commedia. In più, ci saranno reading con artisti provenienti da ogni ambito della creatività. Secondo lei, quanto conta la “contaminazione” – il cui padre può essere, appunto, ritrovato proprio nello stesso Dalì, precursore di quello che poi è stato chiamato “happening” – nel mondo dell’arte, affinché non sia solo un’esperienza di puro piacere, ma rappresenti un viaggio nella cultura in grado di arricchire il visitatore su più fronti, lasciando una eredità interiore e culturale che duri nel tempo?
Credo, da sempre, che quando si organizza una mostra sia necessario coinvolgere lo spettatore il più possibile; un’ interazione con le opere permette di avere un contatto oltre che visivo, sensoriale, in grado di creare un dialogo con l’opera e con se stessi. Visitare una mostra è un atto che lascia sensazioni individuali in ognuno di noi; dare la possibilità di entrare non solo in uno spazio espositivo, ma nel mondo dell’artista, ricreare quelle atmosfere cercando di far immergere totalmente l’interlocutore in qualcosa di non quotidiano, è qualcosa che rimane nel tempo. Il concorso e i reading sono eventi collaterali organizzati proprio per gli studenti, così da dare loro la possibilità di partecipare attivamente a questa esperienza. Penso questa sia la cosa più importante per comprendere al meglio quello che ci troviamo di fronte, entrare nella visione di una mostra “attivamente” ci permette di non essere solo spettatori ma parte integrante della mostra e, dall’interno, si possono provare molte più emozioni capaci di coinvolgere più facilmente anche i più distratti.
Il lavoro di curatore è, a voler guardare bene, una missione, visto che ci si trova a dover affrontare forse la responsabilità più grande di una mostra e cioè, comunicare al visitatore la potenza, la bellezza, l’importanza delle opere in modo non solo “chiaro”, ma anche creativo. Quanto è stato stimolante affrontare un artista complesso e caleidoscopico come Salvador Dalì?
Di solito, quando curo una mostra (e io lavoro soprattutto con giovani artisti) tendo sempre a creare allestimenti coinvolgenti e molto particolari, insoliti e fuori dall’ordinario senza seguire regole. Lavoro con l’arte contemporanea dove, per me, regole non ci sono. Non seguo mai uno stile o una linea, ogni artista ha il suo mondo e io cerco di ricrearlo. Per questa mostra, devo essere sincera, non ho dovuto creare molto, l’importanza e la pienezza di queste opere hanno fatto da sole il loro lavoro. Ho semplicemente suddiviso i tre regni danteschi su i tre piani espositivi, e questo grazie allo spazio che mi ha facilitato (sviluppandosi su tre paini quindi perfetto). Primo piano inferno, secondo piano purgatorio e terzo piano paradiso. Ho aggiunto un leggio al centro di ogni stanza con il testo della divina commedia, e ho abbinato reading estemporanei della magnifica opera. L’atmosfera coinvolgente la crea Dalì senza bisogno di altra aggiunta, la sua complessità è sufficiente a trasmettere tutto quello che necessita un’esperienza come questa. Le opere sono tutte molto piccole e leggere, ma posso dirvi che per me tenere anche solamente una di queste opere in mano è stato come tenere un’opera pesantissima….come si dice ”Il peso dell’arte?
Al momento della pubblicazione, riceviamo notizia del fatto che, a causa di disguidi organizzativi, la mostra sarà visitabile solo fino al 4 febbraio. Ne prendiamo atto con rammarico data l’importanza di un simile evento e di quelli ad esso collaterali.