I rischi del conflitto maliano

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A Bamako e dintorni gli aerei francesi bombardano e le truppe di terra attaccano le forze fondamentaliste che minacciano il Paese. A quale prezzo?

di Asha Sabrie e Mirko Gentili

Un ragazzo maliano con la bandiera francese sulle spalle. (fonte immagine: blogs.voanews.com)

Un ragazzo maliano con la bandiera francese sulle spalle. (fonte immagine: blogs.voanews.com)

Diabaly è di nuovo dell’esercito maliano, dopo che l’aviazione francese durante questa settimana ha bombardato a tappeto tutta la zona limitrofa, per dare via libera alle forze di terra.

La città riconquistata si trova nella regione di Segou, 400 km a nord della capitale Bamako. L’avanzata del gruppo integralista Ansar Dine verso il sud del Paese ha accelerato l’intervento militare transalpino, in appoggio alle truppe del Paese centro-africano.

In questi ultimi mesi l’esercito maliano si è trovato in difficoltà di fronte all’ascesa militare dei miliziani dell’Ansar Dine.

L’instabilità politica del Paese non ha aiutato l’esercito governativo, al contrario lo ha indebolito nella leadership, con il risultato che la popolazione del Mali attualmente è sull’orlo di una crisi di nervi. Proprio la scorsa settimana alcune manifestazioni si sono tenute nella capitale, per richiedere un’azione diretta contro l’Ansar Dine e le sue varie milizie di sostegno.

È in questo contesto che la Francia si è decisa di intervenire in favore del Mali e del suo governo, con un’azione caldeggiata dall’Ecowas e dall’Unione Europea, per la quale l’esecutivo maliano è riconoscente ad Hollande.

A differenza delle milizie integraliste, l’esercito regolare è più stanco e meno equipaggiato. Pertanto, il supporto dell’aviazione francese ha avvantaggiato i soldati maliani, mettendoli nella situazione di poter combattere e avanzare verso il nord del Paese.

Nei giorni scorsi è stato forte il timore di una riscossa dell’Ansar Dine. La paura che il gruppo jihadista potesse occupare tutto il Mali ha scosso non solo la comunità internazionale ma anche gli stessi tuareg capitanati dell’Mnla, il movimento di separazione dell’Azawad.

Inizialmente, questo movimento separatista è stato l’alleato principale dell’Ansar Dine. Però, a quasi un anno dall’ascesa degli integralisti, i tuareg hanno visto eclissare la propria causa separatista e hanno assistito al caos nelle regioni del nord, a scapito della popolazione tuareg e non. Su queste basi, l’Mnla ha affermato la volontà di appoggiare i militari dell’Ecowas, per combattere contro i loro ex-alleati.

In un mese si è passati da una situazione d’immobilità, dove si assisteva all’occupazione di due terzi del Paese da parte in un movimento fondamentalista, all’intervento armato dell’esercito regolare coadiuvato dall’ex patria colonizzatrice: la Francia.

Per ora, l’appoggio francese è costituito dalla partecipazione dell’aviazione d’oltralpe. Gli aerei inviati da Hollande puntano ad individuare le roccaforti dei miliziani di Ansar Dine e i siti da dove si riforniscono di armi.

Tuttavia, nonostante l’obiettivo dichiarato sia quello di colpire in maniera “chirurgica” solo le forze islamiste, questi attacchi potrebbero comportare diversi rischi per la popolazione civile e per l’intera regione.

Infatti, mentre l’ipotesi di nuovi conflitti in tutta l’area circostante è seriamente presa in considerazione dal presidente egiziano Morsi, è invece molto probabile che gli interventi  dell’aviazione francese coinvolgano le vite dei civili. Più si protrarranno tali azioni militari, maggiori saranno le possibilità che qualche maliano resti ucciso.

In aggiunta a tutto questo, dalla vicina Algeria arriva la notizia che i confini sono stati rafforzati, onde evitare l’assalto degli sfollati maliani. Come ogni conflitto, anche questo rischia di trovare come unica vittima la popolazione locale, stretta tra la minaccia fondamentalista ed un’operazione bellica attesa da tanto ma che, alla fine, potrebbe comunque far male alla gente del Mali.

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