Le solite facce
Le liste Pd: tanti nomi già noti in mezzo alle nuove leve
di Samuele Sassu
L’ordine del giorno, nella campagna elettorale di questo periodo, è strettamente legato al concetto di “liste pulite”. Per entrare in Parlamento, il mese prossimo, la fedina penale di ciascun candidato dovrà essere immacolata, o almeno questo è ciò che i partiti vorrebbero far credere agli elettori. Sull’onda del caso Cosentino, ex uomo di punta del Pdl in Campania, inquisito per collusioni con la Camorra, l’arena politica cerca di proporre l’immagine di sé più linda possibile.
Il Partito Democratico è in qualche modo pioniere di questa nuova tendenza di rinnovamento e di “pulizia”. Il tutto è cominciato con Matteo Renzi, che nell’ultimo anno ha portato avanti la sua battaglia per la “rottamazione” della vecchia guardia di centrosinistra. Sono poi subentrate le primarie, per la scelta del candidato a Palazzo Chigi, vinte dal segretario Pier Luigi Bersani. Poco prima di capodanno, infine, le cosiddette “parlamentarie” hanno decretato, in maniera più o meno democratica, chi potrà competere per un seggio alla Camera o al Senato.
Nonostante vada dato merito al Pd di aver messo in piedi un concreto tentativo di democrazia diretta per fronteggiare il dannato Porcellum, subentrano alcuni dubbi riguardo alle candidature di attori politici di lungo corso. Scorrendo l’elenco pubblicato sul sito ufficiale dei democratici, si nota certamente un rinnovamento del partito, con più giovani alla prima, vera esperienza in Parlamento, accompagnati però da personaggi noti da decenni e più volte discussi.
Rosy Bindi, vicepresidente nazionale dell’Azione cattolica dal 1984 al 1989, eletta eurodeputato nel 1989, alla Camera dal 1994. Tra i promotori dell’Ulivo. Ministro della Sanità dal 1996 al 2000 e Ministro delle politiche per la Famiglia. Un curriculum “esemplare”, quello pubblicato sul portale democratico. Uno degli elementi di spicco del partito.
Eppure, Rosy Bindi è uno dei personaggi più discussi da qualche mese a questa parte, per un modo di fare politica che sa di vecchio, soprattutto dal punto di vista sociale: le idee su famiglia e diritti omosessuali hanno ben poco a che fare con la sinistra. Contestazioni a parte, Rosy Bindi viene eletta alle parlamentarie in Calabria. Lei, toscana di Sinalunga, conquista la fetta di voti necessaria per la candidatura alla Camera dei Deputati in una regione meridionale. Piuttosto curioso.
Sulla stessa linea, un’altra big del partito: Anna Finocchiaro. Siciliana, laureata in giurisprudenza, magistrato. Parlamentare dal 1987, anno della sua prima elezione alla Camera. Ministro per le Pari Opportunità nel primo governo Prodi, nel novembre 1998 è presidente della Commissione Giustizia della Camera. Presidente dei senatori del Pd nella XV e XVI legislatura. Eletta alla parlamentarie in Puglia e accesso al Senato assicurato. Le auto blu e la scorta per andare a fare spese all’Ikea non mancheranno nemmeno stavolta.
Ci saranno tanti altri nomi stra-conosciuti: Enrico Letta, il più giovane ministro della storia repubblicana con il primo governo D’Alema. Alla Camera nel 2001, eurodeputato nel 2004. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel secondo governo Prodi, rieletto a Montecitorio nel 2008. In corsa anche quest’anno in due circoscrizioni: Marche e Campania II.
Dario Franceschini, vicesegretario nazionale del Ppi nel 1997. Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel secondo governo D’Alema. Eletto deputato nel 2001, è tra i fondatori della Margherita. Segretario del Pd dal febbraio all’ottobre del 2009. È capogruppo alla Camera. Correrà in Emilia Romagna. Stessa sorte, ma per Palazzo Madama, per l’ex Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, nella Circoscrizione di Viterbo.
Sicuro senatore nella prossima legislatura anche Franco Marini, nella Circoscrizione Abruzzo. Anche per lui una lunga carriera politica: segretario generale della Cisl nel 1985. Ministro del Lavoro nel 1991. Segretario del Ppi nel 1997, europarlamentare nel 1999, responsabile organizzativo della Margherita nel 2002. Presidente del Senato nel 2006; rieletto per il Pd nel 2008 a Palazzo Madama. Attuale componente della commissione Esteri.
Infine lui, il più criticato a suo tempo da Matteo Renzi e dalla nuova leva elettorale di centrosinistra: Massimo D’Alema. L’unica “vittoria” del Rottamatore, riuscito nell’intento di non far ripresentare l’ex capo di governo per l’ennesima volta. Una magra consolazione che, tuttavia, potrebbe anche essere messa in discussione. D’Alema, infatti, qualche giorno fa è apparso un po’ attendista, perfino possibilista, quando ha fatto sapere che se arrivasse una chiamata per prendere parte al prossimo governo, lui sarebbe pronto al grande ritorno. “Non sono candidato a nulla, né in cerca di un’occupazione. Se c’è bisogno di me – ha dichiarato – conoscono il mio indirizzo, ma mi sembra che il Paese abbia problemi più urgenti”. Come non essere d’accordo, almeno una volta.
(fonte immagine: http://www.massimo.delmese.net)