Paura e delirio alle Politiche
Propaganda per elezioni 2013, tra Berlusconi che tenta il tutto per tutto senza remore e lo spettro di un ibrido politico Bersani-Monti
di Adalgisa Marrocco
Delirare propagandisticamente, predicare bene per razzolare male. Una campagna elettorale giocata sull’inverosimile che si scontra con l’inverosimile, quella delle Politiche 2013.
Eppure non si può incolpare nessuno se non esistono alternative concrete, nuovi modelli politici: l’Italia rimane ancorata a 20 anni di berlusconismo, ad un centro-sinistra che persevera nella pratica dell’autolesionismo, al sorgere del montismo che non rassicura.
Ma se, analizzando obiettivamente il quadro, la “salita in politica” del Professore non fornisce motivi per tranquillizzarsi, certamente regala argomenti di dissertazione.
Monti sa far parlare di sé, alla stregua di un Berlusconi rinsavito da deliri senili. Ed è questo che dovrebbe preoccupare il Pd, perché, se i tentativi di risalita del Cavaliere potranno avere effetti limitati, quelli ad emergere di Monti preannunciano ripercussioni più concrete.
“Ho visto il Pdl ricomporre un polo di destra con la Lega, il Pd ricomporre un polo con l’estrema sinistra e nessuno dei due poli così riuniti fornisce la garanzia di volere o di riuscire ad andare avanti con le riforme che servono per scrostare dall’Italia gli interessi corporativi e la mentalità per cui nessuno rappresenta i nostri interessi”, queste le parole di Monti durante una conferenza stampa svoltasi a Milano. Argomenti inopinabili questi, anche se tutt’altro che indiscutibile risulta l’alternativa di cui Monti si prefigge essere alfiere.
Fare due conti è semplice: il Professore è l’erede designato del centro democristiano (anche considerata, banalmente, l’alleanza con Casini), con l’aggravante di essere punto di riferimento per determinate categorie finanziare e sociali. A costo di giudizio estremista, urge dire che il corporativismo non si combatte col lobbysmo industrial-finanziario e/o con il classismo economico.
Se Monti riesce a catalizzare l’attenzione a tutto discapito di un centro-sinistra che, anche uscendo vincitore dalla tornata elettorale, sarà prevedibilmente costretto ad un “inciucio” coi montiani, Berlusconi fa quel che può per dirigere verso la propria faccia i riflettori.
Definendo Monti “un professorino che guarda l’economia dal buco della serratura”, il Cavaliere esemplifica l’impresa in cui sta riuscendo: concentrare su se stesso ed il tecnico Presidente del Consiglio tutta l’attenzione dell’elettorato, reduce dalla morte mediatica del centro-sinistra.
A ricavare un ruolo mediatico per la coalizione democratica, rimane fondamentalmente Vendola che però, già da un po’, ha iniziato un’azione critica nei confronti dei propri “compagni” d’alleanza.
Vendola dice che Monti non dovrà diventare in alcun caso la “badante del Pd” nel post-elezioni, scongiurando una certezza che già serpeggia tra le fila della coalizione. Infatti, vale la pena ribadire come un eventuale governo Bersani altro non potrà fare che appoggiarsi al Professore per rendere meno friabili le fondamenta dell’esecutivo.
Si andrà a votare nella consapevolezza di scegliere tra Berlusconi ed un ibrido politico Bersani-Monti. Così al Cavaliere non resta che tentare il tutto per tutto dalla disperazione, raccattando voti ovunque sia possibile.
“Il fatto delle leggi razziali è la peggior colpa di un leader, Mussolini, che per tanti altri versi, invece, ha fatto bene”, così Berlusconi esordisce partecipando alla commemorazione per il Giorno della Memoria presso il Binario 21 della Stazione di Milano. Questo il segno del grado d’inverosimiglianza a cui è giunta questa campagna elettorale, concedendo perfino a chi ha governato questo Paese per 20 anni la libertà di sproloquio, nell’intento esclusivo di accattivarsi le simpatie dell’anacronistico elettorato di estrema destra.
Il quadro è disperato, l’elettorato confuso. Prepariamoci al peggio, o se tutto va bene, al meno peggio.
(fonte immagine: grr.rai.it)