Art, l’amicizia maschile fra debolezze e meschinità

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All’Ambra Jovinelli fino al 10 febbraio va in scena l’opera dell’autrice francese Yasmina Reza

di Francesca Britti

fonte immagine: cinquegiorni.it

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Perchè tutto ciò che è bello non è razionale” dice Yvan (Alessandro Haber), uomo mite e amico di Marc (Gigio Alberti) e Serge (Alessio Boni). Un’amicizia lunga quindici anni che scricchiola quando Serge compra “un quadro bianco con strisce bianche” al prezzo di 200.000 euro. È proprio l’irrazionalità che fa vacillare il rapporto mettendo alla prova un’apparente amicizia maschile solida, fondata sulla condivisione di passioni e interessi in comune che, a causa del “quadro bianco”, sembrano improvvisamente svanire.

A scardinare la convinzione che l’amicizia maschile sia pura, autentica e goliardicamente semplice è stata l’autrice francese Yasmina Reza con l’opera Art tradotta da Alessandra Serra e portata in scena dal regista Giampiero Solari. Uno spettacolo ironico dietro cui si cela, come in tutte le commedie che si rispettino, una riflessione morale e culturale: gli uomini (spesso) sanno essere più velenosi delle donne, tacciate da sempre di essere invidiose fra di loro dando vita a veleni e ripicche per futilità.

L’apparente satira sull’arte contemporanea diventa la finestra per entrare in un meccanismo di rapporti sull’amicizia. Il tutto…dentro un quadro bianco. Dentro. Dopo esserci passati…ci si confonde con il paesaggio e si sparisce” dichiara il regista.

Yasmina Reza dimostra con la sua opera che nessun rapporto, neanche quello “paradisiaco” maschile, è perfetto e semplice da gestire. E riflette sul valore fondante i rapporti umani: la sincerità. Meglio mentire bonariamente per non ferire l’altro o “sputare il veleno” per far durare un rapporto? L’amicizia fra i tre amici, ognuno con una storia sentimentale complessa (e insoddisfacente) alle spalle e un lavoro stressante, si è fondata sul tacere alcuni vizi e difetti dell’altro per il cosiddetto quieto vivere. Poi lo scontro per un “quadro bianco” stravolge tutto e rivela la vera anima dei tre amici. Un’anima perfida e violenta.

Marc è un uomo senza mezze misure ma che preferisce la verità cruda alle menzogne di facciata. Un provocatore. È lui ad accendere la miccia nel rapporto dopo che disprezza apertamente il “quadro bianco con righe bianche” comprato da Serge, amante dell’arte contemporanea a differenza di Marc, più classico. A fare da paciere e da collante fra i due caratteri eccessivi e contrapposti c’è Yvan, uomo calmo e debole. Schiacciato dalla forza dei due amici è in realtà colui che prova a vedere sempre il bene del rapporto costruito fino a quel momento e a minimizzare le divergenze caratteriali.

I tre amici, dopo una violenta discussione, vanno a cena insieme quasi a far intendere che da quel momento avrà vita un nuovo inizio. La questione, in realtà, rimane aperta: prevarrà la sincerità o la menzogna? Qualunque sia la scelta le divergenze caratteriali che, per anni, i tre hanno voluto nascondere emergerebbero. Qual è, allora, la chiave del successo di un’amicizia eterna? Yasmine Reza lascia un finale aperto.

Una menzione all’interpretazione dei tre attori è doverosa. Haber, nonostante un momento di vuoto, si cala bene nella parte dell’uomo mite e insicuro. Boni supremo nel ruolo dell’eccentrico Serge. E Alberti che rappresenta più degli altri il carattere di formazione. Marc si scopre un altro dal confronto con Serge e capisce che “vivere non è lasciare segni ma attraversare uno spazio bianco e scomparire“.

Ammirevole, inoltre, l’iniziativa di vendere il famoso quadro bianco (ma con dimensioni più piccole) in un’asta improvvisata con gli spettatori. Venduto a 60 euro, i soldi verranno devoluti ad Emergency. 

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