Tangentopoli alla spagnola
E’ bufera sul Partito popolare del presidente Rajoy, che nega di aver ricevuto finanziamenti illeciti, come scrive “El Pais”. All’ombra del caso “Barcenas”, si riepilogano gli ultimi casi di corruzione in “salsa” iberica
di Maria Bonillo Vidal
Come una piaga. Cosí si estende la corruzione in Spagna, che sta rischiando di esportare ancora piú all’estero un’immagine di completo disordine e caos. La Tangentopoli italiana degli anni ‘90 sembra uno scherzo, se si paragona con tutti i casi di corruzione politica che affiorano ogni giorno nel Paese iberico. Sono talmente tanti i procedimenti aperti in merito alla corruzione politica che bisogna fare un piccolo riassunto, per non perdersi in questa marea di criminalità.
E’ un po’ difficile decidere da dove cominciare l’elenco delle vergogne. Si potrebbe iniziare dal genero del re, Iñaki Urdangarin, che deve pagare una cauzione di otto milioni di euro come compensazione civile per un presunto caso di evasione fiscale. Oppure, dal caso “Bárcenas”, nel quale si prospetta il possibile reato di finanziamento illecito al Partito Popolare, formazione politica che sta ora nel governo.
Forse è meglio iniziare da quest’ultimo. Proprio giovedí scorso, i due più grandi giornali della Spagna hanno reso pubblici dei documenti del tesoriere del PP nel 2009, Luis Bárcenas, e di Álvaro Lapuerta, il predecessore tra il 1993 e il 2008. Questi dati di contabilità dimostrano che si realizzavano pagamenti trimestrali e semestrali a tutta la cupola del partito, compreso al presidente del governo, Mariano Rajoy. Soldi di dubbia origine, presumibilmente non dichiarati al fisco, che fanno ipotizzare il reato di evasione fiscale.
I commenti di Bárcenas, scritti a mano in questi documenti pubblicati, portano alla luce del sole i pagamenti destinati a membri del PP che sono stati o sono oggi in posti di responsabilità governativa. Ma non solo. Questi soldi, secondo El País, verrebbero pagati da grandi imprenditori, alcuni di loro imputati in casi di corruzione, chissà in cambio di cosa. Ovviamente, non c’è bisogno di dire che queste elargizioni non erano stipendi. Stando ai dati pubblicati del quotidiano spagnolo, il presidente Rajoy, tra gli altri, avrebbe ricevuto 25.200 euro all’anno per 11 anni. E’ curioso vedere come i pagamenti iniziano con le pesetas e finiscono con la nuova moneta, l’euro.
Su questa vicenda si sono affrettati a dire la loro molti personaggi politici i cui nomi compaiono nella contabilità parallela di Bárcenas, ma tutti aspettavano una dichiarazione dalla Moncloa, dove risiede il Presidente del Consiglio spagnolo. Questa è arrivata appena due giorni fa, nella quale ovviamente Rajoy respinge ogni accusa di corruzione o di vantaggio economico derivato dalla politica.
“Non mi serviranno più di due parole: è falso. Mai, ripeto, mai ho ricevuto né ho condiviso fondi neri, né in questo partito né in alcuna altra parte” E più avanti, durante la sua autodifesa televisiva, è stato ancora più deciso, nel voler allontanare i sospetti: ”Non sono entrato in politica per fare soldi. Casomai, li ho persi facendola”.
L’altro grande caso di corruzione che occupa le prime pagine di tutti i giornali riguarda il Duca Urdangarin. Il marito dell’infanta Cristina, figlia di Juan Carlos I, re di Spagna, avrebbe deviato soldi pubblici dalla sua fondazione Nóos ai suoi conti bancari privati. Il giudice Castro ha emesso un atto di piú di 500 pagine, dove si chiede una cauzione di 8,1 milioni di euro per evitare un sequestro delle sue proprietà. La fase d’istruttoria del caso resta aperta e il prossimo 23 febbraio il Duca di Palma deve tornare al tribunale dell’isola, per dichiarare davanti al giudice.
Tra gli aspetti più imbarazzanti per la Casa Reale, in questo caso, è la firma con la quale Urdangarin segnava i messaggi elettronici con il suo socio, presunto co-incaricato di dirottare i soldi pubblici. In queste comunicazioni, il genero del re si firmava come “el duque de em..Palma…do”, cioè, il duca “allupato”. Attualmente, si ignora ancora se la figlia del monarca borbone possa aver avuto qualche conoscenza dei reati ipotizzati a carico di suo marito.
Sembrava che l’Italia fosse uno dei Paesi più corrotti in Europa, ma la Spagna sta facendo di tutto per sorpassarla. I due scandali citati sono solo i piú chiacchierati e importanti casi di corruzione della settimana scorsa, ai quali bisogna aggiungere gli altri precedenti, come quello che ha visto coinvolto l’ex presidente valenziano Camps, o un altro nel quale migliaia di disoccupati andalusi si sono visti “scippare” i soldi dei loro sussidi da amici del governo socialista regionale. Si potrebbe ovviamente continuare, citando i nomi di altre inchieste sullo stesso tema, come “Palma Arena”, “Pallerols”, “Campeon”, “Millet” e molte altre ancora.
Tuttavia, né nel “Bel Paese” né in Spagna è conosciuta la parola “dimissioni”. Forse non è una delle buone tradizioni mediterranee.