Apprendere per imparare a proteggersi
Il report 2012 “Because I am a Girl” redatto da Plan ci aggiorna sul livello dell’istruzione femminile nel mondo e spiega a cosa serve studiare
di Rosa Fenoglio
Nel 2007 Plan, una delle più importanti e autorevoli organizzazioni per la promozione dei diritti dell’infanzia, iniziò a occuparsi dell’accesso all’istruzione delle bambine. Dalle ricerche condotte risultò che la frequentazione di una scuola da parte delle appartenenti al sesso femminile è più difficoltosa rispetto a quella dei coetanei maschi.
Come evidenziato dal report 2012 “Because I am a Girl”, povertà e discriminazione sono le cause che impediscono alle ragazze il raggiungimento di un titolo di studio. Come si legge dal report ‘le bambine possono essere d’aiuto a casa, le loro famiglie non apprezzano il valore dell’istruzione, a scuola subiscono violenze, restano incinte o si sposano giovanissime, la scuola si trova molto lontana e i genitori temono che le figlie e la loro reputazione siano a rischio‘.
Le relazioni redatte da Plan sono indirizzate ai governi di tutto il mondo affinché si impegnino a riconoscere i problemi pratici che si frappongono tra le giovani e la scuola. In questo senso operatori e esperti dello sviluppo dell’istruzione, a contatto diretto con le realtà in questione, sono stati intervistati al fine di rilevare la loro percezione degli ostacoli al raggiungimento degli obbiettivi scolastici e le rispettive possibili soluzioni.
Come ci spiega Tiziana Fattori, Direttore Nazionale di Plan Italia, i governi dovrebbero essere interessati a garantire effettivamente nove anni di istruzione di qualità, riconoscendo e affrontando le problematiche emerse dalle ricerche: “Un anno in più di scuola genera un aumento del reddito per la donna e la sua famiglia compreso tra il 15% e il 25% e riduce la mortalità infantile di oltre il 5%. Un incremento dell’1% della frequenza scolastica genera un aumento del 0.3% del Pil. L’istruzione è la chiave del progresso di un Paese e genera crescita economica”.
Lo studio non risulta essere fondamentale solo per raggiungere la parità tra i sessi e la giustizia sociale, ma anche per spezzare il ciclo intergenerazionale della povertà, delle famiglie e, dunque, del Paese in cui esse vivono. Non solo princìpi, ma numeri parlano a favore della necessità dell’istruzione per il giovane gentil sesso di tutto il mondo.
Scorrendo ancora le pagina del report, leggiamo che ‘le ricerche dimostrano che le giovani donne che frequentano la scuola e acquisisco abilità avranno maggiori guadagni in futuro, si sposeranno più tardi e avranno meno figli, ma più sani. Nel lungo termine l’istruzione secondaria protegge le ragazze da HIV e AIDS, da molestie sessuali e dal traffico di esseri umani.
Dunque, come già Bacone diceva secoli fa, “sapere è potere”. Non si tratta in questo caso di acquisire un controllo sulla natura per piegarla ai nostri scopi, ma di diventare padrone del proprio corpo e della propria vita.
Spesso si rimane colpiti non tanto dalla frequenza delle violenze sulle donne in Paesi caratterizzati da ampie sacche di povertà – noi, società civili avanzate ci difendiamo piuttosto bene sull’argomento – ma dalla brutalità che contrassegna tali molestie.
Il report “Because I am a Girl” 2012 getta una luce e fornisce una possibile soluzione al problema della violenza sulle donne: studiare. Avere un’istruzione non significa semplicemente possedere abilità e competenze finalizzate alla costruzione di una carriera, ma la conoscenza fornisce alle ragazze fiducia, la quale permetterà loro di ‘sfidare norme inique dal punto di vista del genere sessuale – dice il report – e equilibri di potere che si reggono sulla violenza.
Tiziana Fattori ci ricorda che “donne con un maggiore livello di istruzione mostrano maggiore sicurezza in se stesse e possono interrompere il ciclo di violenza cui sono soggette all’interno della società. Un’istruzione di qualità, come noi chiediamo, svolge ancor meglio questa funzione, perché le bambine e le ragazze, così come i colleghi maschi, apprendono di avere gli stessi diritti, le stesse capacità e opportunità”.
Un titolo di studio quindi non solo permette di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, ma adempie una funzione protettiva, rendendo le donne più forti.
Per saperne di più: www.plan-italia.org.