Trivelle nel Sannio, il no di cittadini e ambientalisti
Il progetto “Case Capozzi” all’origine del malcontento della popolazione sannita
di Lorenzo Tagliaferri
Sotto il nome “Case Capozzi” si identifica l’istanza di permesso per ricerca in terraferma presentata il 2 aprile 2012 al Ministero dello Sviluppo Economico dall’azienda richiedente, Delta Energy. L’istanza, volta alla ricerca su terra ferma di giacimenti di petrolio utili all’estrazione successiva alla fase di trivellazione coinvolge i territori di Benevento, con ben 17 comuni interessati, tra i quali il capoluogo, e Avellino, con 4 comuni interessati oltre al capoluogo.
La questione delle trivellazioni in zone potenzialmente ricche di giacimenti petroliferi nasce in un momento delicato sia per la questione energetica, che vede il nostro Paese alle prese con il deficit della bolletta energetica e con la necessità di elaborare piani alternativi alla sfruttamento di fonti energetiche in via di esaurimento, sia con il periodo, sempre ‘pericoloso’, di campagna elettorale, nel quale ogni candidato è incline a pesare la singola parola pur di non scontentare potenziali elettori.
In questa ottica vanno sicuramente inquadrate le parole del candidato Pdl, Nunzia Di Girolamo, parlamentare sannita, che interpellata sulle eventuali trivellazioni nella zona del Sannio e dell’Irpinia ha sostanzialmente rimandato il tutto al dopo elezioni, sottolineando come sia importante tutelare il territorio che più volte in passato si è trovato a subire lo sviluppo di progetti senza considerare il rispetto per le persone e per il territorio stesso. La Di Girolamo chiosa con una frase emblematica: “Sono favorevole a quello che serve. Se una cosa non serve, sono contraria”.
Mentre la politica langue in attesa del prossimo passaggio elettorale sono ovviamente le associazioni ambientaliste e di cittadini che tentano il tutto per tutto per scongiurare l’ipotesi delle trivellazioni sul territorio. In primis Legambiente, che attraverso la voce del presidente della sezione campana, Michele Buonomo, fa sapere che non è certo nell’oro nero che si trova il futuro dei giovani del Sannio, ma negli investimenti nell’agricoltura, nel coinvolgimento dei giovani nella coltivazione della terra, in maniera differente dal passato grazie all’innovazione tecnologica.
Sulla stessa lunghezza d’onda sono i richiami provenienti dall’associazione di cittadini denominata No Triv Sannio che, attraverso il Prof. Cicchella, ricercatore e docente di geochimica presso l’Università del Sannio, ha provveduto a trasmettere ai sindaci e alla Comunità Montane dei comuni coinvolti un appello nel quale si chiarisce la necessità di un immediato intervento del ministro dell’Ambiente Corrado Clini affinché si provveda immediatamente a bloccare ogni processo di autorizzazione per progetti di ricerca e di successiva trivellazione.
Come per altre ben note situazioni (qualche tempo fa vi abbiamo parlato delle isole Tremiti in provincia di Foggia) sembra che anche nel Sannio si vada incontro ad una dura lotta per il territorio. Chi per difendere i pur legittimi diritti di impresa e chi per difendere gli ancor più legittimi diritti alla salute. In Italia sembra diventato impossibile far convivere le due prerogative.
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