Perché “Niente è cruciale”
Un’opera definita da “El País” come “un romanzo intelligente e brutale, fresco e pieno di luminosa bellezza”
di Clarissa Coppola
Come crescono una bambina di umili origini dall’infanzia condizionata in famiglia e un bambino ripudiato dai genitori tossicodipendenti? Un libro costruito sulla creatività linguistica per raccontare la storia di Magui e Lecu, nati e cresciuti nella Spagna degli anni Ottanta (i riferimenti cronologici, spaziali e culturali non mancano). Un romanzo di formazione particolare considerando il modo in cui è scritto: assenza di capitoli, pochi dialoghi e sequenze in successione. Sono infatti blocchi dinamici dal contenuto autonomo a portare avanti la narrazione che a primo impatto potrebbe non avere un filo logico.
Come il copione di una sceneggiatura in cui il regista dà indicazioni sulle inquadrature da effettuare per focalizzare l’attenzione su particolari dettaglianti, così, il narratore onnisciente veste i panni di un cameraman con la macchina da presa e riprende la vita di due bambini cresciuti troppo in fretta. E lo spettatore/lettore non può far altro che assistere alle vicissitudini che segnano la loro esistenza. Dunque come in un film, a spezzoni alternati, Pablo Gutiérrez descrive le tappe di Magui e Lecu dal passato simile ma su binari lontani e paralleli che però alla fine confluiranno. In che modo? È l’inventiva dell’autore a darci la risposta.
L’alterazione appare sin dall’inizio, si parte già dall’evento finale per poi tornare indietro. Temi principali, la solitudine della bambina che col tempo viene a contatto con l’ indole violenta del bambino (nel frattempo plasmata dalla nuova educazione ricevuta) e le due signore gentili che prendono in custodia Lecu iniziando a parlargli di Dio, avvicinandolo al mondo della religione e insegnandogli una condotta irreprensibile, proprio lui che da sempre aveva conosciuto il disprezzo, isolato da tutto e da tutti. Magui e Lecu fanno tenerezza e, a tratti, l’enfatizzazione a cui lo scrittore ricorre fa persino sorridere per l’esagerazione.
Lasciando spazio all’immaginazione c’è comunque la speranza di un riscatto finale. Il testo, non semplice da tradurre, è reso abbastanza efficacemente anche in italiano, la lettura è scorrevole e coinvolge man mano che si va avanti con le pagine. In “Niente è cruciale” a colpire più che l’argomento è lo stile usato. Un romanzo diverso dal solito che merita perché ti lascia qualcosa. Essendo fuori dai canoni per le scelte effettuate il lettore all’inizio potrebbe restare spiazzato. Anche la critica spagnola è positiva, tanto che la rivista “Granta” ha selezionato Pablo Gutiérrez come uno dei migliori narratori ispanici di oggi vincitore anche del premio Ojo Crítico di RNE (Radio Nacional de España).
Pablo Gutièrrez nasce a Huelva, in Andalucía, nel 1978 e oggi è professore di letteratura a Cadice