Ecco Nick Cave, alla scoperta di cosa è genuinamente importante
Qualcuno dice che è “giusto rock ‘n roll”. Per King Ink è qualcosa di nuovo, in un “old school kind of way”
di Valentina Palermi
Il giorno seguente l’uscita del nuovo lavoro di Nick Cave and the Bad Seeds, nel suo spazio su Rolling Stone Reviews, Joe Gross si stupisce di trovare di fronte a sè “un ragazzo esausto, che borbotta della freddezza dell’amore e racconta raccapriccianti storie di conquista”, chiedendo a “qualcuno” di “verificare che Nick sia ancora sveglio”.
Che possiate essere d’accordo o meno, a distanza di cinque anni dal – garage rock – album “Dig, Lazarus, Dig!!!”, e dopo due anni dalla parentesi con i Grinderman, il musicista, cantautore, autore, sceneggiatore, compositore e (occasionale) attore australiano è tornato con il romantico, tenebroso e sensuale “Push the Sky Away”, lo scorso 18 febbraio.
Lasciandosi (più o meno) alle spalle il blues con le sue sonorità grezze, il gruppo si cimenta nelle sue prime nove tracce orfane del co-fondatore Mick Harvey e di Blixa Bargeld, registrate in uno studio inserito in una dimora del XIX secolo a La Fabrique, nella zona di Saint-Rémy-de-Provence, comune della Francia del Sud.
“Re Inchiostro” ha lasciato scorrere lentamente la sua penna, dando corpo a qualcosa che “seems new but ‘new’ in an old school kind of way”. Certo, dice, “se dovessi usare quella ritrita metafora degli album come bambini, allora Push the sky away sarebbe lo spirito del bimbo ancora in incubatrice, e i loop di Warren (Ellis, primo violino e nuovo ‘braccio destro’) sono il timido, tremolante battito del suo cuoricino”.
Quando la band entra in sala di registrazione le idee di Nick Cave sono ancora informi ed embrionali, e in seguito ad una gestazione lunga dodici mesi nel ventre di “un modesto notebook”, i Bad Seeds le trasformano in “things of wonder”, facendole crescere bene, e trasformando i “primi suoni” in eleganti ed inquieti arrangiamenti, sinuosi e mai eccessivi, che conferiscono ai testi l’atmosfera intima – come quella della cover dell’album, uno scatto all’interno della sua stanza da letto, dove Cave viene immortalato mentre apre una finestra, illuminando il corpo nudo della moglie Susie Bick – del reading, con il frontman a recitare i suoi versi.
Parole di un viaggio in Internet, e della sua influenza su “eventi significativi, mode momentanee, tingendo misticamente assurdità”, testi creati “googleando curiosità, ammaliato dalle ‘esotiche’ voci di Wikipedia, ‘vere o false che siano’ ”, interrogandosi “come potremmo riconoscere e dare un peso a ciò che è genuinamente importante”.
Dalle ultime novità scientifiche, tra cui la scoperta del Bosone di Higgs (“Higgs Boson Blues”) accostata in maniera inconsueta alla citata presenza della teen icon Hanna Montana, al romanticismo di “Wide lovely eyes”, o della Ke$ha-inspired – nel titolo e nel testo – “We no who u r”. Si va in profondità, insieme alla roca voce di Nick, nei pezzi “We real cool” e “Jubilee Street”, quest’ultima tributo a una prostituta assassinata, che ricorre in “Finishing Jubilee Street”, e che grazie ad un poetico ensemble d’archi trasporta l’ascoltatore dalla tipica e misera storia di redenzione alla title-track.
Con “el disco más sereno de la bestia” – secondo il parere di El Pais -, Nick Cave non ci pensa proprio a mollare una carriera oramai più che trentennale, e “spinge lontano il cielo” più che può, allontanando ancora e ancora l’ipotesi di un abbandono della scena musicale e artistica. Magari perpetrando un atto di rivolta contro la musica di plastica di questi anni, subdolamente divertendosi a giocare con essa.
In fin dei conti King Ink o Duca Bianco che sia, che i “vecchi leoni” stiano tornando?
3 risposte
[…] accennato in occasione del ritorno sulla scena del Re Inchiostro e del suo progetto Nick Cave and The Bad Seeds il mese scorso, ma ad oggi è una certezza: i “vecchi leoni” sono tornati, sorprendendoci. […]
[…] Skunk Anansie, Blur, Mika, Regina Spektor, Franz Ferdinand, Sebastian Ingrosso, Bat For Lashes, Nick Cave and The Bad Seeds, Empire of the Sun, Woodkid, Tame Impala, Emiliana Torrini…. E chi più ne ha più ne […]
[…] di un percorso psichedelico che vira dal folk rock, e l’apertura della data del tour di Nick Cave & The Bad Seeds a Torino. Nasce Lorsoglabro, con l’inserimento del basso di Stefano Danusso, poi sostituito da […]