“The Summit” e la vergogna del G8 di Genova

Tempo di lettura 3 minuti

I tre giorni più tragici della recente storia italiana

di Giorgia Braico

fonte immagine: thesummit-ilfilm.it

fonte immagine: thesummit-ilfilm.it

Il massacro al G8 di Genova del 2001 è stato definito da Amnesty International « la più grave sospensione dei diritti umani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale ».

A fare di nuovo luce sulla vicenda, stavolta è il documentario/inchiesta di Franco Fracassi e Massimo Lauria The Summit – I tre giorni della vergogna, in uscita nelle sale italiane dal 21 febbraio 2013.

Ormai tutti conoscono e ricordano la brutalità del pestaggio inflitto dalle forze dell’ordine ai manifestanti che occupavano la scuola Diaz, le cariche immotivate verso persone che protestavano pacificamente in piazza (tra cui molte donne e bambini) invece di intervenire contro i famosi Black Bloc che organizzavano diversi assalti in città, per non parlare della caserma di Bolzaneto in cui vennero trasferiti decine di attivisti e dove subirono ulteriori violenze.

Ma soprattutto, chi non ricorda la morte di Carlo Giuliani, un ragazzo freddato da un colpo d’arma da fuoco sparato dall’interno di un Defender della polizia accerchiato dai dimostranti.

Proprio il padre di Carlo, Giuliano Giuliani, ha presenziato alla conferenza di presentazione del film, tenutasi alla Casa del Cinema di Roma, lo scorso 14 febbraio. Un’esposizione dei fatti molto sentita, la sua, piena di rabbia e di voglia di giustizia.

Secondo Giuliani, The Summit ripercorre gran parte degli accadimenti di Genova, e soprattutto offre ulteriori elementi di valutazione riguardo la tragica morte di suo figlio.

Il film, infatti, (rispetto anche ad altre ricostruzioni) mostra una panoramica di tutte le vicende ed i protagonisti di quei giorni, e contiene immagini ed interviste inedite, seguendo i punti di vista di tutti, non solo dei manifestanti, ma anche delle forze dell’ordine, dei giornalisti, degli esperti e dei parlamentari.

Questo documentario sembra voler gettare una luce più profonda e più omogenea sui fatti accaduti in quelle giornate, considerando anche la situazione precedente e quella seguente al G8, al fine di raggiungere il vero scopo del film che è quello di analizzare dare una dimensione universale dell’accaduto, ponendo Genova come tappa finale di un percorso (mondiale) di guerra tra “due eserciti contrapposti” (come li definisce Fracassi): da un lato i governi, le banche, le multinazionali e dall’altro le persone, la gente, il popolo.

Proprio seguendo questa globalità, verrebbe fuori un ulteriore punto, ossia che i disordini di quei giorni sarebbero stati una pianificazione non solo italiana ma internazionale, viste le strategie di repressione dell’intelligence.

Per quanto riguarda tecnica filmica, i due registi si cimentano nell’ardua impresa di rendere il documentario simile ad un film, sia dal punto di vista della costruzione della narrazione con immagini (di repertorio) non frammentate e che seguono e accompagnano le storie che via via vengono riportate, sia nell’intento di raccontare il tutto nel modo più leggero possibile, data la drammaticità stessa dei fatti.

The Summit è stato presentato ed applaudito nel 2012 al Festival di Berlino e a diverse altre cerimonie di premiazione italiane come il Bif&st – Bari International Film&Tv Festival.

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Una risposta

  1. 27 Febbraio 2013

    […] la recensione del film, pubblicata nel numero 171, pubblichiamo la seconda parte dell’articolo dedicato a The Summit –  I tre giorni della […]

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