Ci vuole un ‘quid’ bestiale

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Il ‘quid’ di Berlusconi e Grillo affossa il centrosinistra, mentre l’emergenza impone di accantonare la meditativitá

di Adalgisa Marrocco 

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Bisogna avere il ‘quid‘. C’è poco da fare: se vuoi imbarcare voti, devi avere quel qualcosa in più che ti permette di ammaliare l’elettorato.

Così, non è colpa degli italiani se il voto è tornato a rinfrancare anche l’animo di Berlusconi. Non si può dare la colpa al cittadino, se il Cavaliere (purtroppo) ancora ci sa fare. Certo, l’approccio è opinabile, ma sempre d’effetto: nessuno dei candidati avrebbe sognato d’inventare una panzana grande tanto quella del farlocco rimborso IMU per rastrellare voti. Invece Berlusconi l’ha fatto e l’ha fatto dandosi un tono di credibilità, grazie alla mai persa abilità comunicativa.

Eccolo il ‘quid’. Quello che il Cavaliere diceva Alfano non avesse, ai fini d’impedirne la candidatura. E quell’imposizione da ‘padre nobile’ fu fatta a ragion dovuta perché, se il candidato Premier del Pdl fosse stato il suo stesso Segretario, il centro-destra sarebbe morto ancor prima del voto. Sarebbe stato schiacciato da quel peso di scandali e di comprovata incapacità governativa che, fino all’autunno scorso, aveva ridotto il Pdl ai minimi termini sondaggistici.

E invece, come nella peggiore trama del peggior film dell’orrore, il mostro ha tratto nutrimento dalla sua stessa rovina e si è rimesso in sesto. Berlusconi ha tentato il tutto per tutto. Si è ricostruito semi-credibilità in ambito personal-sentimentale, ha promesso l’inverosimile, ha strizzato l’occhio all’estrema destra con dichiarazioni che rendono opinabile la sua integrità di raziocinio, ha fatto discorsi mirati a pubblico mirato (vedi, caso su tutti, il progetto di detassazione per le aziende presentato nei comizi tenutisi nelle zone industriali del Nord).

Eccolo il ‘quid’ che tocca riconoscere a Berlusconi anche da parte di chi, come me, non è certo elettore di centro-destra. Ecco quel qualcosa in più che ha permesso al centro-destra di risorgere dalle ceneri, quel qualcosa in più che manca al centro-sinistra.

La maledizione della rovina partitica portante come destinatario il Pdl, ha virato strada e si è consegnata al PD. Un centro-sinistra che, fino all’immediato post-primarie, conservava tutte le carte in regole per vincere, soprattutto grazie ad una comunicazione che reggeva botta (anche per merito di Renzi).

Ma è bastato un lasso di tempo brevissimo, a far in modo la coalizione di Bersani perdesse il vantaggio, che diventasse svogliata la corsa verso la tornata elettorale di fine febbraio.

Il centro-sinistra è tornato a rinchiudersi nei teatri per far comizi, dimostrando ancora una volta una spocchiosa convinzione di poter godere di autarchia consensuale. Un’autarchia che non esiste e che, seppur esistesse, non deve esser presa sul serio in campagna elettorale: bisogna tenere botta, non ci vuole nulla a veder fuoriuscire voti dal proprio bacino, di voti bisogna raccattare anche quelli che dalla tua parte non lo sono per natura.

E questo la coalizione con al centro il PD non l’ha capito, per l’ennesima volta in decenni. Il gioco del bohemian che non sa usare la matematica ha fagocitato, di nuovo, il suo protagonista.

I conti erano sbagliati, sia riguardo l’aver dato Berlusconi per spacciato, che aver giudicato Grillo un inoffensivo giullare di corte. Perché invece, si dà il caso, che anche quel giullare di corte abbia il ‘quid’. Al di là di ogni condivisibile dubbio riguardo la trasparenza delle gerarchie interne e di quello che si nasconde sotto sua la superficie, il Movimento 5 Stelle sa calamitare l’elettorato.

Ora poco importa se la capacità attrattiva del M5S sia frutto di puro populismo o meno, il fatto importante è che, ancora una volta, c’è stato chi ha saputo parlare e stare vicino all’elettorato più di quanto il centro-sinistra abbia mai saputo fare, nascondendosi dietro gli occhiali della sua miope intelletualoidità.

Così è stato quel che è stato: Grillo è emerso, Berlusconi è risorto. E così è stato anche, fin’ora, nelle ammissioni della non-vittoria collettiva. Nei discorsi post-voto, Bersani ha ribadito la mancanza d’incisività del centro-sinistra, Alfano ha fatto capire (e/o credere) quanto il Pdl possa ancora dettar legge in Parlamento, Grillo si è auto-lodato.

Come in un Paradosso di Zenone in salsa contemporaneo-politica, al centro-sinistra è stato concesso un larghissimo vantaggio iniziale ma, nonostante questo, la corsa è stata vana. Ed ora è stallo. Ed ora un governo non c’è e sarà difficile metterlo in piedi, anche solo per sopravvivere pochi mesi.

I mercati già ci osservano. La responsabilità è ancor più grande. Se il ‘quid’ non è stato trovato prima, è responsabilità ineludibile trovarlo adesso. Al bando la meditatività.

(Fonte immagine: giornalettismo.com)

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