E ora?

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Dopo il voto, lo stallo più grave della Seconda Repubblica paralizza il Paese. Chi festeggerà alla fine nel Palazzo, ma soprattutto, festeggeremo anche noi?

di Raffaele Meo

Negli occhi ancora i festeggiamenti di Barack Obama per il suo secondo mandato, lo stupore e l’emozione per il cambio di rotta della Francia con Hollande, l’apprensione per la caduta rovinosa di Zapatero e la vera e propria paura per la deriva nazional-fascista in Grecia. Tutte emozioni forti, tutti punti di svolta. Ora toccava a noi. E che risultato.

elezionicommentoIn Europa ci guardano tutti spaventati, attoniti, delusi, arrabbiati. Ci danno per spacciati, per stupidi, per ingenui, se la prendono con noi elettori, con la nostra classe politica, con il nostro sistema elettorale. Nessuno accoglie in maniera positiva l’esito delle urne, se non all’estero, figuriamoci in casa.

C’è poco, pochissimo da festeggiare. Oddio, non tutti la pensano così. Silvio Berlusconi e Beppe Grillo festeggiano un risultato elettorale che li premia oltre qualsiasi previsione azzardata dai vari dottori di sondaggi, statistiche e campagne elettorali. Ingroia, Giannino, Fini e  soprattutto Monti, il nostro ex Presidente del Consiglio tecnico, ieri sera sono andati a dormire con una bella batosta da digerire: poco o niente per loro, sia alla Camera che al Senato.

E il Pd? Dov’è il Pd? Dov’è Bersani coi suoi giaguari? È proprio lì, a gustarsi una maggioranza alla Camera grazie al tanto osteggiato Porcellum e un vantaggio al Senato che fa davvero ridere. Ma un vantaggio su chi? Su Monti? No, su Berlusconi. Proprio lui, il politico morto, il fantoccio di una politica dichiarata già superata ed estinta, adesso ride, crogiolandosi di una fiducia che ha premiato lui e il suo ritorno in campo.

Così ci ritroviamo con il Movimento 5 Stelle primo partito in Italia, a seguire la coalizione di centrosinistra, poi il centrodestra ed infine Monti, a consolarsi con le briciole. A livello di seggi la maggioranza risicatissima va al centrosinistra, seguito a ruota dal centrodestra con Grillo e non Monti a fare da vero e proprio contrappeso.

Cosa vuol dire questo scenario? Semplicemente stallo, totale ed imbarazzante. Nel momento stesso in cui il nostro Paese era chiamato a dare risposte veloci ed efficaci, ad uscire dallo stagnante periodo di governo tecnico con una maggioranza scelta dagli elettori, noi rispondiamo con la paralisi.

Colpa nostra, colpa della classe politica, colpa della legge elettorale, un po’ tutti abbiamo partecipato a braccetto ad impantanarci. Eppure questo risultato va letto e non solo criticato. Troppo facile trovare colpevoli e responsabili: il difficile ora è capire quale messaggio i cittadini abbiano mandato alla politica ed al mondo intero.

Il vero sconfitto, alla fine, è il “politico”, il mestierante dell’arte politica, l’uomo che di mestiere rappresenta la popolazione nelle istituzioni. L’ingresso del Movimento 5 Stelle in Parlamento, l’unico vero movimento che con la politica non aveva niente a che fare, è la rottura che nessuno si aspettava. La cosiddetta anti-politica che ora tiene in ostaggio la politica storica, quella che ha pervaso la macchina dello Stato per anni. Un bel grattacapo.

Grillo stesso ha promesso che l’entrata del suo partito fungerà da vero e proprio punto di svolta: via i politici corrotti, i fannulloni, gli inappropriati; via le leggi ad personam, le ingiustizie, gli inciuci di palazzo. Secondo gli intenti del comico genovese loro rappresenteranno davvero i cittadini nel loro compito di guardia alle attività legislative. Un controllo dall’interno, con la possibilità reale di intervenire in loco ed immediatamente.

Così, se Monti era ostaggio delle banche, degli industriali e dei sindacati, ora sarà l’intera classe politica a dover convincere il grande censore del proprio operato. Una sorta di rivoluzione di classe marxista nelle istituzioni. Ma tutto questo bel parlare sarà vero? Chi ci dice che emeriti sconosciuti saranno in grado di vegliare sull’operato dei politici? In un dilemma prettamente platoniano, chi guarderà i guardiani?

La soluzione per il filosofo greco era la selezione per natura dei migliori, delle persone adatte ad essere guardiani, quindi senza necessità di ulteriori controlli di qualità, dato che erano già perfetti ed illuminati di loro, noi possiamo farcelo bastare? In realtà dobbiamo solo attendere i primi 100 giorni di governo per vedere che cosa succederà, se accadrà davvero quella rivoluzione che auspicano coloro che hanno votato Grillo.

Sul fronte berlusconiano è più facile capire quello che è successo. Monti, con la sua austerità imposta da un’istituzione tanto screditata negli anni come l’Unione Europea, ha fatto infuriare tutti, tranne quelli ai piani alti. Gli industriali e i banchieri erano con lui, giusto il 10% della popolazione. La verità è che la sua agenda andrebbe pure bene per un paese normale, ma di certo non per il nostro.

Le sue riforme hanno paralizzato l’economia di un paese abituato a ragionare in termini di credito e rateizzazione. Se Mps si è sempre guadagnata la fiducia delle imprese, è a causa del fatto che fosse l’unica banca disposta a concedere il rosso sui conti delle aziende: in parole povere, se un’azienda doveva pagare un fornitore, non importava dello scoperto che creava sul conto al momento. Veniva dato comunque un lasso di tempo per colmare il deficit, permettendo alle aziende, soprattutto quelle piccole, di gestire in maniera flessibile i conti e continuar a far girare l’economia.

Con l’obbligo di pagamento delle fatture entro 30 giorni se da un lato si è ridotta la possibilità di truffa e raggiro, dall’altro si è completamente bloccato il settore delle piccole imprese. In pratica, se acquisto una merce devo necessariamente smaltirla in un mese, altrimenti, per pagare, dovrò attingere ai ricavi dovuti dalle altre vendite. Se questi ricavi non bastano, sono spacciato. Se non si ha una certa larga liquidità o garanzie per prestiti continui (con le conseguenti perdite dovute agli interessi) si è spacciati. E’ solo grazie al famoso “sommerso” che Monti voleva eliminare che il 90% delle piccole aziende non ha chiuso.

Questo solo per citare un caso che si può tranquillamente incontrare chiedendo in giro. Dunque non c’è da stupirsi se la serenità e le parole rassicuranti del Cavaliere hanno attecchito ancora una volta. Il caso più eclatante, il risarcimento dell’IMU sulla prima casa, basta a far capire come la sola speranza che l’austerity non sia l’unica strada e che le tasse siano tranquillamente evitabili, per far vibrare le giuste corde nel petto di una popolazione che si sente truffata, ancora una volta, dalla politica.

Ma il vero grande sconfitto di queste elezioni è il Partito democratico. Ripetendo a memoria gli errori fatti dal ’94, l’unica forza politica rimasta è riuscita ad apparire debole e senza appeal elettorale. Un leader non convincente, un programma basato ancora una volta contro qualcosa e non  in maniera propositiva, ha distrutto le certezze che tanto si sbandieravano solo un mese fa. Non si capisce ancora bene cosa abbia impedito al partito di Bersani di costruire un programma concreto, incentrato sui bisogni reali dei cittadini.

Capire come si potrà uscire da questo stallo è davvero complicato, come ipotizzare quale coalizione potrà mai assicurarsi il potere in Parlamento. Di certo è che una nuova stagione si sta aprendo dinanzi a noi. Dove condurrà e se resisterà, è ancora un mistero.

(fonte immagine: sicilianews24.it)

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