La tempesta perfetta
Incertezza, ingovernabilità e instabilità: il voto minaccia la situazione economica e finanziaria dell’Italia
di Roberto Casucci
Dai risultati delle elezioni politiche in Italia emerge il peggior scenario possibile rispetto alle attese degli operatori del mondo economico e finanziario. Il sostanziale pareggio al Senato rende molto complicata la strada verso la formazione di una maggioranza stabile. L’ingovernabilità crea un clima di diffusa incertezza. I mercati reagiscono nervosamente alle situazioni d’instabilità, perché non sono in grado di prevedere le decisioni di politica economica nel breve e medio periodo.
L’effetto immediato è che l’Italia sia globalmente percepita come un paese sempre più rischioso. Le riforme attese per stimolare la crescita con ogni probabilità non saranno attuate. Dovrà essere inoltre onorato con l’Europa il fiscal compact per il rientro del debito pubblico e il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013. La questione irrisolta degli esodati e l’alto tasso di disoccupazione giovanile potranno creare forti tensioni sociali. Tutto ciò avverrà in un quadro economico recessivo con il PIL atteso in flessione dell’1% nel 2013.
L’Italia, indecisa al voto e inaffidabile per la sua deriva populista, è stata subito punita dai mercati. Il giorno dopo lo spoglio, Piazza Affari cede quasi il 5%, l’asta dei Bot raddoppia i rendimenti e lo spread sale di 50 punti raggiungendo quota 343. Le pressioni sul Belpaese continueranno probabilmente nei prossimi giorni, perché i tempi politici per le consultazioni e la formazione di un possibile governo sembrano molto lunghi.
I rischi di un nuovo aumento dello spread sono molteplici. Prima di tutto ci sarebbe un mancato risparmio sul pagamento degli interessi da parte dello Stato. In secondo luogo sarebbe molto più difficile attuare politiche economiche espansive attraverso la spesa pubblica e/o sgravi fiscali. Inoltre parte dei sacrifici di un anno di governo Monti andrebbero persi.
L’effetto immediato si è visto sulle quotazioni dei titoli bancari italiani. Nei listini hanno perso intorno al 10% e sono stati oggetto delle vendite degli investitori istituzionali. Questo perché detengono nei loro portafogli gran parte dei titoli pubblici italiani. Ogni volta che lo spread aumenta, diminuisce il valore dei titoli di stato che le banche hanno in pancia. Per correlazione diretta le banche diventeranno così più selettive nel concedere credito alle imprese o a chi volesse richiedere un mutuo. Un’altra conseguenza negativa sull’economia reale.
Non va sottovalutato inoltre che l’incertezza politica non attrae gli investimenti e i capitali esteri. Sul piano internazionale avremo poi una minore forza contrattuale negli accordi commerciali. In sede europea usciamo fortemente ridimensionati, quasi guardati con timore e forte preoccupazione per la poca fiducia verso la moneta unica.
Il quadro economico e finanziario nella sua interezza è negativo con prospettive molto incerte. Le possibili soluzioni di governo molto ampie difficilmente otterranno la stima dei mercati. In ogni caso è imperativo che le parti politiche cerchino una strada verso la stabilità con forte rapidità per calmare quella che da più parti è stata definita “la tempesta perfetta”.
(fonte immagine: guardian.co.uk)
ottima analisi!
la situazione è molto pericolosa,anche se l’emissione dei btp a 10 anni oggi ha fatto registrare un aumento dello 0,66% ,mi aspettavo qualcosa in più,con una discreta copertura della domanda e fortunatamente nel breve periodo non abbiamo molti titoli di stato in scadenza.
Aggiungerei che a complicare le cose c’è la minaccia di downgrade da parete di moody’s,e come darle torto, ed il possibile rinvio dell’emissione dei monti bond da parte di mps che potrebbe causare un ulteriore affossamento dei titoli bancari italiani.