Tsunami e vergogna per il popolo italiano
Berlusconi festeggia, Bersani piange, ma Grillo prende 110 seggi alla Camera. E adesso?
di Camilla Barni
Popolo di ladri, bugiardi e creduloni. Popolo indifeso, popolo guerrigliero. Popolo, potere, porcellum. Ma dov’è finito il popolo? Lo abbiamo visto nelle piazze a urlare per Beppe Grillo, è stato immortalato alle conferenze del Cavaliere seduto e composto e in silenzio, attonito, davanti all’incapacità di reazione del Pd. Ora il dado è tratto. Berlusconi resuscita, Monti affonda, Bersani si ammutolisce e Grillo travolge l’Italia con percentuali da capogiro. L’unico tra i partiti “minori” ad entrare alla Camera e al Senato. L’Italia resta ingovernabile. Gli italiani restano a guardare.
Mentre Berlusconi alle 17 del pomeriggio di ieri urlava vittoria e Bersani si strappava gli ultimi capelli, Grillo e i grillini con il Movimento 5 stelle si guadagnavano 110 seggi alla Camera e 58 al Senato. Lo tsunami è arrivato e come promesso dal tour, che ha visto protagonista Beppe Grillo in giro per tutto il Paese, è stato devastante. Il Movimento 5 stelle si abbatte come un fulmine a ciel sereno sul panorama politico. Il “non-partito” è invece il primo partito d’Italia.
Questa volta i numeri non fotografano solo le distanze degli storici pantofolai della politica italiana, ma pongono i loro obbiettivi su questo movimento fatto da gente comune, da persone normali, da idee di giustizia e di epurazione. Alle 21.30 il leader di questo movimento appare con voce trionfante: “Sono qui nel lettino, mi hanno anche messo il plaid, non vogliono che abbia dei sussulti.. No, la camomilla no!”. Così sulla sua piazza virtuale, si affaccia alla finestra, snobbando i giornalisti assiepati fuori da casa sua per il suo atteso “discorso alla Nazione”.
Grillo prosegue poi il suo discorso telematico dichiarando che il governo di Bersani “durerà sette mesi, porteranno il paese al disastro, ma noi siamo il vero ostacolo, siamo i grandi conservatori, contro di noi non ce la possono fare, si mettano il cuore in pace, noi terremo sotto controllo il disastro. Faremo quel che abbiamo detto di fare, acqua pubblica, scuola e sanità. – continua poi – Berlusconi e Bersani, questi falliti”.
Ma se Grillo vince, Di Pietro e Ingroia lasciano la poltrona e tornano a casa senza nemmeno un seggio, muti come le tombe. Che l’avventura del magistrato andasse molto male, lo si era visto subito. I vertici si rinchiudono nelle stanze del partito e ne usciranno solo all’alba, quando l’esperienza di Rivoluzione Civile presenta cifre negative, sotto il 3%. Cifre che negano a Ingroia di accedere sia alla Camera che al Senato. Faccia stanca e occhi tristi per Di Pietro. Se nel 2009 festeggiava il suo 8% per il Parlamento europeo, ora è lì da solo. Saranno stati forse gli ultimi scandali che hanno coinvolto anche il simbolo di Tangentopoli?
Anche Giannino non c’è, e se è per questo nemmeno il suo partito, Fare per fermare il declino. Dopo lo scandalo sulle bugie dei suoi titoli accademici, Oscar Giannino e il suo partito non riesce nemmeno a raggiungere l’1%. L’ultimo doloroso schiaffo per Giannino, che ancor prima di entrare in Parlamento, si era già esercitato a prendere in giro gli italiani. Adesso il giornalista e leader del partito si trova a decidere se continuare con la politica o no. Insomma, la risposta dovrebbe essere semplice.
Tra vergogna e divertimento dei giornali esteri, l’Italia resta al centro dell’attenzione. Anche i greci si chiedono come mai gli italiani siano divisi tra Berlusconi e Grillo, tra un imprenditore egocentrico e un comico. Si conclude così il primo atto delle elezioni 2013. Forse si ritornerà al voto presto, al costo di 390 milioni di euro.
(fonte immagine: liquida.it)