RAEE, in Italia numeri molto modesti
Nel nostro Paese i rifiuti elettrici ed elettronici non funzionanti non vengono smaltiti correttamente. Quale soluzione?
di Lorenzo Tagliaferri
Il dato di fatto che esce direttamente dal workshop che si è tenuto a Bruxelles lo scorso 27 febbraio dal titolo “Come possiamo raggiungere i nuovi target di raccolta”, è che in Italia la catena del riciclaggio non funziona come dovrebbe. Organizzato dal WEEE Forum (Waste Electrical and Electronic Equipment Directive), il workshop ha visto la partecipazione dell’Ecodom, il Consorzio Italiano per il Recupero e il Riciclaggio degli Elettrodomestici, che lavora con l’obiettivo di avanzare una riflessione su quanto l’Italia sta facendo per i RAEE, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
Ecodom ha innanzitutto fornito una serie di dati raccolti da un’indagine costruita, su mandato del Consorzio, da diversi enti: lo United Nation University, il Politecnico di Milano e il Centro Accademico di Ricerca dell’ONU, che sono stati in grado per la prima volta in Italia di quantificare la generazione, da parte del cittadino di questo tipo di rifiuti e soprattutto le diverse modalità utilizzate per la dismissione degli stessi.
I numeri usciti fuori da questo studio lasciano interdetti. La capacità di ogni singolo cittadino di smaltire (ossia di consegnare tali rifiuti ai diversi Sistemi Collettivi) questo tipo di rifiuti è pari a 4,29 Kg/abitante, a fronte di una generazione pari a 16, 3 Kg/abitante. Circa il quadruplo di quanto smaltito. C’è dunque bisogno di sottolineare come ci sia una sorta di ‘dispersione’ in differenti flussi complementari che, il più delle volte, sono gestiti da personale totalmente privo delle necessarie autorizzazioni per svolgere questo tipo di processo di riciclaggio.
Lo studio è servito anche per sviluppare un possibile catalogo di quegli elettrodomestici che si perdono in questa sorta di flussi complementari. Si è così palesata una doppia tipologia di materiali: la prima appartenente al raggruppamento R2 che comprende forni, lavatrici, scalda-acqua, cappe e lavastoviglie, e la seconda, appartenente al raggruppamento R4, che comprende attrezzatura informatica, piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo.
Un ultimo aspetto di questa analisi è che a contribuire in maniera decisiva al mancato raggiungimento di determinati obiettivi di raccolta fissati dall’Unione Europea è soprattutto il comportamento poco ‘educato’ dei cittadini che si ostinano a conservare in casa attrezzature non funzionanti, fino ad un peso massimo di cumulo intorno ai 20 Kg. In ultimo, quel poco che viene smaltito (1,6 Kg/abitante formato soprattutto da cellulari, radiosveglie, rasoi, etc.) non viene fatto in maniera non corretta, finendo tra i rifiuti urbani indifferenziati.
In un’ottica di sensibilizzazione va vista la campagna che sta portando avanti la catena di ristorazione McDonald’s, che organizza nelle zone di Firenze, Arezzo e Prato il RAEE Day, iniziativa bisettimanale che si concluderà il prossimo 20 marzo, quando presso la filiale della stazione Santa Maria Novella sarà effettuata una raccolta di piccoli elettrodomestici inutilizzati con ricevimento contestuale di un buono sconto spendibile per l’acquisto di prodotti della catena di ristorazione.
L’augurio è che questa campagna trovi seguito in giro per l’Italia, evidentemente ancora poco sensibile alla questione riciclaggio.
Per saperne di più
Ecodom.it