Beach House: un rifugio da sogno
Il duo di Baltimora arriva in Italia con tre date. Tra Bologna e Milano, Roma. Appuntamento al 10 marzo
di Valentina Palermi
Sono stati celebrati da “The Indipendent of Sunday”, “Sunday Times”, “Q Magazine”, “Uncut” e “MOJO” per la loro “vision votata alla perfezione” grazie alle loro “delicate armonie, i tintinnanti arpeggi della tastiera e i riverberi acustici”, che hanno dato vita a “un altro capolavoro”, “un disco intrigante, che si ascolta senza sforzo”, facendo da “colonna sonora – ambiguamente seducente – per un film immaginario, un’avvolgente lunga storia d’amore notturna e le sue conseguenze, il passare inesorabile del tempo, e la preziosità dell’attimo fuggente”, “come se Scally e Legrand avvolgano in giri di seta tutta la ‘cruda’ passione e il disperato desiderio del loro ‘vago’ mondo romantico”.
Insomma, sembra non ci sia “dream-pop più sognante” di quello dei Beach House, deliziosa dimora e nome del duo di Baltimora composto da Victoria Legrand (voce e tastiere) e Alex Scally (chitarra, basso, tastiere e cori), che insieme al supporto di Daniel Franz (batteria e percussioni) durante i tour, si dimostrano molto attivi, con quattro album realizzati in sei anni.
Parigina di nascita – figlia e nipote d’arte – ma cresciuta a Philadelphia lei, molla gli studi all’École Internationale de Théâtre “Jacques Lecoq” spingendosi fino a Baltimora, dove incontra lui, studente di geologia e apprendista falegname. Insieme, nel 2004, uniscono teatralità, vocalizzi, amore ed evocazione per le sonorità vintage, organi e carillon suggestivi, dando vita al loro progetto musicale.
Dopo l’esordio con l’album “Beach House” (2006), il duo matura velocemente un’acustica avvolgente e onirica, elettronica e ovattata, che raggiunge il suo climax in “Devotion” (2008), considerato tra gli album migliori dell’anno da Pitchfork, la meraviglia del duo, la loro “vetta incantata”. Ma sarà “Teen Dream” (2010), a consacrarli al successo di pubblico e critica negli USA e in Europa.
Il quarto album, “Bloom”, prodotto da Chris Coady – come il precedente –, vede la luce nel 2012 presso i Sonic Ranch Studios in Tornillo, presentando molti aspetti e sonorità distintive ed inconfondibili, ma allo stesso tempo proponendo un lavoro più curato nei dettagli, dando risalto alla sua anima grafica e testuale.
Dal loro primo frutto – “Apple Orchard”, video amatoriale girato a bordo del Bullet Train tra “Philly” (aka Philadelphia) e New York, lanciato nel 2005 – fino a “Forever still” – in cui sono racchiusi “Wild”, “The Hours”, “Wishes”, and “Irene”, tratti dall’ultimo album –, sono lampanti il gusto e la passione di Victoria Legrand per la recitazione e la coinvolgente componente visiva del suono. Tanto che è lei stessa ad aver più volte manifestato l’intenzione di voler produrre un DVD contenente tutti i video della band. Il loro ultimo atmosferico corto, diretto insieme a Max Goldman, trae ispirazione dal “Pink Floyd’s Live at Pompeii”. La risposta al loro bisogno di “prendere le distanze dalla ‘content culture’ di Internet che premia la quantità rispetto alla qualità, e il bisogno di ‘impressionare’ a discapito delle sfumature”.
Una performance che vuole focalizzarsi sull’energia delle canzoni, sui paesaggi e sulla corporalità del live, altro aspetto, quest’ultimo, fondamentale nell’evoluzione dei Beach House. La coppia muove i suoi primi passi macinando chilometri attraverso gli Stati Uniti, aprendo i concerti di artisti come Cat Power, Fleet Foxes e Portishead, partecipando anche ad apparizioni televisive – “Late Show with David Letterman” e “Later… with Jools Holland”- o manifestazioni del calibro di “Treasure Island Music Festival”, “passando” per il Giappone.
Fino ad arrivare in Italia per tre date presentate da DNA Concerti – il 9 marzo all’Estragon di Bologna e l’11 ai Magazzini Generali di Milano –. Tra queste, da non perdere la tappa al Piper Club di Roma il 10 marzo, per un evento in collaborazione con Ausgang. Non so voi, ma io sono già pronta a sognare.