Cosplay tra leggerezza e impegno sociale
Si chiama Cosplay ed è un fenomeno culturale importato dal Giappone. Quali sono i segreti del suo successo?
di Federico Larosa
Si è appena conclusa la terza edizione del Roma Comics & Games che ha visto Roma invasa da centinai di cosplayer provenienti da tutta Italia. Ma che cos’è il “cosplay” e quali sono i segreti del suo successo? Abbiamo cercato di scoprirlo chiedendolo ai diretti interessati.
Il cosplay è un fenomeno culturale importato dal Giappone i cui appassionati ricreano i costumi dei propri personaggi preferiti dei fumetti, videogiochi o cartoon, interpretando in prima persona le caratteristiche fisiche ma anche caratteriali del personaggio di cui indossano i panni.
<<Cosplay è fondamentalmente gioco, come insito nella parola, è un modo di esorcizzare la dura realtà sostituendola per una giornata con quella fantasiosa e colorata dei personaggi immaginari>> ci rivela Elisa. <<Non maschera, quindi, ma impersonificazione per cambiare pelle, essere un’opposizione alla banalità o semplicemente sognare!>>.
Fuga dai problemi della realtà e sogno sembrano essere le motivazioni principali dei cosplayer: <<Per me il cosplay consiste nello sprizzare creatività da tutti i pori. È un’occasione per creare cose dal nulla legate alla passione, un’occasione per fare amicizia e per estraniarsi dai problemi della vita quotidiana>> afferma Flavia de Benedetta, 20 anni, che continua: <<Principalmente mi sono avvicinata al cosplay tramite il mio personaggio preferito cioè Yuna di Final Fantasy X. Ho partecipato alla mia prima fiera, il Comicon 2009, ed è lì che ho incontrato i cosplayer. Nel 2010 ho realizzato il mio primo cosplay in cui interpretavo Yuna in versione soubrette da Final Fantasy X-2. Preparai il costume con l’aiuto di mia nonna e mi divertii tantissimo. Preferisco realizzare i vestiti che indosso da me però ovviamente mi è capitato anche di commissionarli.
<<Proprio quest’anno ho realizzato una spada alta 1,70 m in polistirene, materiale che non avevo mai utilizzato, e domenica ho vinto al Roma Comics and Games il Premio per il Miglior Accessorio interpretando Sena Kashiwazaki dall’anime Boku wa tomodachi ga sukunai>>.
Ma al di là delle apparenze, il cosplay non è solo evasione e divertimento disimpegnato. Girando per gli stand della fiera abbiamo scoperto anche altre realtà, come quella della Onlus “SM.A.C.k – Smile and Cosplay” che coniuga la terapia del sorriso con il fenomeno cosplay. Andrea Cirillo – socio fondatore, responsabile contatti e gestore della sezione di Roma – ci racconta l’attività della Onlus: <<La nostra associazione nasce da un’idea di Angela Palaia, attuale presidente, in seguito al nostro fortuito incontro. Il nostro obiettivo è quello di risvegliare le coscienze giovanili, ancorate al mondo mediatico e virtuale del web, della televisione e delle console. Ed è proprio attraverso il linguaggio della finzione e delle favole che SM.A.C.k parla ai giovani, cercando di risvegliare i rapporti umani e di conciliare il divertimento con le ragioni sociali della solidarietà e del volontariato.
<<Una delle finalità della nostra associazione consiste proprio nel diffondere la pratica del Cosplay, utilizzandola come mezzo per la socializzazione ed il supporto di categorie svantaggiate di giovani e bambini. Le finalità vengono realizzate in ambito ospedaliero, domiciliare e sociale attraverso iniziative ludico-ricreative, giochi di ruolo, intrattenimento e socializzazione per giovani e bambini in condizioni di svantaggio per diverse cause>>. Per saperne di più, potete consultare il sito: http://www.smack-onlus.it/index.html.