Consumi: i numeri di una crisi inarrestabile
Coldiretti, Adusbef e Confcommercio non hanno dubbi: è un precipizio economico
di Lorenzo Tagliaferri
I numeri presentati da Confcommercio lasciano poco spazio a dubbi di qualche genere. I consumi in Italia stanno attraversando una crisi senza via d’uscita che ha riportato, in deciso arretramento, il livello vicino a quello del 2004. Nel mese di gennaio è in ripiegamento dello 0.9% rispetto a dicembre, segnando un meno 2.4% in termini tendenziali che rappresenta il primo dato negativo da due mesi a questa parte.
Nel particolare le dinamiche fornite dall’Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) mostra a gennaio (rispetto alle tendenze del 2012) una diminuzione del 2% per la spesa sui beni ed un -3.7% per quel che riguarda la domanda per i servizi. Il record spetta ai servizi per la mobilità, che mostrano un calo che supera il -10%, seguiti a distanza dal calo di consumi per alimentari, tabacchi e bevande, così come quello per abbigliamento e calzature, entrambi quantificati in un -3.9%. Unico dato positivo è la tendenza all’aumento di consumo per beni e servizi per le comunicazioni, nell’ordine del 5.7%.
Guardando in maniera più approfondita i numeri è soprattutto nel settore alimentare, secondo Coldiretti, che la situazione risulta essere sconcertante. Le macellazioni bovine, nel primo trimestre del 2013 sono crollate del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e si evidenzia non solo una modifica del “menu”, ma anche un profondo cambiamento nelle modalità utilizzate per la composizione. Si contano circa 26 milioni di italiani che utilizzano strade alternative per riempire il carrello della spesa.
La Coldiretti parla di un vero e proprio slalom tra supermercati, discount e negozi vari alla ricerca di prezzi di convenienza. In più si cerca di sperimentare quelli che sono veri e propri canali alternativi, muovendosi tra innovativi acquisti online, acquisti di gruppo, oppure tagliando il più possibile i canali intermedi del commercio cercando, dove possibile, di raggiungere il punto di origine della filiera del consumo alimentare, il contadino.
A dare voce alla preoccupazione generale per le cifre messe in evidenza da Confcommercio e Coldiretti ci sono le parole del presidente di Codacons, Carlo Rienzi, che, esaminando i numeri disastrosi del 2012 e facendo una previsione sul 2013, arriva a prefigurare per il Paese un panorama da deriva greca della situazione economica e sociale. Rivolgendosi direttamente a chi avrà la responsabilità di formare il prossimo governo, Rienzi chiede un deciso passo verso una maggiore tutela del potere d’acquisto delle famiglie e un incentivo alla rispesa dei consumi a partire già dal primo Consiglio dei Ministri.
Siamo ben lontani dalla strada della ripresa e secondo queste stime ci troviamo a poco più di un passo dalla Grecia, che sembra economicamente più vicina di quanto lo sia geograficamente, ma riflettere sui dati è importante e quel +5.7% nel consumo di beni e servizi per le comunicazioni male si rispecchia con il -3.9% nel consumo di alimentari, abbigliamento e bevande. Se si vuole affrontare una riflessione lucida dell’attuale situazione è proprio dal raffronto di questo dato che bisogna partire.