Discarica di Malagrotta, a giugno si chiude
Sembra volgere al termine l’attività della contestata discarica di Roma
di Vito Graffeo
CERTEZZE – A giugno Malagrotta chiude. Questa la decisione presa dal ministro dell’Ambiente Clini, che non concederà altre proroghe al sito di smaltimento rifiuti di Roma, da anni al centro di diatribe e interessi di un certo rilievo, in particolare per l’avvocato Manlio Cerroni. Ora però ciò che preoccupa è il futuro: è stato individuato un altro sito, a Laurentina, ma nulla sembra essere ancora definitivo.
STORIA – Malagrotta inizia ad incamerare rifiuti dal lontano 1982, anno da quale il sito ha iniziato a ricevere ogni giorno tonnellate di rifiuti provenienti dalla Capitale e da buona parte dell’hinterland romano, nonché da Città del Vaticano (di recente anche quelli speciali degli Aeroporti di Roma, Ciampino e Fiumicino). Gli esperti parlano della più grande discarica di Europa, con i suoi 240 ettari che “ospitano” giornalmente tra le 4.500 e le 5.000 tonnellate di rifiuti, cui se ne aggiungono 300 di fanghi e scarti. Il gruppo CO.LA.RI. (Consorzio Laziale Rifiuti), di proprietà dello stesso Cerroni, gestisce il trattamento dei rifiuti stessi nell’area.
SATURAZIONE – Dal 2004 la discarica non riesce a smaltire e gestire i continui sversamenti anche perché, secondo la direttiva europea 1991/31, divenuta Decreto legge in Italia solo nel 2005, si possono smaltire in discarica solo rifiuti trattati e non quelli indifferenziati. A Malagrotta invece accade il contrario e nemmeno le varie amministrazioni Regionali hanno saputo adottare piani utili per attenuare e diversificare l’irruzione di tonnellate, sempre più imponenti in termini di numeri e tipologia.
LA ZONA – I cittadini da anni lamentano un insopportabile situazione di convivenza con le attività della discarica. Si va dagli odori nauseabondi, al continuo andirivieni di camion fino alle sconcertanti analisi svolte dall’Arpa, che hanno evidenziato sospetti sull’inquinamento nelle falde acquifere circostanti, come ad esempio le presenze, oltre i limiti di legge, di Nichel e Ferro, sostanze ritenute tossiche. Nel 2008 giunge anche una sentenza del Tribunale di Roma sul danno ambientale relativo allo smaltimento di rifiuti pericolosi non autorizzati in un’area che prevede anche un inceneritore, una raffineria e due impianti per il trattamento meccanico biologico, e un gassificatore.
IL FUTURO – Niente più proroghe quindi per l’Ottavo Colle di Roma, ormai entrato nel mirino della Commissione Europea per l’Ambiente: il sito non è a norma e non può continuare a ricevere rifiuti non trattati. L’Italia rischia e così si va avanti a colpi di rinvii della chiusura, fino a quella che sembra l’ultima: il ministro Clini decide che a giugno Malagrotta chiude. Già nei mesi scorsi, con la collaborazione del Commissario Straordinario alla Regione per l’emergenza rifiuti, Goffredo Sottile, si stanno individuando altri siti dislocati tra la provincia di Roma e tutto il territorio del Lazio. Ciò che preoccupa è quanto succederà dopo giugno: i siti alternativi, tra cui quello di Monti dell’Ortaccio (sul quale dovrà pronunciarsi il Tar il prossimo 20 marzo) e la new entry di Porta Medaglia (zona Laurentina della Capitale) sono destinati a far discutere. Inoltre, Clini al momento ha parlato solo di chiusura e di nessuna alternativa prevista: quindi nessuna nuova discarica sostituisce Malagrotta.
PER SAPERNE DI PIÙ
3 risposte
[…] leggere che nel 2004 la discarica aveva già raggiunto la saturazione (Fonte: Ghigliottina.it del 11 marzo 2013): l’amministrazione regionale decretò un allargamento. Poi diventò […]
[…] e smaltimento dei rifiuti davvero funzionanti col minore impatto possibile per l’ambiente, e non dare più spazio a discariche e inceneritori, e a persone come Manlio Cerroni. La storia recente ci dice che a Roma il sistema porta a porta è […]
[…] leggere che nel 2004 la discarica aveva già raggiunto la saturazione (Fonte: Ghigliottina.it del 11 marzo 2013): l’amministrazione regionale decretò un allargamento. Poi diventò […]