Per Fitch l’Italia è da serie B
L’agenzia di rating americana ha deciso di declassare il nostro paese a causa dell’incertezza politica. Preoccupazione anche per l’outlook negativo
di Roberto Casucci
Venerdì sera l’agenzia Fitch ha comunicato di aver tagliato il rating dell’Italia. Il rating è, in pratica, un voto sull’affidabilità creditizia di qualunque emittente di obbligazioni. E’ espresso in lettere e indica la capacità di rimborsare i debiti. La soglia della sufficienza è “BBB-“, sotto la quale i titoli diventano spazzatura. Ecco, adesso Fitch ci ha declassato da “A” a “BBB+”, a soli due gradini dal baratro.
La motivazione ufficiale è la seguente: «i risultati inconcludenti delle elezioni rendono improbabile che l’Italia possa avere un Governo stabile nelle prossime settimane». A ciò l’agenzia aggiunge: «l’incertezza politica e il possibile conseguente freno alle riforme strutturali costituiscono un ulteriore shock per la già provata economia reale».
La preoccupazione nasce quindi dallo stallo politico che si affianca a un’economia reale già in forte difficoltà. Fitch ha anche dichiarato che l’outlook sull’Italia, in pratica la previsione per i prossimi mesi, è negativo. Rileva che la recessione in corso nel nostro paese “è una delle più profonde in Europa” e che potrebbe aggravarsi a causa “del calo dell’occupazione” superiore alle previsioni, mentre “gli indicatori di fiducia continuano a essere deboli”.
L’agenzia ha stimato anche che il rapporto debito pubblico/PIL sarà pari al 130%, sopra alle precedenti attese del 125%e che il tasso di crescita sarà del -1,8%, superiore alle stime UE pari al -1%. Tutto ciò indebolisce l’affidabilità del nostro paese e la capacità di ripagare il debito stesso.
Nonostante il quadro pericoloso, in generale, l’economia italiana è definita “relativamente prospera e diversificata”, con “moderati livelli d’indebitamento privato”. E’ Convincente anche il risultato di consolidamento di bilancio con un rapporto deficit/PIL in calo al 2,5%. Fitch evidenzia come punti di forza i ridotti rischi legati al settore bancario, il sistema previdenziale appena riformato, la flessibità e la resistenza ai mercati dimostrata dal debito pubblico.
Secondo l’agenzia gli sviluppi che potrebbero portare a una revisione dell’outlook a stabile sono «una ripresa economica sostenibile che supporti il risanamento in corso» e «ulteriori riforme strutturali che rafforzino la competitività e il potenziale di crescita».
Il giudizio di Fitch va considerato rispetto a quelli delle altre due agenzie di rating: Standard&Poors e Moody’s. Quest’ultime, avevano già da tempo, valutato e penalizzato l’Italia in “serie B”. Fitch si era dimostrata l’agenzia più generosa, ma sicuramente davanti all’incertezza politica ha preferito allinearsi alle altre due. Il significato del declassamento a “BBB+”, comunque sopra la sufficienza, è che il debito pubblico italiano è in deterioramento, ma ancora sostenibile.
A prescindere da come la pensi Fitch è’ auspicabile che la fase politica di transizione, segnata da forti novità nell’assetto della politica, possa preludere ad un nuovo percorso economico, poggiato su capacità di visione, minore egoismo sociale e maggiore coesione nazionale nell’ottica della possibile crescita complessiva del paese.
(fonte immagine: http://economia.panorama.it/)