Chi rosica, non governa
Il Pdl detronizzato da cariche e gli interessi di Berlusconi, davanti al tramonto di un governo di larghe intese
di Adalgisa Marrocco
Alle elezioni è stata rimonta inaspettata, durante queste settimane è stato protagonismo mediatico per merito di (più o meno) legittimi impedimenti, in Parlamento è stata sconfitta senza cariche ricevute. Questa, in strettissima sintesi, la cronistoria pidiellina più recente.
Così, sabato 16 marzo, Berlusconi ed i suoi sono stati protagonisti di un finale amarissimo, non conquistando un posto né alla presidenza di Montecitorio, né a quella di Palazzo Madama. La speranza era tutta riposta nella rielezione di Schifani a guida del Senato, ma i voti hanno risposto picche: il candidato pidiellino perde contro il democratico Pietro Grasso per 117-138 voti, su 313 presenti votanti.
E con questo risultato, la sconfitta del Pdl diventa duplice: non conquistare nemmeno una carica cedendo, per giunta, quella di Palazzo Madama ad un magistrato, simbolo della nemica Magistratura. Berlusconi grida all’allarme “occupazione militare” delle poltrone, spingendo ad “andare a votare il più velocemente possibile” ed “ottenere un presidente di garanzia al Quirinale”.
Insomma, per dirla terra terra, i berlusconiani rosicano, e non fanno nulla per nasconderlo. Che gli animi siano surriscaldati è dimostrato dalle reazioni e dalle dichiarazioni delle ultime ore. Angelino Alfano, Segretario pidiellino, domenica 17 viene intervistato da Lucia Annunziata a In mezz’ora e scatta il parapiglia.
La conduttrice interrompe Alfano, mentre quest’ultimo si domandava retoricamente perché il centrodestra non possa sperare di ottenere il Quirinale, rispondendogli: “Forse non potete perché siete impresentabili”. “Come si permette di definire noi impresentabili? Da quale titolarità di cattedra etica dà degli impresentabili a chi riceve voti da milioni di italiani?”, questa la secca replica del Segretario.
Non v’è poi nulla di fantascientifico nelle parole dell’Annunziata. Il Pdl non ha, almeno tra i suoi esponenti noti, nessun nome realmente candidabile al Colle. Ma che il problema sia ancora una volta il “conflitto d’interessi Berlusconi”, e non questa o quell’altra carica istituzionale mancata, è palese.
A preoccupare il Pdl nelle ultime ore deve essere stato particolarmente l’atteggiamento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle dimostratosi, almeno nell’elezione dei presidenti di Camera e Senato, più morbido di quello che la linea ufficiale potesse far mai ipotizzare.
I grillini, dopo resistenze, hanno appoggiato l’elezione di Pietro Grasso a capo di Palazzo Madama, motivando la scelta come una palese opposizione alla funesta possibilità della rielezione di Schifani. Così, con questo piccolo segnale, il Pdl vede sfumare la possibilità di un governo di larghe intese col Pd. Infatti, se il M5S dovesse continuare con questa linea, nonostante le ramanzine di Grillo, allora Bersani ed i suoi potrebbero sperare concretamente di tirare a campare senza bisogno di chiedere il soccorso dei pidiellini.
Stando così le cose, il partito di Berlusconi ha timore di non poter garantire più gli interessi del proprio capo, di non poter aggirare gli ostacoli giudiziari con cavilli vari che un posto di rilievo al governo permetterebbe di porre in essere. Se salta l’inciucio, salta tutto il resto.
Ma se le cose sembrano andare, almeno per ora, a favore del centro-sinistra, non c’è nulla per cui cantar già vittoria. Ammesso che fili liscia anche l’elezione del Presidente della Repubblica, grazie ad una piccola spintarella del M5S, poi inizierà il lavoro vero e proprio e lì nulla sarà scontato. Il centrosinistra rischia di rivivere i tempi bui dell’ultimo governo Prodi con una sfumatura di nero in più: i numeri non sono abbastanza e solo i voti dei grillini saranno decisivi.
Divisi tra la linea rigida di Grillo che non vuol cedere a compromessi e ad una routine parlamentare che il compromesso lo necessita, i parlamentari cinquestelle dovranno scegliere se il Pd sarà nemico giurato sempre e comunque, o una forza a cui stringere la mano per non far tracimare un futuribile governo.
Il Paese attende, senza poterselo permettere.
(Fonte immagine: http://qn.quotidiano.net/ )