Ciclismo: Ciolek vince la Milano-Sanremo del maltempo
Neve sulla classica che apre la stagione. Saltano due salite, poi la spunta il tedesco: beffato Sagan
di Stefano Brienza
Twitter: @BrienzaStefano
Quando si corre una Classica Monumento ci si aspetta di tutto, ma per un ciclista la presenza della neve non è sorpresa gradita. Se per lo spettatore televisivo le condizioni avverse sono un plus che aggiungerà emozioni alla competizione, per il corridore significano sacrifici, dolore, e a volte il raggiungimento di un limite che non può essere oltrepassato.
È successo alla Milano – Sanremo n. 104, una di quelle corse che non avrebbero bisogno di imprevisti per essere speciali. E che invece diventa ancora più fissabile nella mente, con quelle immagini di bicicletta sotto la neve che sanno di impresa titanica e tanto attirano. Quando, però, i ciclisti sono costretti a mettere piede a terra, è sempre sintomo che c’è qualcosa che non va.
Il perché stavolta l’ha spiegato Tom Boonen, rimasto in bus anche dopo la pausa che ha permesso al plotone di saltare a piè pari due avversari oggi insormontabili, lo storico Passo del Turchino (innevato) e l’ascesa de Le Manie (troppo bagnata): “Siamo totalmente congelati. Gli organizzatori sapevano tutto in anticipo e potevano studiare una soluzione alternativa”, ha tuonato il fenomeno belga, che si è ritirato anche per lanciare un grido di soccorso. Oltre che di polemica pura, visto che secondo lui, “almeno un centinaio di corridori si erano di fatto ritirati prima della pausa e sono stati salvati dall’organizzazione. Vincono gli interessi”.
Dopo la ripartenza da Cogoleto si chiameranno fuori persino i vichinghi Hushovd e Boasson Hagen, e tanti altri. Come Vincenzo Nibali, che di solito al freddo si esprime al meglio: “Non riuscivo più a scaldare le gambe”, dichiarerà il siciliano fresco vincitore della Tirreno – Adriatico.
Nel marasma generale, dopo un’inusuale pausa di circa due ore con rifocillamento e soccorso per i ciclisti, la spunta Gerald Ciolek. Il tedesco di Colonia, ex grande prospetto vincitore dei Mondiali Under 23, ha beffato tutti in uno sprint fra audaci. Una carriera da promessa non mantenuta ed ora un acuto che a 26 anni potrebbe darle la svolta per Ciolek, della sudafricana MTN-Qhubeka, eccezionale nella gestione del rettilineo finale sul lungomare Italo Calvino.
Ripresi i componenti della fuga mattutina, che da Cogoleto erano ripartiti 7’10” prima del gruppo come in una cronometro (si pensava che la pausa potesse favorirli, ma non è stato così), sulla Cipressa se n’erano andati in tre: Chavanel, Stannard e Vorganov. Sono loro a lanciare la fuga buona, all’interno di 20 km finali di fuoco, fatti di continui scatti da parte dei big.
Il Poggio passa nuovamente al setaccio un gruppo già ridotto all’osso, e alla fine davanti rimangono in sei. C’è un italiano, il solito Paolini, ma soprattutto ci sono due colossi della volata come Cancellara e Sagan: lo svizzero è reduce da due secondi posti consecutivi alla Sanremo, lo slovacco è il più in forma del lotto. Sagan parte lungo convinto dei propri mezzi, ma sbaglia i calcoli di una ventina di metri e viene superato da Ciolek all’ultimo, con un’azione davvero strepitosa, mentre Cancellara arriva subito dietro e continua a collezionare podi.
Non è stata una Milano – Sanremo di quelle che cadono nelle pieghe della storia: se ne parlerà, e pure tanto, di questa edizione domenicale che non ha portato fortuna agli organizzatori. Colpe e responsabilità sono apparentemente facili da assegnare, ma in pochi si aspetterebbero neve il 17 marzo ed il discorso necessita in realtà di lunghe riflessioni, partendo dalle accuse lanciate da Boonen. Intanto, il ciclismo tanto bistrattato si arricchisce di una nuova storia da raccontare, quella dell’ex predestinato che battè due fenomeni.