Capitali europee in piazza contro l’Austerity
Tagli, tasse e disoccupazione esasperano i cittadini di mezza Europadi Sara Gullace
L’Europa delle persone contro l’Europa delle Istituzioni. I cittadini hanno manifestato il loro “no” a ulteriori misure di restrizione economico-fiscale volute dall’Unione Europea. I continui tagli a sanità, istruzione, pensioni e ammortizzatori sociali operati dai Governi dei Paesi membri dell’Eurozona con la benedizione di Bruxelles hanno ridotto ai minimi termini l’economia e la pazienza delle popolazioni di mezza Europa.
Ed è stato proprio durante il vertice primaverile dei leader europei tenutosi in Rue de la Loi che i belgi sono scesi in piazza, esprimendo un malcontento sociale che non coinvolge più solamente l’Europa del sud ma penetra costante nell’anima dell’Unione. A metà marzo almeno 30 mila le persone hanno invaso le strade in risposta all’approvazione, da parte del Parlamento belga, di un piano che prevede nuove misure di austerità volte a ridurre il deficit del Paese per 3 miliardi di euro.
Davanti a nuovi tagli salariali e politiche per l’occupazione deficitarie, si sono riunite oltre 200 sigle sindacali. “Questa nostra iniziativa oggi – ha spiegato un partecipante – è per dire al governo che quando è troppo è troppo”.
La disoccupazione in Belgio ha raggiunto un tasso del 24%, il lavoro è dunque una nota dolente e la preoccupazione si aggiunge a rabbia e frustrazione: “Quello che fanno è chiaro. Stanno massacrando la sicurezza sociale” – questo lo sfogo di un giovane manifestante, che ha poi aggiunto “Ci stanno togliendo i diritti conquistati dai nostri genitori”.
In questo clima di dura opposizione, non deve sorprendere che anche il Belgio assieme all’Olanda abbia deciso di schierarsi assieme a Italia, Francia e Spagna richiedendo maggior respiro ai budget nazionali per offrire una possibilità al rilancio delle economie interne. Questo atteggiamento, in netta opposizione rispetto ai Paesi nordici, dà prova ancora una volta di quanto l’Unione Europea sia in realtà divisa.
In un momento di crisi internazionale profonda, la riduzione delle misure di welfare e l’inasprimento delle tasse quale misura finalizzata alla ripresa economica ha generato stanchezza e sdegno, soprattutto tra quei paesi in cui l’effetto austerity è stato più drastico. Si è appena accennato al Belgio – senza dubbio una new entry in questo senso – ma sono soprattutto Spagna e Portogallo i paesi in cui proteste e scioperi sono abituali da anni.
In Spagna si è manifestato in più di 60 città: decine di migliaia di persone si sono riversate in piazza denunciando l’aggravarsi della disoccupazione e l’incapacità del governo e dell’Unione Europa di far fronte alla crisi. I sindacati sostengono in particolare l’inadeguatezza delle politiche attuate a livello europeo.
Il governo Rajoy ha varato una serie di misure di austerità, come l’innalzamento delle imposte – e in particolare dell’Iva – con lo scopo di risparmiare 150 miliardi di euro entro la fine del prossimo anno. La disoccupazione, tra le più alte d’Europa, ha superato il 26%; la crescita non c’è stata e parallelamente sono dilagati gli scandali relativi alla corruzione interna al partito al governo: non c’è da stupirsi che la popolazione si senta delusa e presa in giro. “Il numero di disoccupati è talmente alto che i più giovani ritengono ormai che per loro non ci sia futuro. Stiamo minando le loro esistenza” – ha spiegato una manifestante.
Il vicino Portogallo affronta ora il terzo anno di recessione. Con una disoccupazione record giunta al 17%, le misure di austerità proposte dal Primo Ministro Passos Coelho si sono tradotte con l’introduzione di nuove tasse e di tagli ad istruzione e sanità per risparmiare 4 miliardi nel prossimo biennio.
A Marzo come a Settembre, i cittadini portoghesi hanno deciso di popolare le Piazze: a Lisbona ed in altre città hanno sfilato centinaia di migliaia di persone, scontente di misure rigide e lontane dall’interesse reali della società civile. “Se il governo prestasse attenzione a quanto sta avvenendo e capisse che i cittadini gli sono contro, se ne andrebbe” – ha commentato uno dei manifestanti.
Il disagio non è soltanto economico ma anche politico: “Oggi” – dice Armenio Carlos, segretario generale del sindacato CGTP – “è ancora più evidente che l’esecutivo non ha legittimità politica, ma nemmeno quella morale ed etica per continuare a governare”. Le giornate portoghesi non si limitano dunque a chiedere un cambio di tendenza, ma aspettano le dimissioni dell’attuale premier. Dito puntato, inoltre, contro Unione Europea e FMI – rei di aver operato un pressing esasperante che non ha tenuto conto delle difficoltà dei cittadini.
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[…] ha spinto l’ennesima “marea umana” a manifestare per le vie di Bruxelles in occasione del vertice primaverile dei leader […]